GENESIS

Titolo originale: Genesis
Nazionalità:
Anno: 1998
Genere: Corto, Horror
Durata: 30 min.
Regia: Nacho Cerdà

Nacho Cerdà, quattro anni dopo aver girato l’eccellente cortometraggio Aftermath, completa la sua trilogia sulla morte con questo Genesis, datato 1998. Vincitore del premio al miglior cortometraggio al Festival Internazionale di Catalunya-Sitges nel 1998 e nominato come miglior cortometraggio di fantascienza durante i Premi Goya (sempre nel 1998), è interpretato dal talentuoso Pep Tosar, già visto in Aftermath, attore feticcio di Nacho Cerdà. Anche questo mediometraggio è muto ma mentre Aftermath iniziava con una frase recitata come premessa, in Genesis si legge solo una dedica alla fine: A Isabel. La musica classica è ancora una volta il tema che ci accompagna nella visione dell’opera, alla quale si aggiungono delle sonorità che sembrano rimandare a scene bibliche (alla genesi, appunto). Non ci sono sequenze truculente; tutto si svolge in un laboratorio di uno scultore (Pep Tosar), il quale ha perso la ragazza (Trae Houlihan) in un stradale. Comincerà a dedicarsi anima e corpo alla realizzazione di una scultura che riproduce le fattezze della sua amata, sperando di farla tornare in vita.

La storia vede una metamorfosi ed un amore profondo di un uomo stroncato dalla morte della sua amata, di una parte di sè stesso. L’unico modo con cui può ridarle la vita è tramite la scultura, facendo di lei la sua opera migliore, dedicandole tutto sè stesso, il suo tempo, la sua mente e la sua anima. Questo sforzo amorevole è immane e lui ne è tormentato giorno e notte fino a che accade il miracolo, o la maledizione: lui le dà vita veramente, le dona la vita fisica, ma come in un patto ci vuole qualcosa in cambio ed il destino si prende la sua di vita, trasformandolo in una statua. Si sostituisce gradatamente alla materia della statua a cui stava lavorando, che ritornerà ad essere il suo amore in carne ed ossa. La della statua, la sua nascita in essere porta dolore nell’uomo che si è sacrificato per lei; ha solo il tempo di vederla viva un istante prima di trasformarsi interamente in pietra inerte. La metamorfosi si presenta durante quasi tutto il cortometraggio, ma non è irruente e scioccante come in Tetsuo: è permeata da un dolore silenzioso del protagonista, quasi un dolore reverenziale fino al completo ‘scambio’, il momento che segna una nascita e una morte. La scena che ho appena descritto è molto struggente. Il protagonista si pietrifica con un braccio teso, disperato, ma non di rabbia, è il braccio teso di colui che ha compiuto un miracolo ma non può gioirne se non per un istante.

La storia è curiosa e Cerdà la adorna di autentica poesia visiva; le inquadrature sono perfette così come la scelta dei tempi narrativi. Si nota una crescita non indifferente da Aftermath, che già era girato con molta perizia ed uno stile personale. La tecnica del regista si riconosce, il timbro c’è sempre ma è evoluto, alcune scene lasciano davvero a bocca aperta, una fra tutte quella in cui lo scultore lava la statua, dopo le prime apparizioni del sangue su di essa, e la accarezza come fosse viva, quasi con paura di farle male, come si lava un proprio figlio, la propria creatura. Per questa scena Cerdà si cimenta in un rallenty che, accompagnato da una musica maestosa rende alla perfezione il momento di venerazione sacra che si sta compiendo. Il protagonista ha smesso di vivere quando lei è morta, non ha mai elaborato il lutto. Esplicativa la scena in cui si inquadra il ripiano di della cucina e si vedono alcuni alimenti, tra cui delle verdure, ricoperti di polvere bianca, quella della statue. Anche l’attore è metaforicamente ricoperto di polvere, avvolto dalla sua ossessione di dolore che non può che farci pensare che alla fine, mentre se ne va, abbia subito non una maledizione, ma un regalo, un evento terribile in sè stesso, ma che gli ha donato, sebbene per un attimo, la pace interiore. Un dolore (fisico) in cambio di una gioia, una nascita in cambio di una morte.

Guarda anche  PHILIP K. DICK - A DAY IN THE AFTERLIFE [SubITA]

Recensione: splattercontainer.com

 

Come è il film ?
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

Related Posts

AGRAfilm è ONLINE AGRAfilm è OFFLINE