INDEPENDENCIA [SubITA]

Titolo originale: Independencia
Paese di produzione: Filippine
Anno: 2009
Durata: 77 min.
Genere: Drammatico
Regia: Raya Martin

Filippine, primi del Novecento. Rombi di guerra accompagnano l’arrivo degli Americani. Una madre e un figlio si rifugiano in montagna, sperando di trovare un po’ di pace. Ma un giorno il ragazzo trova una donna ferita nascosta nella foresta e decide di portarla a casa con sé. Gli anni passano. Il ragazzo divenuto uomo, la donna e il loro bambino vivono isolati dal resto del mondo e dal caos che cresce intorno a loro. Ma all’improvviso un temporale minaccia le loro esistenze. E le truppe americane sono sempre più vicine.

“‘Independencia’ è un film magnifico. E questo non stupisce, Raya Martin coi suoi ventiquattro anni, l’aspetto da ragazzino, una filmografia piena di titoli è un nome chiave nel cinema filippino contemporaneo presente sulla Croisette, nella selezione ufficiale, con ben tre titoli di cui due firmati dallo stesso Martin. Ma una delle scommesse di questo cinema è il basso budget che alla veloce esecuzione unisce la capacità di mettere insieme finanziamenti ovunque, visto che il nazionale poco ama un cinema che è ferocemente critico e ribelle. Del resto il padre di riferimento (filippino) è Lino Brocka, spesso oscurato, tanto che quando morì in un incidente d’auto non furono in pochi a pensare che il regime lo avesse liquidato. (…) È anche il segno che caratterizza questa onda contemporanea, non proprio omogenea, anzi il cinema di Raya Martin è radicalmente diverso da quello di Brillante Mendoza, in gara con ‘Kinatay’. Martin lavora su un’immagine trasversale, che utilizza la mitologia filippina come Hollywood o l’avanguardia, in una relazione costante con la storia nazionale di sopraffazione e di brutale colonialismo – Spagna, America, Giappone. ‘Indepèndencia’ è il secondo capitolo, il primo, A ‘Short Film about the Indio Nacional’, si focalizzava sulla lotta al dominio spagnolo, mostrandoci l’indio nacional che inventa una sua identità contro quella imposta dall’occidente e dal cattolicesimo. Per Martin raccontare una storia significa inventare un’immagine politica e cinematografica, che non si limita a narrare ma nella sua sostanza diventa immaginario, utilizzando l’arte dei colonizzatori per rovesciarne il segno. L’Indio Nacional usava il cinema spagnolo all’epoca del muto, Independencia in un bianco e nero di plasticità quasi fantasmatica, coi fondali del paesaggio che ricordano le stampe fotografiche del secolo scorso, guarda all’estetica degli studios hollywoodiani.” (Cristina Piccino, ‘Il Manifesto’, 19 maggio 2009)

“Robinson Crusoe veglia su ‘Lost’ e anche su questa piccola sorpresa filippina. Siamo nel 1944, gli americani sono appena sbarcati, una madre e un figlio scappano nella foresta. Lui porta a casa una ragazza sperduta. La madre muore. Nasce un figlio. I1 bambino cresce. Quando sognano appare la nuvoletta. Inquadrature, cespugli, sfondi pitturati, sarong e recitazione da film Usa anni Quaranta.” (Maria Rosa Mancuso, ‘Il Foglio’, 20 maggio 2009)

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