THE BETTER ANGELS [SubITA]

Titolo originale: The Better Angels
Nazionalità
Anno: 2014
Genere: Biografico, Drammatico
Genere: Durata: 94 min.
Regia: A.J. Edwards

Indiana, 1817. Gli Stati Uniti, esistenti da soli 40 anni e a pocho tempo di distanza da una seconda guerra di indipendenza, sono ancora una nazione in divenire. Uomini e donne affrontano la vita, cercando di sopravvivere alla natura e alle malattie nelle loro capanne di legno. In tale contesto, vive e si forma il giovane Abraham Lincoln, futuro presidente la cui esistenza è plasmata dai disagi familiari, dalla tragedia che lo segnerà per sempre e dalle due donne che lo guideranno verso la fama eterna.

“All that I am, or hope to be, I owe to my angel mother” – Abraham Lincoln

Il qui riportato pensiero del sedicesimo presidente degli Stati Uniti d’America, è quantomai trasparente nell’abbagliante esordio di A.J. Edwards (già collaboratore di Terrence Malick, e lo si nota all’istante), rappresentando quasi indiscutibilmente il principale nucleo sostanziale in un’opera, a conti fatti, dal contenuto carente, ma che al contrario fonda tutta la sua estatica potenza sulla forma. Difatti, nell’infanzia di Lincoln, qui narrata da una fuori campo che raccoglie le testimonianze del cugino Dennis Hanks, mediante una struttura composta di episodi frammentari, dal taglio impressionistico (l’infezione del latte, le perlustrazioni tra gli incavi rocciosi) e dall’atmosfera a tratti rarefatta, con una spiccata tendenza a privilegiare quell’ascetismo tipico, appunto, del più recente modello malickiano (lo si potrebbe definire un The Tree of Life in tinta argento), è l’indissolubile legame materno, ad assumere l’aspetto di maggiore rilevanza. Quello con la madre originaria e, in tal modo, con la donna che ne rivestirà i ruoli dopo la sua morte (a tal proposito, memorabile la sequenza del sogno premonitore dell’imminente dipartita dove Lincoln, nella vastità di un prato, cerca un ultimo contatto con la madre che però sembra non vederlo, e non sentirlo, nonostante i corpi siano vicinissimi).

Aspetto ancor più rimarchevole del difficile rapporto con un padre austero, inflessibilmente votato al duro lavoro nei campi, poichè all’opposto, entrambe le donne si elevano invece a potenziale sostegno per quell’istruzione culturale della quale il giovane Abe desidera ardentemente arricchirsi, al riparo dalle pene della frusta, nel silenzio di una natura che lo coinvolge fin da subito emozionalmente, e alla formazione che in cuor suo, aspira a raggiungere. Appare quindi chiaro, come il costante impegno di queste due figure materne, abbia assolutamente favorito alla crescita professionale del Lincoln, poi, impegnato politicamente (anche se la scena del passaggio degli schiavi in catene è troppo abbozzata, e nulla suggerisce sul futuro coinvolgimento a favore della liberazione). Angeli, per l’appunto, sui quali la cinepresa volteggia con la stessa armoniosa leggiadra attraverso le radure e i boschi di Perry County, i cui margini si estendono smisuratamente, annientando il limite visivo (il grandangolo è una costante) attraverso improbabili inquadrature. E dove il sole cerca continuamente il proprio spazio di elemento universale, riflettendo i propri raggi in controluce e ovunque; sui volti, sui corpi abbracciati, sull’acqua che restituisce la lucentezza argentea di un bianco e nero fotografato in modo magistrale… E si potrebbe discorrere all’infinito, sulla magnificenza del piano estetico, poichè in definitiva, tutto finisce per risolversi lì, in un’incantevole poetica del visivo atta a contemplare la vita, e l’immensità del mondo, con sguardo costantemente rivolto al cielo.

Recensione: visionesospesa.blogspot.it

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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