Titolo originale: Last Words
Paese di produzione: Italia, Francia
Anno: 2020
Durata: 126 min.
Genere: Drammatico, Fantascienza
Regia: Jonathan Nossiter
2085. Non c’è più elettricità sulla Terra. Il pianeta è un vasto deserto. Le coltivazioni non crescono più e nessun bambino è venuto al mondo negli ultimi dieci anni. Per gli ultimi sopravvissuti che ancora hanno la forza di ascoltare, arriva una misteriosa “Chiamata”: bisogna incontrarsi ad Atene. Jo, un ragazzo di 17 anni dalle origini africane, diventerà l’ultimo regista, l’ultimo testimone dell’ultimo uomo sulla terra. Attraverso le strade deserte d’Europa che conducono ad Atene, Jo porta con se un tesoro enigmatico: una serie di bobine che portano tutte l’iscrizione “Cineteca di Bologna”.
Presentato come evento di chiusura dell’eroica edizione 2020 del Cinema Ritrovato di Bologna, l’arrivo di Last Words di Jonathan Nossiter sul grande schermo è quasi un miracolo. Selezionato da Thierry Fremaux per Cannes73, il film del regista americano (ma italiano per passione) arriva nel capoluogo emiliano con il bollino D.O.C. (Denominazione di Origine Cannense) e si svela come un oggetto non identificato in un programma che, nella pura tradizione della rassegna bolognese, è concentrato nella riscoperta e nel recupero di grandi classici. Last Words, pur nella sua apparente estraneità produttiva con il Ritrovato, è, a tutti gli effetti, il film perfetto per chiudere questo viaggio nella Storia del Cinema, l’ultimo capitolo ideale di un discorso, in questo folle 2020, che mai come ora si fa necessario e politico. Non è un caso che in Last Words la Cineteca di Bologna (o quello che ne resta in questo mondo post-apocalittico) abbia un ruolo fondamentale, salvifico, sacrale.
Per Nossiter, anche ai limiti del baratro, il Cinema rappresenta ancora una volta una sorta di salvezza, l’unica e ultima forma di resistenza per dirsi ancora umani. La disperazione del giovane protagonista, spinto più dall’inerzia e dall’istinto che dalla consapevolezza e la voglia di sopravvivere, trova una qualità diversa e cambia diametralmente tra le bobine dimentica della Cineteca, tra i poster del Cinema Ritrovato (in un momento meta-cinematografico straniante), nelle parole e nei ricordi sfatti del buon Nick Nolte, ex regista rassegnato, che gli consegna i mezzi per aggrapparsi a qualcosa, per dirsi ancora vivi. Il Cinema, la Cinepresa, la Pellicola, lo Schermo diventano così un kit di sopravvivenza mentale, fisica, filosofica. Sono le immagini scoperte o create, le visioni collettive, i sogni recuperati da un passato dimenticato ma subito empaticamente riconoscibile a guidare il giovane protagonista, il suo compagno di viaggio e la comunità di diseredati che presto incontreranno verso un dolce annichilimento. Un destino inesorabile, non per forza deve essere disperato, osceno, violento. Probabilmente i limiti produttivi e le scelte di Nossiter consegnano il suo film a una deriva (volutamente) amatoriale che non sempre coinvolge o risulta pienamente efficace. Eppure Last Words, con tutte le sue ingenuità, le sue provocazioni o le sue trovate artistiche, risulta un’opera di straordinaria attualità, quasi necessaria. Un canto disordinato e confuso d’Amore nei confronti del Cinema che, mai come ora, non può che commuovere.
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