DAYS OF HEAVEN [SubITA]

Titolo originale: Days of Heaven
Nazionalità: USA
Anno: 1978
Genere: Drammatico, Sentimentale
Durata: 94 min.
Regia: Terrence Malick

Siamo negli Stati Uniti, agli inizi del secolo. Bill, un bravo giovanotto, emigra da Chicago nel Midwest. Con lui viaggiano la sua fidanzata Abby con la sorellina. Trovato un impiego presso il ricco Chuck, Bill convince Abby a sposarlo per assicurare una vita agiata a tutti e tre, ma ben presto un’ingiustificata gelosia rovina il rapporto tra i due sposi e la vita coniugale diventa un inferno.

Agli inizi del Novecento si consuma la tragedia del giovane Bill e della sua fidanzata Abby, migranti nel Texas in cerca di lavoro e di un nuovo futuro; dopo essere stati assunti come braccianti in una fattoria, Abby diviene l’oggetto del desiderio del latifondista Chuck, malato terminale che li crede fratello e sorella. Bill spinge la ragazza ad accettare la proposta di matrimonio dell’uomo, ma il destino ha in serbo altri piani.

Chi oggi appartiene alla generazione dei trentenni ha un rapporto personale e insostituibile con film come I giorni del cielo; questo perchè probabilmente ha cominciato a interessarsi al cinema in una sorta di età di mezzo, un periodo in cui si era troppo giovani per aver potuto vedere determinati titoli in sala, mentre i tempi dei dvd e di internet erano ancora lontani. Per tutti loro, quindi, i primi due film di Terrence Malick hanno appunto rappresentato una sorta di oggetto proibito del desiderio, una conquista difficile da ottenere data anche la scarsità dei passaggi televisivi e la scarsa reperibilità in home video, prima che l’uscita di La sottile linea rossa, nel 1998, contribuisse a migliorarne la visibilità.

Negli anni Novanta La rabbia giovane e I giorni del cielo erano infatti due pellicole già appartenenti al Mito, complice indubbiamente la scomparsa dalle scene del loro autore: due film tra i più importanti di quel decennio irripetibile che aveva sconvolto il mondo con i registi della New Hollywood; due pietre miliari delle quali leggerne o sentirne parlare in termini assolutistici e invidiabili , da parte di chi aveva avuto la fortuna o l’opportunità di vederli in sala. I giorni del cielo segue di cinque anni il formidabile esordio di Malick, proseguendone stili e tematiche prima di un ragionato silenzio durato venti anni; come in La rabbia giovane, anche qui il regista americano dà a protagonisti ribelli e giovanissimi, cristallizzati in un momento della loro esistenza (e della americana) nella quale la tragedia fa comunque puntualmente capolino, spezzandone sogni e aspettative.

i giorni del cieloCome sempre, il punto di vista attraverso il quale viene raccontata la vicenda (in questo caso la fuori campo di Linda, sorella della protagonista) regala al film un’aura fiabesca e mitica, nella quale i protagonisti assumono le dimensioni di eroi a contatto con il mondo misterioso e magico della Natura. Ed è una magia sofferta e terribile, fatta di elementi immortali (il fuoco, l’acqua, la terra, ma anche il cielo, il grano, la luce) che sottolineano ancora di più, se possibile, la fragilità e le debolezze degli esseri umani, creature minuscole in un universo troppo grande per loro. La ricerca di una nuova vita si scontra con la certezza della morte, e il silenzio della natura diventa l’unico testimone di una vicenda che fa della il perno intorno al quale sembra ruotare l’intera esistenza umana.

Un film di proporzioni smisurate, per una d’amore raccontata attraverso i toni di un’elegia visionaria che sfiora il sublime: Malick trasforma il Sogno in immagini, ed è capace di costruire personaggi memorabili in virtù del discrimine tra le loro aspettative e la crudeltà del Reale, immergendoli in paesaggi naturalistici che sembrano appartenere direttamente alla dimensione del Mito. Nessuno è in grado di filmare la natura con la stessa profondità e sensibilità, nonostante nel corso degli anni questo abbia portato molti a sospettare un eccesso di formalismo e di manierismo: ma anche senza considerare il percorso successivo intrapreso dall’autore, quello che va da The New World fino a To the Wonder, è impossibile non pensare a I giorni del cielo come a un’opera sconfinata e immensa, forse lievemente inferiore rispetto a La rabbia giovane, ma comunque la testimonianza di un cinema più grande della vita che poteva trovare i propri natali solamente negli anni Settanta, prima di quel lungo silenzio che ne avrebbe accresciuto la fama a dismisura.

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sentieriselvaggi.it

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