VOYAGE OF TIME: LIFE’S JOURNEY [SubITA]

Titolo originale: Voyage of Time
Nazionalità: Francia, Germania, USA
Anno: 2016
Genere: Documentario, Drammatico
Durata: 90 min.
Regia: Terrence Malick

È un racconto di tutto quanto si muove, vive, sopravvive, si genere e rigenera sulla Terra ogni giorno. È anche una lettera d’amore sul significato dell’esistenza. Il nuovo lavoro di Terrence Malick è soprattutto una speranza filmata tra cinema, finzione, documentario e poesia visiva.

Da un lato c’è la natura, gli animali e gli essere viventi più impercettibili. Che camminino o striscino sulla terra, che volino nell’aria o nuotino nell’acqua ogni giorno questi popolano e contribuiscono allo sviluppo della Terra. Da un altro lato c’è l’uomo che si è collocato nel mondo in quasi tutti i in modalità diverse. Il tutto è posto sotto l’occhio vigile della Terra stessa, che ogni giorno fa sentire la sua presenza attraverso movimenti e sconvolgimenti in atto nelle sue intime pieghe, in quei luoghi sconosciuti a qualunque essere in cui si genera e si rigenera continuamente. Sono tutti elementi viventi e naturali consolidati, radicati che perdurano da secoli, come la stessa Terra in un delicato armonico.

L’interrogativo, quindi, posto dal regista texano Terrence Malick nel girare Voyage of Time: Life’s Journey e rivolto a chi guarda è: che significato ha vivere? C’è un modo giusto per condurre la propria esistenza qualsiasi forma si abbia? Quale missione esistenziale ha ogni essere vivente nella sua vita? La risposta agli interrogativi prende avvio con l’inquadratura in un primissimo piano di un occhio femminile quasi a simboleggiare l’osservazione della madre Terra su ciò che sta per accadere, dalla sua forza generatrice. Sullo schermo, quindi, comincia la storia dell’universo con riprese in altissime definizione che dalle stelle arrivano all’uomo. Le immagini sono potenti e sontuose, affascinati e quasi vive nella loro altissima risoluzione visiva. Sono inquadrate le forme di vita acquatiche, vegetali, terrestri. Al loro fianco viene proposta la forza della Terra con i suoi sconvolgimenti e mutazioni visibili non solo nella crosta, ma anche sulla superficie in cui la lava di un vulcano, ad esempio, appare in continua eruzione in una sorta di generazione da sé stessa. Una tale potenza visiva, inoltre, è sostenuta da una qualità del suono limpida, naturale, vera che accompagna chi osserva direttamente su ciò che le inquadrature propongono.

Ciò che appare, quindi, è la vera esistenza, l’appartenenza nella Terra stessa della biodiversità che si declina in forme e modi differenti. A sottolineare ciò il regista texano monta questa visiva intervallandole con riprese su come vive l’uomo, sul modo in cui si è stanziato sul Mondo.

In una qualità visivamente inferiore, quasi fosse un Super 8, si osserva il lavoro di coltivazione, i lavori di riqualificazione territoriale e l’indigenza, la povertà, la solitudine, l’incomprensione che vive nelle strade delle città. Tutto ciò si conclude con l’uomo primitivo che nella sua e naturalezza sembra essere la presenza sulla Terra concettualmente più evoluta e la più rispettosa in relazione a tutto quello che gli è offerto. In queste particolari inquadrature, infatti, la voce fuori campo di Cate Blanchett, la quale nel corso del documentario legge una lettera e un’esortazione alla Madre Terra, dichiara che l’amore, il rispetto, l’intaccabile equilibrio armonico-naturale sono la vera soluzione per la conservazione della vita e dell’esistenza nel Mondo.

Voyage of Time, pertanto, non è un documentario, forse un film vero, reale, non certo di finzione.

È soprattutto un’esperienza percettiva, sensoriale, concettuale, didattica, di comprensione, ma anche filosofica, di pensiero plasmata da un regista che nei suoi film trasforma il cinema in poesia visiva.

Recensione: linkinmovies.it

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By Anam

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