DE PATRICK [SubITA]

Titolo originale: De Patrick
Paese di produzione: Belgio
Anno: 2019
Durata: 97 min.
Genere: Commedia, Drammatico
Regia: Tim Mielants

Patrick è il tuttofare del campeggio naturista del padre. Il tempo libero che gli rimane lo dedica al suo hobby di progettazione e realizzazione di mobili. Quando perde il suo martello, Patrick inizia una lunga ricerca per recuperalo. Ciò lo porterà negli angoli più remoti del campeggio e si trasformerà in ossessione quando morirà il genitore. Da solo, vedrà la sua sicurezza venir meno. Nel frattempo, coloro che risiedono nel campeggio inizieranno a mettere in discussione le sue capacità di capo.

I film che mi piombano addosso quasi per finiscono spesso per essere i miei preferiti… e mi è capitato di nuovo con questo Patrick, nel quale mi sono imbattuto saltando di connessione in connessione.
Patrick ha una madre cieca, un padre dalla salute precaria che gestisce un campeggio nudista ed un talento innato per la falegnameria: quando la morte del padre lo proietta nel mondo dei “grandi” si trova del tutto spaesato, e non solo perché non è propriamente il tipo cui affideresti un incarico di responsabilità.
Pur avendo una serie di problemi contingenti da affrontare riguardo la gestione del campeggio, popolato da creature davvero “sui generis”, il suo assillo è uno solo: ritrovare il mancante dalla sua serie preferita. Questo, per sommi capi, quanto succede in questo film ma non fatevi ingannare dall’apparente scorza di banalità superficiale perché i fiamminghi ci hanno abituato da sempre a film tutt’altro che banali.
Dietro l’apparente velo di tristezza serpeggia continuamente l’umorismo glaciale e grottesco così come dietro questa nudità sbandierata lungo tutto il film non si cela nessuna forma di erotismo o voyeurismo pruriginoso… e soprattutto dietro le facciate amichevoli di questa comune nudista si celano sotterfugi, complotti, tradimenti e lotte intestine.

Ci sono scelte che pagano e la vena weird che il film inevitabilmente assume visto il contesto nudista ne è la conferma, tuttavia il più nudo di tutti è Patrick, a partire dalla magnifica interpretazione – volutamente scarna – data da Kevin Jannsens, che pronuncia poche parole ed ha quasi sempre lo sguardo chino, anche quando timidamente chiede in giro del suo martello. Eppure, per contrappasso, il suo nome verrà pronunciato innumerevoli volte: “Patrick, Patrick, Patrick”… diventato un punto di riferimento contro la sua volontà, il protagonista si fa carico dei problemi di tutti, appesantendosi ed al contempo rafforzandosi passo dopo passo. Il suo atteggiamento apparentemente passivo è il classico esempio delle personalità forti che vengono scambiate per remissive ed inette solo perché non hanno bisogno di dimostrare nulla ma guai a mettersi di mezzo nel loro cammino… lo scoprirà un viscido ometto in un combattimento assurdo dentro la roulotte che inevitabilmente vi farà tornare alla mente una versione grottesca di quello ben più famoso di Kill Bill.
Elaborazione del lutto, autoaffermazione, una spruzzata di thriller e humour sono gli ingredienti per questo film che segna l’esordio di Tim Mielants nel lungometraggio, pur avendo già diretto svariate puntate di Legion, Terror e Peaky Blinders, che vede fare una capatina uno sbarbato Jan Bijovet, che sarà proprio colui che squarcerà il velo delle apparenze in un meraviglioso sovvertimento di riferimenti: il ritrovato sarà perduto per sempre, la nudità fisica – vista per tutto il film come uno scudo dei sentimenti – lascia il posto ad un Patrick vestito ma piangente e finalmente riconciliato con se stesso.

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By Anam

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