PORTRAITS OF ANDREA PALMER [SubITA]

Titolo originale: Portraits of Andrea Palmer
Paese di produzione: USA
Anno: 2018
Durata: 74 minuti
Genere: Drammatico, Horror, Erotico
Regia: C. Huston, Joe Rubin

Conoscente sul treno: “Cosa scrivi?”
“Sto traducendo un film”
“Ah, e che film traduci? Un pornazzo? Ahhahah…”
“Ahahah… Sì.”
Vabè.  La recensione di nonapritequestoblog;

Ci sono film difficili da interpretare e da classificare nel giusto filone, sempre che sia strettamente necessario farlo. Portraits of Andrea Palmer, mette in dubbio i confini di genere in maniera decisa. In questo caso siamo di fronte ad una sorta di “anomalia” distributiva: l’opera essendo parte della collana Spasmo video, si discosta parecchio dal tono gore tipico di questo catalogo. Volendo essere precisi, Portraits of Andrea Palmer non appare nemmeno come un film horror in senso stretto, pur essendo pervaso da un immanente senso di orrore.

La storia è quella di una cam girl, tra le tante a lavorare nelle più piattaforme web del settore. Dopo essere stata notata e contattata da un misterioso utente, le viene offerto un lavoro nel più redditizio ambiente del cinema hard. Questo porterà la già spiantata Andrea Palmer a viaggiare verso Los Angeles e quindi a discendere nelle viscere del degrado morale e fisico alla ricerca di una introvabile felicità.

Parliamoci chiaro, in questa pellicola non c’è quasi un goccia di sangue, ma c’è pornografia esplicita e degrado a volontà. Non c’è nessun compiacimento e voyerismo snuff, ne tantomeno bellezza redentrice in questo viaggio di disintegrazione. Set arrangiati in fatiscenti garage, strade sporche, luci della notte indifferenti. Povertà, decadenza, autolesionismo, tossicodipendenza, figli tolti alle madri e parecchio darwinismo sociale. Tematiche tipiche di un certo cinema (viene in mente Gaspar Noè), ma che passa qui attraverso una fotografia pallida (utile al senso di smarrimento) e una regia poco intensa e concentrata soprattutto in abbondanti e degradanti scene di che pervadono l’intera durata della pellicola.

A colmare l’orlo, arriva anche l’inevitabile del sangue che in fondo tanto catarsi non è, soprattutto in questo contesto cosi putrido. Unico spiraglio di luce è la figura estemporanea di un certo John, che sembra dare un po’ di respiro al film ma che curiosamente è interpretato da William Margold, figura nota nel mondo della pornografia. Sospeso in una luce priva di tempo e di spazio (mai visto una Los Angeles cosi poco Californiana) il film è stato girato interamente in 16mm e possiede tutte le ambizioni del caso, spesso riuscendo nell’intento di mettere a disagio attraverso la nudità fisica e morale privata di ogni possibile parvenza di bellezza. In questo Katrina Zova si presta perfettamente.

Nonostante tutti i possibili difetti di una produzione indipendente, Portraits of Andrea Palmer è confezionato secondo la fredda indifferenza del regista e rimane addosso come quella sensazione ambigua, di quando si vede un animale morto per la strada: si vorrebbe tanto non guardarlo, eppure lo si fa lo stesso. Da questo punto di vista l’operazione è altamente riuscita, perché il dvd rimane li a guardarti tra gli scaffali con la voglia di infilarsi nuovamente nel lettore e con la che la mente si pone ad esso. Bisogna tuttavia segnalare che non è affatto un prodotto per tutti e anzi non pochi si chiederanno cosa hanno appena visto una volta terminata la visione. Una esperienza per i più coraggiosi e cinematograficamente aperti.

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