MARS EXPRESS (SubENG)

Titolo originale: Mars Express
Paese di produzione: Francia
Anno: 2023
Durata: 85 min.
Genere: Animazione, Azione, Giallo
Regia: Jérémie Périn

Relegato nella sezione pressoché invisibile Cinéma de la plage di Cannes 2023, Mars Express di Jérémie Périn è uno dei titoli più interessanti dell’intera selezione presentata sulla Croisette, un postcyberpunk noir, spietato, supportato da un notevole comparto tecnico-artistico. Azione, sangue e robotica, una sorta di via alternativa a The Second Renaissance Part I & II. Notevole.

The Day After Tomorrow

Anno 2200. Aline Ruby, un’ostinata investigatrice privata, e Carlos Rivera, una replica androide del suo partner defunto, si lanciano in una corsa contro il tempo attraverso Marte. Devono trovare e salvare Jun Chow, una studentessa di cibernetica in fuga, prima che i feroci sicari che la seguono da vicino la uccidano… [sinossi]

Archiviato il lodevole  Dreams di Pablo Berger, marchiato superficialmente come Séance enfants, passiamo a un altro lungometraggio d’animazione, Mars Express di Jérémie Périn, questa volta infilato a forza nel programma Cinéma de la plage, come già accaduto a Cannes 2021 con La vetta degli dei di Patrick Imbert, mentre la Pixar chiuderà ovviamente l’edizione 2023 con Elemental. Un paradosso se si pensa al peso e alla tradizione dell’animazione francese, agli investimenti, all’elevato livello della produzione cinematografica, della serialità, dei cortometraggi. Ma, si sa, solo la produzione yankee in computer grafica sembra essere degna di nota, come testimonia la presenza col contagocce della stampa nazionale e internazionale alle altre proiezioni…

Se il film di Berger mette in scena un da compagnia in un contesto non fantascientifico, col film di Périn siamo invece in piena -fi, ottima e abbondante. Produzione francese che non ha di confrontarsi esteticamente e narrativamente con alcuni cult robotici (ad esempio, l’evidente citazione di Terminator 2, ma anche Matrix e Animatrix), Mars Express è un film derivativo ma tosto, estremamente ambizioso, supportato dalla sceneggiatura limpida, lineare e mai banale di Périn e Laurent Sarfatie e soprattutto dallo sforzo tecnico-artistico dei vari studi d’animazione coinvolti. In primis, oltre alla produzione Everybody On Deck, lo studio Je Suis Bien Content (JSBC), che già aveva realizzato PersépolisLe Jour des Corneilles e Avril et le monde truqué: insomma, la qualità di Mars Express non è inattesa, anche se il risultato può essere tranquillamente definito sorprendente, oltre le rosee aspettative. Infatti, il film di Périn mette in mostra un imponente lavoro grafico, dal mecha al chara design, ma in generale tutta la costruzione di questo postcyberpunk dai riflessi tanto credibili quanto inquietanti.

La costruzione e descrizione stratificata di Noctis, la capitale marziana, è uno dei punti di forza della pellicola, che nelle architetture e anche nei mecha guarda all’essenziale post-modernità di Akira, di Blade Runner 2049, del fondamentale dittico matrixiano The Second Renaissance. Circondati dal post-umano, dal virtuale, da immagini che ingannano continuamente il nostro occhio, siamo inchiodati a uno script che intreccia noir e -fi, utopie robotiche e l’inevitabile peso opprimente delle autorità, del potere deviato, delle corporazioni onnipotenti. Come nella migliore tradizione della fantascienza, soprattutto quella socio-politica degli anni Settanta e il (post)cyberpunk, siamo spettatori di un possibile se non probabile futuro prossimo. Ecco, questa non è una buona notizia.

Al di là della fluidità delle animazioni, nota di merito anche al chara design umano, oltre al già citato mecha in tutte le sue declinazioni. Ancora una volta, l’animazione non fallisce con i personaggi umani quando non cerca di inseguire inutilmente uno sterile fotorealismo. Anche in questo caso, nessuna sorpresa, viste le scelte estetiche della serie televisiva Lastman, realizzata proprio da Everybody On Deck e Je Suis Bien Content, e firmata dal prode Périn.

Troppi anni dopo Renaissance di Christian Volckman, per l’animazione francese si riapre una sorta di tunnel del tempo. Un decennio abbondante, quasi due, prima dello spartiacque Ocelot, usciva nelle sale Les Maîtres du temps (1982) di René Laloux, con disegni di Mœbius, una sorta di trasposizione dell’energia creativa della palpitante rivista Métal hurlant. Non andò benissimo, ma questa volta il futuro potrebbe essere diverso. Almeno questo.

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By Anam

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