LA ANTENA (SubITA)

Titolo originale: La antena
Nazionalità: Argentina
Anno: 2007
Genere: Fantascienza, Grottesco, Visionario
Durata: 90 min.
Regia: Esteban Sapir

Nella Città Senza Voce il silenzio regna sovrano. I cittadini sono stati ridotti a esseri muti il cui solo compito è quello di guardare le immagini delle televisioni controllate da Mr. Tv, un potente magnate che gestisce anche la distribuzione di prodotti di consumo. Non soddisfatto del proprio e dominio sulla popolazione, Mr. Tv  fa rapire La Voce, una famosa cantante a cui è rimasta la facoltà di pronunciare parole e il cui figlio è un ragazzino che non può vedere, ma che con la madre condivide il raro dono della voce. A lui è affidata la speranza dei cittadini di sventare i piani di Mr. Tv e tornare alla normalità.

Il punto di partenza è dunque – come dice anche uno dei personaggi – l’idea del popolo a cui sono state tolte le voci ma non le parole e Sapir ha avuto una grandiosa intuizione per la messa in scena: dato che nella città, da quando è stata assoggettata da Mr. Tv, regna un silenzio assoluto nel quale le persone si parlano leggendosi le labbra, il ha deciso di girare la pellicola come fosse un film e in bianco e nero. In questo modo richiami e omaggi al cinema degli anni ’20 sono davvero enormi, ma non per questo il film si riduce ad un puro esercizio di stile. Infatti, fra scenografie che richiamano l’espressionismo tedesco (alcune tra l’altro realizzate in maniera originale con fogli di giornali pieni di articoli e fotografie – vedi le montagne fra le quali è situata l’antenna), musiche che riportano perfettamente in vita i nomi di Lang, Murnau, Dreyer e chi più ne ha più ne metta, e inserimenti surrealisti degni del miglior Dalì, Sapir si diletta anche con iniezioni di modernità, come ad esempio le didascalie dei dialoghi (che ricordano molto i balloon dei fumetti) che fuoriescono da megafoni sottoforma di onde sonore o che seguono i personaggi mentre essi pronunciano le proprie battute. Ovviamente sto tralasciando molte altre idee più o meno simboliche, ma lascio a voi il piacere di godervele tutte durante la visione.La trama, pur riprendendo pesantemente le atmosfere orwelliane di 1984, riesce ad essere nel complesso veramente originale.

Un film muto, didascalie che si muovono nell’etere, a tema in ogni scena dove anche i mitra sparano a ritmo, omaggio estetico rimodernizzato con giocosa fantasia al cinema che fu. È anche il bianco e nero che meglio ritrae l’effetto delle dittature sulle popolazioni, fuori dal tempo anche se i riferimenti al nazismo sono netti, compresi i e le armi.

Recensione: filmtv.it

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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