DISLOCATION (SubITA)

Titolo originale: Cuo wei
Paese di produzione: Cina
Anno: 1986
Durata: 89 min.
Genere: Drammatico, Fantascienza, Thriller
Regia: Jianxin Huang

L’ingegnere Zhao Shuxin è oberato di lavoro da quanto è stato promosso a direttore del suo dipartimento, e non ha tempo per fare nient’altro. In un momento di ispirazione, decide di costruire un robot a sua immagine e somiglianza e lo utilizza per farlo partecipare a noiose riunioni al posto suo. Con il passare del tempo, il robot diventa sempre più indipendente e inizia a comportarsi in modi inaspettati. Beve, fuma, si dà ordini da solo e mostra interesse per la la ragazza di Zhao, che è sempre più preoccupato e paventa la distruzione della propria creatura. Il robot si rifiuta di fare marcia indietro, e pretende di essere trattato da pari.

Il restauro del secondo film scritto e diretto da Huang Jianxin ci offre l’opportunità di riscoprire una pietra miliare del cinema cinese contemporaneo. Dislocation è stata la prima commedia di fantascienza girata in Cina. Fu prodotta dal Xi’an Film Studio nel 1986, quando il rinascimento artistico scatenato dai giovani cineasti della “Quinta Generazione” aveva spalancato le porte dei film festival di tutto il al cinema proveniente dalla Cina. Come i suoi colleghi della Beijing Film Academy, Huang Jianxin è stato un cineasta d’avanguardia: dopo aver creato furore nei circoli cinematografici inaugurando il genere della satira politica post-Rivoluzione Culturale con il suo primo film, The Black Cannon Incident – che raccontava la storia tragicomica di un traduttore appassionato del gioco di scacchi scambiato per un terrorista perché riferendosi ad un pezzo degli scacchi in una lettera aveva usato il termine “black cannon” – nel suo secondo film affino ulteriormente il tiro aggiungendo alla satira sulla burocrazia imperante nella società cinese anche un elemento futuristico.

La storia di Dislocation ruota attorno a Zhao Shuxin, lo stesso antieroe protagonista di Black Cannon Incident – e interpretato dallo stesso attore, Lin Zifeng – che nel frattempo è stato promosso al ruolo di dirigente di una grande corporazione.
Come dirigente, Zhao è costretto a partecipare a continue ed interminabili riunioni con colleghi, gruppi di lavoro, comitati – attività incredibilmente noiosa e che gli impedisce di dedicarsi al suo lavoro di ricerca scientifica. La sua giornata lavorativa è scandita dagli ordini che riceve tramite la sua segretaria, una donna efficiente ma completamente impersonale che lo disciplina come un bambino.

La noia quotidiana provata da Zhao assume gradualmente dimensioni esistenziali, gli impedisce persino di dedicare energia e tempo ad una giovane donna che è teoricamente la sua fidanzata. Esasperato da questa situazione di stallo cerebrale decide di clonarsi, costruendo un robot che lo imita perfettamente anche nel pensiero e può partecipare alle riunioni in sua vece – fin quando il robot non comincia a provare la stessa noia del suo creatore ed a ribellarsi…

Rivedere il film a distanza di quasi 40 anni è sorprendente perché si riscopre quanto la Cina rappresentata da Huang Jianxin – uno dei primi cineasti dell’epoca a focalizzare la sua attenzione sulla contemporaneità urbana – fosse più moderna e in sintonia con il resto del di quanto potremmo immaginare, considerando che all’epoca della produzione del film il periodo delle riforme economiche e dell’internazionalizzazione della Cina era appena cominciato.

Le scenografie, il registro cromatico, la e la colonna sonora sono molto stilizzati, dimostrando scelte stilistiche d’avanguardia, di una modernità che collude con il pop e costruisce una realtà “irreale” divertente e alienante in egual misura. Seppur in stile assurdista, il film affronta una tematica seria, e sembra dirci che l’individuo soggiogato quotidianamente da una struttura di potere implacabile cambia personalità – persino se è un robot. La scelta della satira da parte di Huang Jianxin aiutava a riflettere sulle lezioni della storia contemporanea cinese in modo sofisticato, da adulti. In anni più recenti il regista ha focalizzato la sua attenzione su film mainstream di genere storico/monumentale, ma il suo contributo al cinema d’autore in Cina rimane prezioso ed incontestabile.

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Maria Barbieri – fareastfilm.com

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