LA TOUR (SubITA)

Titolo originale: La tour aka TOWER
Paese di produzione: Francia
Anno: 2022
Durata: 89 min.
Genere: Drammatico, Fantastico, Horror
Regia: Guillaume Nicloux

Gli abitanti di un palazzone si svegliano una mattina e scoprono che un velo avvolge tutte le finestre e le porte dell’edificio, un velo nero che divora qualsiasi cosa e chiunque tenti di attraversarlo. Incastrate, le famiglie si organizzano ma il tempo passa e nulla cambia. Ciò riaccende gli istinti più primitivi lasciando che a guidare ogni mossa sia una sola parola d’ordine: sopravvivenza.

Lo so, il titolo mette i brividi… come se non bastasse il ricordo ancora fresco delle clausure forzate, dopo ci è toccato sorbirci una serie di film sull’argomento. In realtà, superata l’avversità iniziale, ci troviamo di fronte ad un film pregevole… fatte le dovute premesse.

Nicloux (poco conosciuto da noi ma ha diretto nomi come Huppert, Deneuve, Depardieu, Bellucci) si lancia per la prima volta nel genere horror e usa due delle più grandi paure dell’uomo: una atavica – il buio – l’altra più legata al suo aspetto sociale, ed è appunto la segregazione forzata di una comunità eterogenea.

Il risultato di questa combo niente male è un film cupissimo, che lascia atterriti per la desolazione e che oscilla tra il cult “The mist” di Darabont e High-rise di Wheatley… il motivo è presto spiegato: il primo perché improvvisamente una coltre nera avvolge tutto ciò che c’è “all’esterno”, il secondo perché il dover condividere spazi ristretti tra gruppi eterogenei per età, religione ed quando le scarseggiano, porta inevitabilmente allo scontro. La doverosa premessa però, come accennavo all’inizio, è di fondamentale importanza: se cercate spiegazioni al fenomeno e se non riuscite a passare oltre sulle incongruenze (una su tutte: come fa ad esserci ancora l’elettricità), probabilmente odierete questo film.

Sospensione dell’incredulità, a noi… un bel mattino, dunque, gli abitanti di un enorme condominio di periferia si ritrovano immersi nell’oscurità (o nel vuoto, forse più appropriato) del mondo esterno: se cercate di mettere una mano fuori, vi ritrovate con un bel moncherino. Passato lo sgomento iniziale, l’uomo fa quello che meglio gli riesce: si riorganizza… e quale migliore principio se non quello più legato al sangue: come dice uno dei personaggi “gli arabi con gli arabi, i neri con i neri, i bianchi con i bianchi”. Non si sa quando tutto questo terminerà ma è ovvio che le cose andranno rapidamente in malora: i beni di prima necessità scarseggeranno presto e le rivalità faranno il resto.

Quello cui assisteremo è il compendio della bassezza umana quando dobbiamo fare i conti col nostro istinto di sopravvivenza: razzie, uso della forza secondo la legge del più forte, sopraffare il prossimo (con la forza o psicologicamente), rappresaglie in caso di torti subiti e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo si traduce in scene agghiaccianti in cui bimbetti attaccano persone anziane per sottrar loro l’adorato cagnolino (vi lascio immaginare a quale scopo); rappresaglie che finiscono con defenestramenti nel vuoto, donne ingravidate per sfornare bambini (anche qui non occorre lavorare troppo di fantasia sul motivo…) e c’è perfino spazio per un carismatico santone che usa la religione, senza disdegnare i rituali voodoo, per farsi nuovi adepti: pur non usando la violenza (in prima persona) è il personaggio più inquietante.

La discesa verso l’abisso oscuro è inesorabile e non risparmierà nessuno dei gruppi coinvolti, l’unica piccola oasi pare essere quella di Assitan, che si rifiuta di seguire la strada indicata dagli altri… la scena finale è potente: il racconto fatto nella luce fioca, con i disegni sulle pareti, ci rimanda a qualcosa di ancestrale.

In definitiva, un film dal quale non si esce indenni: se cercate una luce che vi guidi nella comprensione – per rimanere nella metafora del buio – verosimilmente non arriverete al finale, ma se riuscirete a farvi coinvolgere… beh, è probabile che impiegherete qualche minuto prima di riuscire a scrollarvi di dosso l’oscurità.

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catsickblues

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By Anam

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