Titolo originale: Beast
Nazionalità: UK
Anno: 2017
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 107 min.
Regia: Michael Pearce
Moll vive sull’isola di Jersey. Ventisette anni, abita ancora con i genitori: a bloccarla la piccola comunità, piuttosto opprimente, che la circonda e il legame morboso con il vecchio padre e la madre rigidissima. A cambiare tutto l’incontro con Pascal, di cui si sa poco o nulla ma che la conquista con i suoi modi da spirito libero. Ma Pascal è accusato di essere il responsabile di alcuni efferati omicidi. La ragazza, nonostante l’ostilità e le pressioni degli abitanti del luogo, rimane al fianco dell’uomo. Una scelta di cui pagherà le conseguenze.
Nella selvaggia e claustrofobica isola di Jersey, nel canale della Manica, la ventisettenne Moll vive ancora con la famiglia, occupandosi del padre malato e sottostando alla rigida disciplina comportamentale e psicologica che le impone la madre. C’è infatti un passato problematico nella storia di Moll, un passato di violenza subita e inflitta, che richiede che la si controlli. E poi c’è in giro un criminale efferato, un serial killer, e la polizia locale smania per incastrare proprio il giovane Pascal, nuova conoscenza e primo grande amore di Moll, che da lui si sente amata e capita come mai da nessun altro.
Quello dell’inglese Michael Pearce è un buonissimo esordio, che non vuol dire perfetto, ma vibrante e sentito, narrativamente ricercato (fino al limite dell’involuto) e girato con senso del cinema e grande atmosfera.
La natura complessa, ferita e passionale, della protagonista è imbrigliata in un mondo di silenzi e in un luogo in cui il diverso è immediatamente fonte di sospetto, e prepara fin dall’inizio l’eruzione del drammatico. Eppure il film si prende il tempo di far vivere il personaggio, di farle conoscere l’amore e la libertà, di farle intravvedere un orizzonte di serenità, prezioso, per quanto destinato a non poter essere soddisfatto. Nel frattempo, i demoni del senso di colpa, della paura (di sé prima che degli altri) arrivano di notte, attraverso sequenze forti, che mescolano incubi e ricordi e costruiscono passo dopo passo l’anima nera del film, che si alterna a quella invece luminosa del riflesso del sole sui capelli ramati di Moll e della speranza che il male si possa estirpare, come un pelo matto, tutte le volte che si ripresenta all’appello.
La parte centrale del film è la migliore, il mistero è ancora fitto e noi desideriamo conoscere la verità ultima ma apprendiamo nel mentre altre piccole verità, che umanizzano il quadro e ne raccontano la complessità. Ma non è vero quello che insinua sua madre: Moll sa riconoscere il Bene dal Male e dovrà fare la sua scelta. Il finale aderisce al genere, spinge il thriller quasi nell’orrore, ma è la componente morale che dà spessore al film di Pierce e ne fa un oggetto che va oltre l’esercizio di stile. Una nota di merito va all’irlandese Jessie Buckley, protagonista perfetta (lei sì), nella sua relazione dialettica con il paesaggio che la circonda.
Recensione: mymovies.it
I’m A Fucking Dreamer man !