III: THE RITUAL (SubITA)

Titolo originale: III
Nazionalità: Russia
Anno: 2015
Genere: Drammatico, Esoterico, Horror, Psicologico, Thriller
Durata: 80 min.
Regia: Pavel Khvaleev

Il film è ambientato in un piccolo paesino europeo, senza nome e senza tempo, circondato da una folta e misteriosa foresta. Qui abitano le inseparabili Ayia (Polina Davydova) e Mirra (Lyubov Ignatushko) insieme alla madre, la quale sta morendo per una terribile che si diffonde tra la popolazione e che finisce per infettare anche Mirra. Il racconto si fa da qui inquietante: degli uomini, quasi moderni monatti, prima sigillano la casa, poi vogliono portare via la ragazza ammalata per evitare che il contagio si diffonda, ma la sorella riesce a condurla in tempo a casa del prete del luogo, Padre Herman (Evgeniy Gagarin), punto di riferimento per tutti i locali e amico della madre, a cui lei ha affidato le figlie. L’uomo propone allora ad Ayia un rituale, antico, mistico e spaventoso, per salvare l’amata consanguinea, che la porterà a viaggiare nella mente di quest’ultima per estirpare la sua peggiore paura e in questo modo curarla.

Fiaba anzitutto, la pellicola è immersa in un’atmosfera fosca, magica e lontana, capace di evocare terrificanti creature senza nome; la malattia stessa, che decima il villaggio, è concretizzata in una tetra entità che risucchia la vita. Lontano allora dall’immaginario visivo del terrore occidentale contemporaneo, soprattutto hollywoodiano, si tratta di qualcosa di completamente diverso, che ci proietta in luoghi infinitamente distanti, in un incubo atemporale. A rendere visivamente tali impalpabili realtà è il regista, Khvaleev, che partecipa direttamente anche al montaggio e agli effetti speciali, realizzati davvero molto bene.

In secondo luogo, è un viaggio psichico, onirico, qualcosa che richiama in qualche modo Inception, ma riletto in chiave rituale, frutto di un primitivo e spaventoso paganesimo a cui ricorre un sacerdote, personaggio ambiguo, tra filantropia e tenebra. E’ un incubo lynchiano, un Inland Empire tinto di colori fiabeschi, e come tale lento e straniante, ma esteticamente disarmante. E’ infine una narrazione decisamente oscura, sia nel tema che nel linguaggio, che rimane sempre in bilico tra bene e male, tra lieto fine e tragedia, ruotando intorno proprio alla duplice figura di Padre Herman, su cui si chiude la pellicola e che lascia lo spettatore sospeso e con un senso di turbamento.

III – The Ritual è dunque un film diverso, non lo si potrebbe descrivere altrimenti, difficilmente giudicabile con il parametro che si applicherebbe agli horror che siamo abituati a vedere, ma proprio per questo meritevole di una possibilità.

Recensione: ilcineocchio.it

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By Anam

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