DUMPLINGS (SubITA)

Titolo originale: Gaau ji
Nazionalità: Hong Kong
Anno: 2004
Genere: Grottesco, Thriller
Durata: 91 min.
Regia:

La bella Mei è un medico abortista, e, per la sua età, ha un aspetto miracolosamente giovane. Il suo segreto sono dei ravioli a base di un ingrediente raro e misterioso.

Per la pasta: 300g di farina, 1 uovo, acqua quanto basta, 1 presina di sale.
Per il ripieno: 1 cucchiaio di salsa di soia, 1 cucchiaio di sakè, 1 porro tritato, 4-5 funghi messi a bagno e tritati, 4-5 castagne d’acqua tritate, 1/2 cucchiaino di zenzero grattugiato, 1 cucchiaio di brodo, 1 cucchiaio di coriandolo tritato, una ventina di piselli bolliti, sale, poche gocce di olio di sesamo, 330g di POLPA DI FETO TRITA.

Flashback
Prima esisteva Three, horror in t(h)re(e) che riuniva t(h)re(e) paesi (Hong Kong, Corea del Sud e Thailandia) e t(h)re(e) registi (rispettivamente Peter Chan, Kim Jee-won e Nonzee Nimibutr). Film discontinuo. Deludente il Thailandese, magistrale ma esile il coreano e profondissimo l’hongkonghese. Tant’è che di Going Home (l’episodio di Peter Chan) viene fatta uscire nelle sale una versione lunga, riveduta e corretta. Fu un discreto successo.
2004: Il festival del cinema di Venezia è attaccato da un anomalo horror asiatico in tre episodi. Si, è il sequel del primo Three e si chiama Three…Extremes. E come per il predecessore, dell’episodio hongkonghese, Dumplings, viene fatta uscire una versione più lunga nelle sale, esattamente due settimane prima del film in tre parti.
Mentre gli altri due sono più deragliati dalla narrazione comune (Box di Miike è molto onirico, Cut di Park Chan-wook è più virtuoso nello stile) Dumplings è più classico e narrativo. Ma è il microfilm che più ha disturbato il pubblico della laguna, in particolar modo quello femminile. Abbiamo sentito personalmente usare termini quali “film offensivo della sensibilità femminile”, “disturbante”, “insostenibile”, alcune persone hanno lasciato la sala. Ed è quasi incredibile doversi trovare ad ammettere che la versione lunga è ancora più estrema. Basterebbe la prima inedita sequenza in cui una donna, ingoia crudi degli embrioni come fossero pistacchi a infrangere la soglia di sopportazione. Già questa prima scena forse sarebbe stata quella che avrebbe fatto traboccare il vaso della rappresentabilità e della sostenibilità visiva del film. Ma andiamo per ordine.
Qing è un ex star di serie Tv comiche (interpretata dalla vera attrice comica Miriam Yeung) che vede infrangersi le proprie certezze di fronte all’invecchiamento del proprio corpo, al passare degli anni e alle conseguenze derivanti da questi due elementi, ossia il supposto (e poi provato) tradimento del marito (Tony Leung Ka-fai) con una ragazzina molto più giovane e bella di lei. Decide così, dopo aver superato le proprie barriere psicologiche e morali di affidarsi alle mani di Mei, stupenda trentenne immigrata dalla Cina che vive in un palazzo apparentemente fuori dal mondo e dal tempo. Mei, ex medico e ex moglie di un cuoco è “nota” per la capacità di cucinare dei ravioli miracolosi, capaci realmente di far ringiovanire le persone che si cibano di essi. Il segreto è tutto nel ripieno, composto, tra gli altri ingredienti, da feti umani abortiti.
Superati i primi indugi Qing diventerà un cliente fisso.
Duro, durissimo trattamento. I feti vengono abortiti, ingoiati crudi con nonchalance, triturati a colpi di mannaia e mescolati a lattuga e cavolo. Il sangue scorre, i ravioli masticati emettono rumori scricchiolosi (con relativa spiegazione del caso). L’impasto viene composto, il feto dell’età giusta viene cercato nel corso di ripetuti viaggi in Cina, negli ospedali o tramite aborti clandestini. Ogni mese di sviluppo del feto ha un potere speciale ringiovanente. Il feto di uno incestuoso e al quinto mese è il cibo più nutriente e potente esistente al mondo.
È un gran bel film questo, diretto molto bene, colmo di dialoghi grotteschi ma al contempo terribilmente coinvolgenti. Dumpling è pregno di folklore e leggende, miti e favole di provincia, rimedi miracolosi di cui solo le vecchie nonne conoscono il segreto e si innalza a degno avversario dell’episodio hongkonghese del film precedente.
Il paragone con il film The Untold Story è d’obbligo, sembra quasi di assistere ad una versione moderna e patinata, con la differenza che la diffusione di The Untold Story è stata sempre ridotta, mentre un film del genere al giorno d’oggi viene proiettato anche ai festival “grandi”. Anche “l’elemento attore” è lo stesso di The Untold Story. Il coraggio, soprattutto delle due attrici di mettersi in ha dell’incredibile, unico al mondo, se solo pensiamo che al giorno d’oggi un attore in occidente rischia la carriera se interpreta un personaggio omosessuale. Bai Ling (Sky Captain and the World of Tomorrow, Star Wars: Episode 3) è da oscar nell’interpretare la vecchia Mei, cervello da anziana in un corpo da pin-up. Ma forse la sorpresa più grande viene da una Miriam Yeung come non l’abbiamo mai vista e come non ce la saremmo mai aspettata. Attrice di successo con commedie irresistibili quali Love Undercover (2002), e Dummy Mummy, Without a Baby (2001) da una drastica svolta alla propria carriera infilandosi a livello sottocutaneo nel personaggio in maniera davvero mimetica, perfetta con quei vestiti e acconciature fuori tempo e con quella pelle ovattata come una pesca.
Se poi contiamo un Tony Leung Ka-fai maturo e molto bravo, un Fruit Chan alla regia e un Christopher Doyle (tenuto sotto controllo stavolta) alla fotografia (sua quella di molti Wong Kar wai), questo è un film che ci si può davvero gustare deglutendo lentamente.
Cosa c’è in più nel film rispetto all’episodio corto? Una quarantina di minuti, utilizzati in linea di massimo per approfondire i personaggi, soprattutto le due donne. Si parla del passato di Mei, viene svelata la sua vera età (“anche io li mangio e il mio corpo è la migliore pubblicità dei miei ravioli”) e del passato e futuro di Qing. Traspare maggiormente la tresca di tradimenti di suo marito, vengono spiegati più a fondo elementi che prima venivano solo accennati e c’è un lunga seconda parte inedita che non aggiunge molto a livello narrativo ma precipita in quello tematico il film in lidi ancora più cupi. Anche il finale è nettamente diverso nelle due versioni.
Se l’antipasto Three…Extremes era gustoso, questa prima portata Dumplings è davvero un buon pasto completo. Con un valore aggiunto.
Se tempo fa la morale era che il ricco mangia il povero (Society docet), oggi va ancora peggio. Il ricco mangia il povero che ancora non è nato, una sorta di antropofagia preventiva. Attuale. A buon intenditor…

Guarda anche  IRMA VEP [SubENG]

Recensione: asianfeast.org

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By Anam

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