Titolo originale: W.R. – Misterije organizma
Nazionalità: Jugoslavia
Anno: 1971
Genere: Commedia, Drammatico, Visionario
Durata: 84 min.
Regia: Dusan Makavejev
Dopo aver realizzato il curioso Verginità indifesa (1968) – in cui mescola sequenze del primo film sonoro jugoslavo con cinegiornali d’epoca e interviste moderne agli attori per realizzare qualcosa di nuovo – nel 1971 gira WR: Mysteries of the Organism, un quasi-documentario su Wilhelm Reich – lo scienziato che tentò di misurare col metodo empirico l’energia sessuale e finì per essere perseguitato da Hitler, Stalin e dal senatore McCarthy – e su alcuni personaggi che mettono in pratica le sue teorie. Utilizzando il materiale filmico come metafora del rapporto tra la Jugoslavia e l’Unione Sovietica e facendo fare allo Stalinismo la figura di una repressione sessuale di stampo freudiano, Makavejev si attira gli strali della censura. Il film viene bandito in Jugoslavia e il regista pubblica un libro di 500 pagine in difesa della sua opera, ma anch’esso viene bloccato e Makavejev è costretto a lasciare il paese e riparare a Parigi. (Da: cinefile.biz)
Wilhelm Reich (1897 – 1957), fu un medico, psichiatra, psicanalista e sociologo austriaco di enorme fantasia e intuizione e favolosa libertà di pensiero, che ampliò e arricchì il concetto di “orgasmo”, per avvicinarsi alla comprensione delle possibilità di realizzazione dell’uomo e dell’attuazione della sua crescita psicofisica e spirituale tramite la stimolazione della gioia di vivere.
Come ogni teoria che si rispetti, la sua ampiezza varca i confini babbei che si suppone dividano le scienze; sconfinando nella sociologia, nella politica (vedi la sua organizzazione “sexpol”, più volte citata nel film) e nel misticismo.
Stritolato dalla censura stalinista, nazista e poi americana, ucciso dalle condanne che ne seguirono, le sue intuizioni sono state nel tempo triturate dal meccanismo sociale ormai consolidato e trasparente che mastica intuizioni e ispirazioni e le risputa in un orrendo bolo fatto di mode, centri di concentrazione, corsi di yoga, di meditazione, di bioenergetica, corsi, corsi, corsi, ipocrisia allo stato puro e baluardo indistruttibile dell’ignoranza e della logica economica, che mai smetterà di rendere il mondo “esterno” una discarica di vomito e bolo masticato di cibi potenzialmente deliziosi.
Reich conosceva bene questo ed altri tipi di meccanismi “inibitori”, motori dell’anti-sviluppo dell’umanità. I vari “fascismi rossi” come li chiamava lui che, ex comunista e anticapitalista, ne fu anche ucciso in un penitenziario della Pennsylvania.
Espulso dall’associazione internazionale degli psicanalisti, calunniato come schizofrenico dai suoi colleghi, deriso dal suo maestro Freud, perseguitato politicamente e giuridicamente, a quel punto la censura era immediata ed evidente, mentre noi invece assistiamo alla masticazione del cadavere delle sue idee.
Quando una ragazza riconosce nella propria fisionomia, muscolatura ed abitudini posturali, quella corazza caratteriale fonte di tanti disagi, reagisce iscrivendosi ad un corso, essa viene ingoiata dal mostro stesso che ha defecato la realtà puzzolente di cui sono fatti i suoi problemi.
Così il circolo digestivo si perpetua, ma senza nessuna crescita. Quantomeno non quella della ragazzina che va al corso serale di bioenergetica e che difficilmente risolverà la scarsa vitalità sensuale di cui la rimprovera il compagno di banco, in preda alla sua furiosa eccitazione da pornhub. Il quale a sua volta sta lì a ricordarci che il bolo scatarrato delle idee di Reich non ci è servito a nulla, suo malgrado, perché, come già negli anni 30 W.R. diceva, la liberazione sessuale non libera da nulla se è innescata nelle maglie di un mondo corazzato nevroticamente, anzi si ritrova è al servizio di una volontà egoica di potere e di affermazione narcisistica (in termini psicanalitici “fallico-pornografica-clitoridea”). Ci troviamo quindi in una situazione, per esempio, in cui censurare la pornografia è un errore (in quanto ogni censura è di per sé un errore), ma difenderla è un errore ancor più grave perché lo si fa utilizzando inconsapevolmente uno scudo fatto della stessa materia di cui si compone l’impulso alla censura. Difendendo cioè una situazione nevrotica conclamata in cui il sesso non può alimentare una sacrosanta tendenza alla gioia, ma piuttosto la perpetuazione delle nostre frustrazioni. Questo è un esempio nell’ambito della becera sessualità, ma il meccanismo è omnicomprensivo. È un circolo vizioso che ci esclude da un’orbita prolifica di comprensione, ci sottrae a quella traiettoria che ognuno sente di riconoscere verso quello che Reich chiamava Orgone ma che credo sia semplicemente la nostra immortale volontà di amare. (Fra)