OF FREAKS AND MEN [SubITA]

Titolo originale: Pro urodov i lyudey
Nazionalità: Russia
Anno: 1998
Genere: Commedia, Drammatico, Grottesco, Storico, Visionario
Durata: 93 min.
Regia: Aleksey Balabanov

S.Pietroburgo, inizi del ‘900. Viktor Ivanovich è un ambiguo pornografo sempre sorridente. L’ingegner Radolov è un anziano vedovo che ha una lieson amorosa con la sua domestica Grunya, ed una giovane e timida figlia, Leeza, attratta dalle foto erotiche contabbandate da Viktor. Il dottor Stasov è uno scialbo medico, non ricambiato in amore dalla moglie e padre adottivo di due siamesi. Tutti loro saranno strotolati in una spirale di perversione che li vedrà vittime delle angherie di Johann, un voyeur psicopatico e violento.

In una Russia agli inizi del ‘900 si snodano le vite di persone diverse: Viktor Ivanovich è un produttore pornografico in erba che smercia foto osé all’adolescente Leeza, figlia dell’anziano ingegnere Radlov preso in cura dal dottor Stasov il quale ha due siamesi adottati. La “mostruosità” dei due ragazzini attira l’attenzione di Viktor Ivanovich che rapisce i gemelli e li porta in casa di Radlov morto per malattia. Qui, insieme allo psicopatico mammone Johann, mette su una cooperativa del porno costringendo Leeza e i gemelli a posare nudi di fronte all’obiettivo di Putilov che è testimone affascinato dello storico passaggio dalla fotografia alla pellicola.
Ooooh, molto ma molto interessante questo film di Aleksej Balabanov (la sua filmografia è parecchio stuzzicante, ci butterò più di un occhio) girato in un bianco e nero virato seppia che ci catapulta dritti dritti nell’eleganza rigorosa della San Pietroburgo di quell’epoca.
Il titolo inglese riporta con forza a Of Mice and Men (1937) di Steinbeck, ma la fonte a cui inevitabilmente attinge è il film più irripetibile di tutta la storia del cinema: Freaks (1932) di Tod Browning.
Su un impianto drammaticamente bizzarro si ripropone qui la questione sul chi siano i veri mostri. Ponendo un parallelo fra i due film si ha così: Johann e Viktor Ivanovich come Cleopatra, e i siamesi come i freaks del circo. La tesi di Balabanov combacia con quella di Browning: gli uomini “normali” sono i mostri-dentro che speculano sui mostri-fuori per arricchirsi.
Nella pellicola di Browning i reietti diventano in qualche modo gli eroi prendendosi una rivincita su Cleopatra ed Hercules. In Of Freaks and Men la morale è molto meno consolatoria. Fra morti ammazzati, un gemello ubriaco fradicio che muore inciampando nel bagno, ed una Leeza ormai ammorbata dalla perversione, l’unico ad aver trovato giovamento dalla storia è il giovane Putilov che abbandonata la fotografia diventa un regista-pioniere adorato da orde di fanciulle.
Ho trovato azzeccata l’idea del regista di ripercorrere i primi passi del cinema nel territorio russo attraverso uno sguardo underground come quello dell’erotismo. La nascita di un movimento artistico come quello cinematografico che ha cambiato letteralmente il modo di Raccontare – Márquez sosteneva che il cinema fosse il mezzo di espressione perfetto grazie al suo tremendo potere visivo, poi scrisse Cent’anni di solitudine (1967)… – è anche in questo sottobosco eticamente poco raccomandabile, e dunque bisogna dare atto a Balabanov per avercelo svelato.

Il modo con cui il regista porta avanti il film scorre sul filo del con quei personaggi iper-caricati fino a diventare caricature. Come poter dimenticare il sorriso beffardo di Viktor Ivanovich, o lo sguardo vuoto di Johann, interpretati rispettivamente dagli ottimi Viktor Sukhorukov e Sergei Makovetsky che bucano letteralmente lo schermo.
Gradito anche l’uso di didascalie nel classico stile del muto che danno un tocco antiquato all’opera, se mai ce ne fosse stato bisogno.
Insomma, consigliato assolutamente ai cinefili navigati, agli altri dico che potrebbe essere l’occasione giusta per intraprendere nuove strade.

Guarda anche  LUA VERMELLA [SubITA]

Recensione: pensieriframmentati.blogspot.it

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By Anam

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