TRUE STORIES [SubITA]

Titolo originale: True Stories
Nazionalità: USA
Anno: 1986
Genere: Commedia, Grottesco, Musicale
Durata: 89 min.
Regia: David Byrne

Festa grande per il compleanno della cittadina di Virgil nel Texas: si celebrano i 150 anni della sua fondazione. Il narratore espone che cosa è successo a partire da quel mitico 1836: l’invasione degli spagnoli arrivati dal Messico, le guerre con i pellerossa, la dei primi agglomerati urbani fino alla situazione attuale. In seguito ci porta all’interno di una locale industria elettronica dove i dipendenti espongono le loro teorie, più o meno strampalate, sull’amore.

[David Byrne, leader dei Talking Heads, e autore e narratore del film ‘True Stories’]

Ho un amico cinefilo, R.T. (let’s call him: RexTex, like a dynosaur – as long as we go on in our review, the metaphor might work), che, a propria volta, grazie a un amico (più) cinefilo (URkinofreundlich), conosce, e mi propina, film che nel mondo avremo visto (including me) in 4 o 5 (salvo la stampa del settore).

Film imperdibili che i più hanno perso.

Io godo del singolare privilegio di poterli vedere: molto in ritardo, in una disperata azione di recupero – però almeno, seppur in extremis, li becco.

Ora del film sarebbe piuttosto risibile riassumere l’esile trama, e sarebbe ovviamente anche scorretto farlo – toglierebbe gusto, forse, a chi volesse recuperare il DVD di questa operina in bilico tra il musical il colore locale il meridionalismo (spesso attribuito a grandi autori come Tennessee Williams o William Faulkner) e il reportage sociale: ve lo consiglio, cercate di vedere questo film, ne vale la pena.

In ogni caso, quanto ai dettagli del film, vi racconto brevemente l’essenziale.

La ‘storia’ (ripeto, a metà tra musical e reportage) è ambientata in una cittadina del Texas, Virgil (inventata e verissima) di cui all’inizio, in una sorta di prologo, si ripercorre la millenaria, riandando all’epoca dei dinosauri, appunto, e poi a un ritrovamento di resti umani risalente a oltre duemila anni fa, poi ripercorrendo più recenti epopee in cui indiani Wichita e Comanches si sono avvicendati per poi soccombere ai coloni neoamericani e ispanici (tutti astanti della scena con le loro vicende e il loro humus musicale). La cittadina ‘attuale’ è il risultato dell’era petrolifera e dell’era tecnologica della miniaturizzazione (Texas Instruments).

[La famosissima scena da ‘Intrigo Internazionale’, film di Alfred Hitchcock del 1959, in cui un molto britannico Cary Grant è rincorso da un velivolo: tenetela a mente, a fine articolo capirete perché vi alludo qui]

I personaggi sono un carosello di caratteri molto pittoreschi.

John Goodman è Louis, l’imponente ‘Virgilio’ (6feet tall = 198 cm!) di David Byrne, che vuole esplorare Virgil, Texas appunto. E’ un tecnico che lavora in un impianto nucleare e dice di sé: “I’m a dancing fool”, e poi vuole sposarsi perché vuole avere una compagna di vita (“… it’s my life: I want to share my life”).

Swoosie Kurtz è Miss Rollings, che non lascia mai il proprio letto: tutto ciò che accade lo segue in TV, anche ciò che accade sotto casa sua, o a pochi metri. Si alzerà solo quando vedrà l’esibizione di The Country Bachelors, che cantano ‘People like us’ (gente come noi): We don’t want freedom / We don’t want justice / We just want __ someone to love!

Il maggiordomo di Miss Rollings altri non è se non Mr. Tucker (Pops Staples dei The Staple Singers), un praticone di voodoo cui Louis si rivolge perché si sente sfortunato in amore (“…you have to believe: think positive!”).

Ramon (il musicista Tito Larriva) vanta poteri telepatici, e partecipa alle parti musicali ispaniche con Esteban ‘Steve’ Jordan e la sua band.

‘The Lying Woman’ (Jo Harvey Allen), la donna che racconta favole, è la meravigliosa sacerdotessa del momento più spiritual del musical, ‘Puzzling Evidence’.

TLW è la moglie di un predicatore teorizzatore cospiratore (John Ingle), che non si rivolge mai direttamente a sua moglie (se ne renderà conto David Byrne loro ospite in un pranzo a base di aragosta in cui pesci e verdure saranno utilizzati per illustrare una teoria della cospirazione del padrone di casa). Proprio lui, nell’aprire il concerto per la Celebration of Special_Ness (1836 / 1986) di Virgil, Texas, racconterà una storiellina gustosa:

“In Texas Dio si è dimenticato di fare i fiori, le piante (il Texas è piatto e glabro, ndr), allora disse: Ok, torno domani e finisco il lavoro. Poi invece gli venne un’idea: Ok, disse, farò gente a cui il Texas piaccia così com’è!”, e comincia il concerto, con un trio di cantori del folklore texano (o Country Yodel) che suonano come jodler tirolesi [d’altra parte, altre forme di jodel o jodler sono presenti anche in Caucaso, Melanesia, Cina, Cambogia, Lapponia, Svezia, Romania, e in aree abitate da pigmei e inuit].

Guarda anche  TONIGHT SHE COMES [SubITA]

Ma volendo limitarsi a parlare di cinema e letteratura, preferisco indicarvi due dettagli di questo film.

Il primo riguarda il modo in cui il film si apre e si chiude: l’inquadratura è su una immensa distesa piatta, con una pista sterrata al centro che arriva in primo piano, e da metà sterrato corre verso la macchina da presa, svolazzando come facendo l’aereo, una bimbetta vestita di bianco, agghindata per benino, che canticchia e gioca, e nella scena finale riesegue la danza tornando dal primo piano verso il fondo. Sfido chiunque di voi a non pensare a un paesaggio simile, direi un’idea di inquadratura quasi uguale, che appunto abbiamo visto in ‘Intrigo Internazionale’, film del 1959 di Alfred Hitchcock, in cui Cary Grant corre a perdifiato incalzato da un aereétto impertinente di quelli che spargono disinfestanti sulle distese di cornfields (campi di granone) del MidWest.

Il secondo: il narratore / esploratore del film è lo stesso David Byrne, leader dei Talking Heads, critico a mezzo di canzonette dell’era tecnologica, e musicista / artista proteiforme (per esempio con Ruychi Sakamoto curò la colonna sonora di ‘Il Tè nel Deserto’ di Bernardo Bertolucci, ricavandone anche molti premi). Byrne è ‘travestito’ da texano: cappellone da cowboy ripulito, camicie o abiti di un certo gusto leccato, e cravattino di cuoio. Il suo viaggio in parte si svolge a bordo di una Convertible (decappottabile) rosso amaranto: Byrne in persona ci terrà a dirci in chiusura (stizzendosi nevroticamente e piccandosi nel proprio specifico): “This is not a rented car, this is private” (quest’automobile non è a noleggio, è di proprietà). Chi di voi, se per un’inimmaginabile ventura aveste già visto il film, non ha pensato (confessate!) a Raoul Duke e al suo avvocato Dr. Gonzo sulla decappottabile rossa fiammante nel mirabolante “factional novel”, ‘Fear and Loathing in Las Vegas’ (‘Paura e disgusto a Las Vegas’, Bompiani 1996) di Hunter S. Thompson?

Guardatelo, questo film: è una piccola perla. Imparerete molto sul Feeling of Shopping (at the Mall) e sui club di ballo e in generale sulla provincia americana: sugli americani di provincia. E anche sul sogno americano, su dove forse è finito.

Recensione: daltramontoallalba.blog.kataweb.it

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