PERCHÉ BODHI DHARMA È PARTITO PER L’ORIENTE? [SubITA]

Titolo originale: Dharmaga tongjoguro kan kkadalgun?
Nazionalità: Corea del Sud
Anno: 1989
Genere: Drammatico, Spirituale
Durata: 137 min.
Regia: Bae Yong-kyun

In un eremo del monte Chonan vivono l’anziano monaco Hyegok, il piccolo orfano Haejin e il tormentato giovane monaco Kibong. Dalle loro esperienze, dai loro ricordi, dalle loro parole, dai loro gesti una riflessione sulla colpa, sul dolore, sulla morte e sulla vera libertà.

Il regista interrogato sulla sua opera: “Questo film non parla di Dio ma delle persone che soffrono, prigioniere dei legami creati da nascita e morte. È un film dunque che ci riguarda tutti.”

Da un’intervista al regista per “Milestone Film & Video Release”:
Le vicende hanno luogo nei pressi di un eremo dove vive un anziano maestro zen, ma il soggetto fondamentale di quest’opera non è assolutamente lo zen in se stesso, per quanto l’ambiente zen nel film abbia un ruolo profondamente significativo. Se ho scelto quest’ambientazione è soprattutto perché l’ho trovata di grande bellezza e fascino, oltre che adattissima a esprimere la mia personale ricerca del senso dell’esistenza. Lo zen non è la teologia di una rivelazione soprannaturale e chiunque cercasse non troverebbe in esso qualcosa che somigli ad un dogma religioso. Eppure sono persuaso che lo zen possieda una consapevolezza del problema universale dell’ che concerne la ricerca della reale del sé e l’illuminazione dell’anima. Gli insegnamenti del Buddhismo zen hanno permesso all’Asia orientale di sviluppare la sua specifica cultura e la sua estetica, ma lo zen in seguito ha influenzato profondamente anche molti pensatori occidentali. Se ne trovano evidenti tracce nella filosofia di Martin Heidegger e di altri esistenzialisti, così come nel pensiero di Carl Gustav Jung, nell’arte surrealista e nell’arte contemporanea in ogni sua manifestazione. Trovo inoltre molto interessante l’affermazione di Erich Fromm la quale sostiene che la via dello zen è in armonia con gli obiettivi della moderna psicoanalisi occidentale, ovvero l’autorealizzazione. Sono convinto che lo zen permetta la scoperta della vera natura delle cose e le fondamenta dell’anima (potremmo dire gli archetipi del sé) attraverso i mezzi della pura intuizione, in contrapposizione con i metodi estremamente razionali degli psicoanalisti. Questa scoperta diviene possibile nel momento in cui arriviamo a svuotarci completamente da tutti i concetti che affollano la nostra coscienza. In tal modo lo zen appare a volte illogico e irrazionale, sembra sfuggire totalemente alle nostre capacità di comprensione, ma ciò non significa assolutamente che si tratti di puro misticismo. Sebbene spesso ci appaia avere caratteri mistici, è indubitabilmente alla fonte delle profondità dell’ispirazione artistica. […] Desidererei che gli spettatori vedessero il film senza l’onere di conoscenze pregresse e idee preconcette.

L’autore e la sua opera:
Bae Yong-Kyun è nato nel 1951 a Tae-Gu, in Corea. Da bambino aveva due grandi passioni: la pittura e il cinema. Durante la giovinezza si recava costantemente al cinema, rivedendo lo stesso film talvolta anche 50 volte e, all’età di 14 anni, decise che un giorno avrebbe lui stesso realizzato un film. In particolare amava la cinematografia dei registi William Wyer, David Lean e Robert Bresson. Durante gli anni delle superiori studiò il Buddhismo e le filosofie orientali; per un periodo durato più di un anno lasciò la famiglia e visse in assoluta solitudine da eremita tra le montagne. Dopo il diploma Bae si iscrisse alla Facoltà di Belle Arti dove studiò pittura e dell’arte. Nelle sue opere pittoriche era molto influenzato dagli impressionisti e dai surrealisti francesi e dimostrava un talento non comune anche per la fotografia e la poesia. Dopo aver completato il dottorato nel medesimo ateneo iniziò ad insegnare pittura come docente di cattedra. Durante gli anni dell’università conobbe la moglie, l’artista Min Kyoung-Myoung, la quale ha collaborato ininterrottamente alla realizzazione di “Why Has Bodhi-Dharma Left For The East?”, in particolare nelle fasi di progettazione e poi di montaggio. Nel 1976 Bae lavorò come assistente alla regia di Yoo Hyun-Mok nel film “The Flame”, maturando l’idea che per realizzare un suo film avrebbe dovuto cercare un proprio personalissimo percorso; per prepararsi allora si dedicò allo studio sistematico di molti testi di tecnica cinematografica. La sceneggiatura di “Why Has Bodhi-Dharma Left For The East?” fu iniziata nel 1981 e poco dopo Bae iniziò a preparare le riprese cercando le locations e raccogliendo l’attrezzatura necessaria. La sceneggiatura fu scritta in forma di racconto ed una volta ultimata era quasi dieci volte più lunga della sceneggiatura di un qualsiasi film coreano medio. In un intervista Bae dichiarò: “Ogni immagine fu descritta nel dettaglio, il minimo movimento di un coltello, l’atmosfera. Tutto fu messo su carta.” Il film fu pensato e realizzato consapevolmente agli antipodi rispetto al canone espresso dal cinema occidentale dominante, specialmente americano, al quale l’industria cinematografica coreana stessa mediamente si rifaceva: anche a questo si deve la scelta di un percorso di produzione assolutamente inusuale. Furono scelti attori non professionisti, a detta di Bae più aperti a seguire le idee del regista e il suo perfezionismo esasperato: spesso in una giornata si giravano solo 2 o 3 inquadrature; le riprese durarono circa 3 anni e alcune scene furono girate più di 50 volte. Il montaggio durò un altro anno e mezzo e fu una vera impresa, dato che Bae aveva deciso di montare il film a vista, senza servirsi di una centralina di montaggio. Il titolo del film è un koan, un enigma / parabola che non puo’ avere una risposta definitiva e che sostanzialmente serve a costrigere la mente a rifiutare il pensiero dualista, a sospendere l’attività di concetto per focalizzarsi sulla che si rivela in se stessa oltre ogni possibilità data a parole, idee e classificazioni, così da giungere ad un livello di consapevolezza superiore. Tradizionalmente il maestro zen (ma non in tutte le scuole) addestra l’allievo appunto attraverso l’uso dei koan. Secondo lo zen, la nostra mente tende a incasellare la fluida realtà in rigidi concetti, filtra il reale attraverso una griglia interpretativa. I koan sono un mezzo abile per farci vedere la realtà così come è, al di la della griglia interpretativa che costantemente vi sovrapponiamo. Il koan del titolo si riferisce al patriarca Bodhi-Dharma: la tradizione agiografica prevalente sostiene che fosse il ventottesimo erede e depositario del dharma (l’ordine dell’universo) in un ligniaggio di maestri che risale al Buddha storico Siddhārtha Gautama. La tradizione sostiene che Bodhi-Dharma sia giunto in dall’India nel 526 d.c. portando con sé la saggezza del buddhismo chan (noto poi in Corea come seon e in Giappone come zen appunto), una dottrina dell’illuminazione basata esclusivamente sulla meditazione. Ciò che rende lo zen diverso dalle altre principali sette buddhiste è, semplificando, la convinzione che il il nirvana si raggiunga attraverso l’introspezione e l’intuizione, ossia trascendendo il pensiero cosciente.

Guarda anche  CARDILLAC [SubITA]

Recensione: asianworld.it

 

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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