CARDILLAC [SubITA]

Titolo originale: Cardillac
Paese di produzione: Germania
Anno: 1969
Durata: 97 min.
Genere:  Drammatico
Regia : Edgar Reitz

L’orfano René Cardillac vive con Madelon, la figlia avuta da una donna di colore, e crea preziosi gioielli da cui non vorrebbe mai separarsi. Ogni volta che Cardillac vende una delle sue creazioni, gli attacchi di panico si impadroniscono di lui e lo trasformano in un per recuperare la merce venduta. Il film è basato su un romanzo di E.T.A. Hoffmann intitolato “La signorina Scudery”.

“Tratto da un racconto di E.T.A. Hoffmann, Cardillac ripercorre l’ossessione di un uomo per il suo lavoro, con una riflessione sul problema del rapporto tra artista e opera d’arte. In un continuo andirivieni tra la narrazione e lo svelamento della messinscena, affiora l’idea di un personaggio che si identifica nella sua opera, incapace di separarsi da essa, come se questa rappresentasse i suoi stessi organi, pulsanti e vivi. L’arte come dittatura di se stessa, autoreferenziale e violenta, incapace di lasciarsi andare e di lasciar andare, che “uccide” il fruitore così come Cardillac uccide i clienti che gli avevano commissionato i gioielli, solo per riappropriarsene. A metà tra il saggio, il reportage, il documentario e la pellicola di finzione pura, Cardillac è un film-metafora pieno di immagini potenti e capaci di uscire dalle strade del convenzionale: le prove dei gioielli sulla figlia-modello; l’assassinio del cliente in assenza di suono; la scena della sedia elettrica allo specchio, come se quello fosse il gioiello dell’artista, ultimo cortocircuito con la sua opera, fusi nella morte. Il film, inoltre, è ispirato e immerso nei fermenti idealisti del ’68 così tanto da influenzarne la forma: gli inserti con le interviste agli attori e altre sequenze sono state inserite a seguito della rivolta della troupe contro la “dittatura della regia”, originando quell’alternanza tra colore e bianco e nero che vuole sottolineare i momenti più sentiti da parte del protagonista, e che sarà una delle cifre stilistiche del magnifico Heimat (1984). Il talento, visivo e narrativo, di Reitz è però già visibilissimo in questo lungometraggio, maestoso e valorizzato da diversi momenti di squarciante potenza.”

LongTake.it

“Cardillac dunque non sta alle regole del gioco fissate dalle normali convenzioni del mercato dell’arte. Ci fu chi al tempo, quando il film fu presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, volle vedervi un’allegoria della Germania. Qualcuno pensò ad Hitler o ad Eichmann o ad una certa “ideologia tedesca”. La somiglianza poi del protagonista, Hans Christian Blech, con il Dottor Mabuse di Fritz Lang accreditò questa interpretazione dal momento che non solo l’eminente critico Siegfried Kracauer, ma lo stesso regista sostengono il nesso metaforico tra il film del ’22 e l’imminente Germania nazionalsocialista. Come i primi film di Reitz anche Cardillac risulta influenzato dal cinema di Alexander Kluge, ma l’uso alternato del bianco e nero con il colore anticipa qui chiaramente le scelte stilistiche che connoteranno i film successivi.”

Inscenaonlineteam.net

 

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By Anam

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