MAD FATE (SubITA)

Titolo originale: Ming’an
Paese di produzione: Hong Kong
Anno: 2023
Durata: 109 min.
Genere: Giallo, Thriller
Regia: Soi Cheang

Presentato al 25° Far East Film Festival, Mad Fate di Soi Cheang è un noir metropolitano ambientato in una Hong Kong cupa e brumosa, popolata da prostitute, serial killer, maghi ‘feng shui’ che predicono il futuro, uomini delle consegne squilibrati e amanti di sangue e interiora. Un film schizofrenico, proiettato in un mondo urbano amorale, come nell’alienazione dei suoi personaggi.

Il cielo sopra Hong Kong

Un che predice il futuro, il Maestro, cerca invano di impedire l’omicidio di una prostituta, ma lei ha già ricevuto la visita di un serial killer. Durante l’assalto, in piedi fuori dalla porta c’è Siu Tung, un fattorino. L’indovino percepisce qualcosa di brutto nel futuro di Siu Tung e convince il giovane a farsi predire il futuro: come volevasi dimostrare, viene fuori che Siu Tung è nato sotto una cattiva stella. Guardando una pianta, il Maestro ha un’illuminazione: «Un fiore deve appassire prima di dare frutti, esclama, prima di mettere in atto di conseguenza strategie più efficaci. Da quel momento in poi, i metodi del Maestro diventano sempre più bizzarri, arrivando a includere la distribuzione gratuita di pasti vegetariani e la ricerca di uno spirito che possieda il corpo di Siu Tung. E per tutto il tempo, il Maestro si sente sull’orlo della follia, considerata la sua storia familiare di infermità mentale. [sinossi]

Si dice che le atmosfere di e Hong Kong siano servite a modello per la Los Angeles futuristica di Blade Runner. Ancora cupa, piovosa e brumosa, dai tetti cosparsi di antenne paraboliche, è la ex-colonia britannica ritratta in Mad Fate (il titolo originale in cantonese è Ming on 命案), un nuovo ritratto a tinte fosche, uno sprofondamento nell’abiezione, nell’alienazione di Soi Cheang, presentato al 25° Far East Film Festival dopo l’anteprima tra i Berlinale Special. La storia parte da un serial di prostitute, ma l’assassino, pur facilmente riconoscibile anche sotto la mascherina, rimane una figura di contorno, come anche quella del detective, per quanto non priva di interesse, appena tratteggiata, e pure con le sue superstizioni.

La vicenda serve per enucleare i due protagonisti del film, ognuno portatore di una diversa forma di follia, Siu Tung, un fattorino squilibrato con un’insana passione per il sangue e ossessionato dal voler accoltellare un gatto nero, e il Maestro, fatto con bruttissima CGI (almeno non rimane il dubbio che abbiamo maltrattato un vero felino, come si poteva pensare del gattino di Novecento), un indovino che segue la feng shui, inventore di rituali bizzarri nel tentativo di salvare il mondo. Personaggi portavoce di un’umanità sordida e amorale, di un mondo che, dietro la facciata moderna, vede il sopravvivere di rituali magici e superstizione. Il film si apre proprio con uno di questi: la finta sepoltura della prostituta nel tentativo, vano, di esorcizzare quella vera, preconizzata dal Maestro. Di fatto un set cinematografico per scongiurare il peggio nella realtà. E alla fine tutto l’impianto scenografico del Maestro, tutte le disgrazie che si succedono, come la frana al cimitero, finiranno per portare serenità a quella metropoli con Siu Tung ad augurare lunga vita al gatto nero che fino a poco prima voleva seccare. Passando per il mantra della compassione, il karma che effettivamente viene raggiunto. Il fiore, in fondo, deve appassire prima di fruttificare: è la massima cui perviene il Maestro.

Precaria e instabile è anche la forma del film con la sua vorticosa narrazione e il montaggio abbastanza frenetico, i colori cupi da noir sotto la pioggia, e i refrain musicali di Beethoven e della River Kwai March di Malcolm Arnold. Mad Fate è un film sul e sul destino, sulle coincidenze e sul libero arbitrio, sui fili invisibili che legano i personaggi della grande metropoli asiatica con una forza centripeta. Basta un numero scambiato nella bolla di consegna bagnata e scolorita per la pioggia, per far piombare un personaggio in un meccanismo infernale. Non più la Hong Kong di Wong Kar-wai, dove gli incontri casuali preludevano a relazioni mancate al ritmo di California Dreamin’ in Hong Kong Express, semmai l’evoluzione della sottosopra che si prefigura alla fine di Happy Together con il passaggio alla mainland China, momento di cui oggi arriviamo alle drammatiche conseguenze.

Guarda anche  TOKYO DRIFTER (SubITA)

quinlan.it

 

Come è stato il film ?
+1
5
+1
5
+1
1
+1
1
+1
1
+1
1
+1
1
By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

0 Comment

No Comment.

Related Posts

AGRAfilm è ONLINE AGRAfilm è OFFLINE