HORSE GIRL [SubITA]

Titolo originale: Horse Girl
Paese di produzione: USA
Anno: 2020
Durata: 103 min.
Genere: Drammatico
Regia: Jeff Baena

Tale Corinne Corci (con un sarcasmo più che acido, furioso) sul sito “Rivistastudio” si chiede:

“Cosa abbiamo fatto per meritarci Horse Girl?
Il nuovo film su Netflix non è solo brutto, ma una vera occasione mancata.

Vivere una situazione ispirandosi a un film è una cosa che probabilmente abbiamo fatto più volte di quanto riteniamo. Risolvere una funzione matematica sentendosi Russel Crowe a Princeton, fermarsi a guardare un sacchetto di plastica abbandonato fuori dal Carrefour Express di Rovereto come se fossimo il ragazzo con la videocamera di American Beauty, baciare qualcuno nel mezzo di una perturbazione atmosferica come Rachel Adams e Ryan Gosling in The Notebook. Ed è sull’onda di una simile presa di consapevolezza che, una volta terminato Horse Girl, arriva l’impulso di fare un po’ come Fosca, la moglie dell’esimio e logorroico professor Raniero Cotti Borroni di Viaggi di nozze. E cioè aprire la finestra, e buttarsi di sotto.

Ma non ci si può limitare dicendo che Horse Girl, il film diretto da Jeff Baena uscito su Netflix a febbraio, è brutto. Bisogna dire quanto è brutto. Gli elementi per farne un “normale” prodotto della corrente indie americana, più precisamente del mumblecore, c’erano anche tutti (tra i primi, la presentazione al Sundance Film Festival e il fatto che i produttori esecutivi siano i fratelli Duplass), ma a un certo punto sono diventati troppi.

[…seguono altre acidità e spoiler che ti evito]

…presto iniziamo a renderci conto che, forse, magari, a guardare bene, Sarah potrebbe avere alcuni piccoli problemi mentali. E probabilmente anche noi, visto che continuiamo a osservare questo zibaldone di risatine, elementi thriller, fantasy e horror come se avessimo assunto mescalina, assuefatti da Horse Girl in una sorta di nuova versione non riconosciuta della sindrome di Stoccolma. Talmente brutto che Adam Driver e Scarlett Johansson pur di non rivederlo sono tornati insieme. Che invece di proporti qualcosa d’altro alla fine del film, l’algoritmo di Netflix ti chiede se piuttosto non preferisci costituirti.

Va detto che Baena, che ha anche scritto la sceneggiatura, ci ha sempre turbato, dalla love story zombie Life After Beth – L’amore ad ogni costo a quel brutto adattamento del Decameron di Boccaccio, The Little Hours. Per lo storyboard si è fatto aiutare dalla stessa interprete Alison Brie, già Trudy Campbell in Mad Men e Ruth Wilder in Glow, che ha dichiarato di essersi ispirata per la sceneggiatura ad alcuni episodi di schizofrenia vissuti in famiglia. Certo, qualcuno a scadenza mensile dovrebbe ricordare agli sceneggiatori di Hollywood che voler per forza occuparsi di ogni cosa potrebbe ritorcersi contro. E infatti, nonostante come dichiarato dal Guardian e dal New York Times l’interpretazione maniacale della Brie sia l’unico vero motivo per continuare a guardare il film, l’impressione che Horse Girl genera è quella di qualcosa che nasce da un delirio di onnipotenza autoriale, finendo così per dare una connotazione ridicola a un film che vorrebbe tematizzare la psicosi, la depressione e la disattenzione con cui vengono trattate. Perché da metà pellicola in poi di Sarah, purtroppo, non si può far altro che ridere.

[…altre “tirate per i tra 18enni rivali” e spoileracci vari che ti evito]

…Horse Girl è un’occasione persa per affrontare il tema della malattia mentale, un tripudio di zoom da televisione regionale, un gigantesco equivoco e compendio di dialoghi imbarazzanti sin dalle prime scene: «Che buona l’acqua!», «Si è vero, grazie». Eppure abbiamo continuato a guardarlo. E adesso vorremmo solo fare come cantava la Raffa, tornare indietro nel tempo.”

A me invece è piaciuto un casino.

Fra

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