BARKING DOGS NEVER BITE [SubITA] 🇰🇷

Titolo originale: Flandersui gae
Nazionalità: Corea del Sud
Anno: 2000
Genere: Commedia, Grottesco
Durata: 110 min.
Regia: Bong Joon-ho

 

Yun-ju (Sung-jae Lee) ambisce al ruolo di professore, ma non riesce a mettere le mani sul suo obiettivo. Da omuncolo privo di spessore e umanità qual è, riversa il suo risentimento su alcuni poveri cani del in cui abita, nel tentativo di farli fuori.

Finalmente, non senza difficoltà, Bong Joon-ho riesce, nel 2000, a girare il suo primo lungometraggio.
Barking Dogs Never Bite è, dei film del regista, quello più vicino al cortometraggio che lo ha fatto conoscere, Incoherence, ma non mancano somiglianze con le opere successive.

Per prima cosa va detto che alla sua uscita il film è stato accolto tiepidamente. Tra tutti gli esordi dei registi citati nell’introduzione, questo è sicuramente quello che ha riscosso meno successo in un primo momento.
Non tanto per le recensioni negative ricevute ma per il fatto che è stato praticamente ignorato, è passato inosservato.
Difficile spiegare il motivo ma sicuramente non ha aiutato il fatto che, come per Incoherence, il film fosse difficile da inquadrare, a causa dello stile molto particolare del regista.

Barking Dogs Never Bite si presenta come una commedia. È l’unico caso, nella filmografia di Bong, di commedia, nonostante l’elemento comico sia sempre presente (che si tratti di thriller o di fantascienza).
Alla commedia però vengono mescolati elementi di diversi generi, influenze dall’horror, dall’action e anche dei fumetti. Molti critici all’epoca dell’uscita del film hanno concordato nel dire che lo stile di Bong riprende molto dai fumetti, cosa che il regista ha poi smentito. O meglio, ha specificato che non è stato un effetto ricercato, è venuto fuori in quel modo involontariamente.
In effetti in diverse occasioni si nota l’influenza dei fumetti, in particolare nella scena in cui Hyun-nam si trova sul tetto del e si scontra con il barbone.

Questo miscuglio di stili ha colto impreparato il pubblico (e la critica) dell’epoca e c’è voluto un po’ di tempo perché il film venisse rivalutato.

In ogni caso la comicità di Bong, a volte grottesca, a volte quasi demenziale, è sempre amara e nasconde una riflessione sulla società coreana.
Da questo punto di vista si può dire che fin dall’inizio il regista si è appropriato di un cinema più “leggero” (a differenza per esempio di Kim Ki-duk), del cinema di genere, sfruttandolo per muovere una critica alla società. In questo caso non possiamo ancora parlare di destrutturazione del genere, come avverrà con Memories of Murder, però già si intravvede il tentativo di unire uno stile molto personale e la critica sociale a un cinema che possa essere apprezzato dal grande pubblico.

Tutto il film ruota intorno alla gigantesca palazzina in cui vivono i protagonisti. Un condominio abitato da personaggi stravaganti e per la maggior parte negativi, ad eccezione di Hyun-nam che, nonostante sia molto ingenua, è l’unica a cercare di fare giustizia, finendo col perdere il lavoro.
Tutti gli altri personaggi sono, chi più e chi meno, degli egoisti (quando non dei veri e propri sociopatici) che pensano solo al proprio bene e il protagonista, fino al momento in cui entra in crisi, non fa differenza.
Sono diversi i modi di rappresentare il degrado e la corruzione della società coreana. Il protagonista, per diventare un professore, è costretto a pagare una tangente e la cosa non viene vista negativamente ma come un’abitudine, come un’azione comune.

Un altro caso è quello del guardiano del condominio che cucina in segreto, negli scantinati del palazzo, dei cani e se li mangia. Dal modo in cui viene rappresentato il personaggio inoltre sembra che non lo faccia per necessità (come invece fa il senzatetto) ma sembra che il gesto gli dia una particolare soddisfazione.

Si arriva così a una delle metafore che ritornano spesso nel cinema di Bong: quella dei sotterranei. Come già abbiamo avuto modo di anticipare, nei sotterranei e negli scantinati dei film del regista si nascondono le cose che la società coreana vuole nascondere.
In questi luoghi oscuri, che spesso proprio per l’oscurità rimandano all’horror, si concentrano il e i problemi sociali.
Così il guardiano del condominio si reca negli scantinati per cucinare i cani, in modo da non essere visto. Sempre nello scantinato abita il senzatetto, la cui figura come sempre rimanda ai problemi sociali, è l’incarnazione di ciò che non va perché ci ricorda che ancora ci sono persone che vivono in quelle condizioni.

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Insomma Barking Dogs Never Bite è in perfetta continuità con il cortometraggio Incoherence, stilisticamente e a livello tematico.

Dal punto di vista registico va sottolineato che lo stile pulito e composto di Bong (molto meno virtuosistico rispetto a quello del suo amico Kim Ji-woon per esempio) già si nota in questo primo lavoro, così come l’utilizzo del piano sequenza che tornerà in una delle più famose scene di Memories of Murder.

Un’ultima piccola curiosità: è uno dei primi film in cui compare Doona Bae, che tornerà a lavorare col regista in The Host e che poi diventerà famosa anche in occidente, grazie alle sorelle Wachowski, prendendo parte a pellicole come Cloud Atlas e Jupiter- Il destino dell’universo, nonché alla serie tv Sense8.

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By Anam

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