ANTRUM [SubITA]

Titolo originale: Antrum: The Deadliest Film Ever Made
Paese di produzione: Usa, Canada
Anno: 2018
Durata: 95 min.
Genere: Horror, Documentario, Esoterico
Regia: David Amito, Michael Laicini

Sul finire degli anni Settanta in California venne girato un film horror dal titolo Antrum. La storia narrava di una coppia di che scoprono un vero inferno sulla Terra. Sin dalla prima proiezione, il film è al centro di una serie di disturbanti incidenti occorsi agli spettatori, sia negli Stati Uniti sia nell’Europa dell’Est. Ma come sono andati realmente i fatti? Cos’ha la pellicola di così letale?

È accaduto soltanto pochi mesi fa che, attraverso canali web, è iniziato a girare il trailer del lungometraggio Antrum – The Deadliest Film Ever Made, ossia, a detta di chi ha fatto in modo che il mondo intero venisse a conoscenza della suddetta pellicola, un vero e proprio film maledetto, girato in 35mm negli anni Settanta e – a causa dei suoi contenuti – mai distribuito. Secondo le fonti, inoltre, vi sarebbe stata un’unica proiezione del presente lungometraggio in un cinema di Budapest negli anni Ottanta, durante la quale lo stesso cinema prese fuoco, anche a scapito di chi era presente in sala. Le voci circa gli effetti negativi del presente su chi ha avuto modo di visionarlo o, peggio ancora, di prendere parte alla sua lavorazione, si sono fatte via via sempre più insistenti. E se invece fosse stata soltanto una trovata pubblicitaria? La cosa, di fatto, non sarebbe sorprendente, se si pensa che, appena prima dell’uscita in sala dell’ormai celeberrimo The Blair Witch Project, i registi Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez avevano dato il via a una sorta di campagna di marketing cercando, attraverso la diffusione di filmati e volantini, di far credere alla gente che i fatti raccontati dal film fossero realmente accaduti e che, pertanto, la loro pellicola fosse da considerarsi un documento autentico. E la cosa, di fatto, aveva anche avuto il suo peso mediatico. Se, tornando al “maledetto” Antrum, si pensa che tutte le notizie riguardanti la sua realizzazione e la sua successiva distribuzione vengono direttamente – ed esclusivamente – dalla Else Films, ecco che il tutto sembra improvvisamente assumere il sapore della fake news. Pur, infatti, non avendo firmato (almeno ufficialmente) il presente lavoro, pare che siano stati proprio David Amito e Michael Laicini ad aver realizzato il tutto, ideando anche la suddetta campagna. Dopo anni e anni – a detta loro – in cui si è creduto che la presente opera fosse andata perduta, dunque, ecco finalmente la sua proiezione in anteprima alla trentottesima edizione del Fantafestival. Ma vediamo, nello specifico, di cosa stiamo parlando.

Con un’introduzione che, attraverso filmati di repertorio, ci avverte circa la pericolosità del film (la cui visione potrebbe portare grande sfortuna), parte un lungometraggio – girato con un’estetica anni Settanta, ovviamente – in cui vediamo una mamma e suo figlio che hanno appena dovuto sopprimere il loro cane. Al fine di salvare la sua anima, i due si recano in un luogo lontano da ogni forma di civiltà e, attraverso un rituale occulto, cercano, in qualche modo, di raggiungerlo. Mediante il presente rituale, tuttavia, si risveglieranno occulte forze del male, che non smetteranno di perseguitare i due.
Una cosa, di fatto, bisogna ammetterla: la pellicola in sé, date le scene di violenza presenti (mai inquadrate in modo ravvicinato, mai del tutto esplicite, ma, allo stesso tempo, che non lasciano alcun dubbio allo spettatore circa il loro contenuto) sono particolarmente disturbanti e, spesso, addirittura respingenti (vedi, ad esempio, il momento in cui i protagonisti assistono di nascosto alla scena in cui un uomo ha un rapporto sessuale con la carcassa di una capra). Allo stesso modo, il crescendo di violenza è, strutturalmente, ben riuscito, con un climax finale degno dell’intero lavoro. Eppure, al termine della visione – date soprattutto le numerose premesse – il lungometraggio non ha sul pubblico l’effetto che i registi avevano auspicato. E la cosa, di fatto, non sorprende. Con una campagna così importante, è chiaro che le aspettative a riguardo diventino altissime. Il difficile sta, però, nel saper mantenere alto il livello di curiosità e di tensione, da parte dello spettatore, durante tutta la visione. E qui casca l’asino. Se, infatti, ci si sarebbe quantomeno aspettati una storia dalla verve maggiore, dall’altro non si può fare a meno di assistere divertiti all’intera visione. A scapito di quanto i registi stessi avevano sperato. Ma, si sa, è sempre meglio una risata della totale indifferenza.

Guarda anche  ZEN: THE LIFE OF MASTER DOGEN [SubITA]

Marina Pavido / cineclandestino.it

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