VENUS (SubITA)

Titolo originale: Venus
Paese di produzione: Spagna
Anno: 2022
Durata: 100 min.
Genere: Horror
Regia: Jaume Balagueró

Nel suo libro Reina del grito (“Regina del grido”), la critica spagnola Desirée de Fez sottolinea, tra l’altro, due tipi di personaggi femminili nei film horror. Una, “la scream queen che scandalosamente interrompe l’azione e diventa protagonista, anche se solo per pochi secondi”; e l’altra, la final girl, l’ultima sopravvissuta del film, perché di questo si tratta, di arrivare alla fine.

Nel suo ultimo film, Venus, presentato al 55° Festival di Sitges (dopo il passaggio a Toronto e all’Austin Fanstastic Fest) Jaume Balagueró ha creato una nuova “scream queen”. La nuova è interpretata da un’incredibile Ester Expósito, che riunisce le due qualità sopra menzionate. C’è un momento decisivo nel film in cui Expósito diventa la protagonista indiscussa e da lì, in modo potente, arriva al finale in cui viene riconosciuta come la final girl, come una vera e propria regina del grido.

Il nuovo film del coregista della leggendaria saga horror [REC], scritto con Fernando Navarro e ispirato al racconto di H.P. Lovecraft I sogni nella casa stregata, racconta la storia di una ballerina che si mette nei guai. In combutta con quello che sembra essere il suo ragazzo, ruba una borsa piena di pillole dal nightclub in cui lavora. Quando il piano va a monte, inseguita da una banda di teppisti, decide di rifugiarsi nell’appartamento della sorella. Ma quel rifugio sembra nascondere una minaccia molto più potente degli uomini che la stanno cercando. Da questa trama, al ritmo di una colonna sonora che mescola suoni horror più convenzionali e potenti momenti di musica elettronica, Balagueró costruisce una bizzarra ed esilarante attualizzazione di Lovecraft, in cui il regista gioca con i generi e i codici dell’orrore, passando da un dramma on the road a un racconto in cui il simbolismo e la nera più classica si intersecano con un horror di genere che è più tipico dei riferimenti attuali al genere come Álex de la Iglesia o Paco Plaza (con alcuni cenni finali allo stesso [REC]).

Sebbene il film inizi con una certa timidezza, man mano che procede e l’orrore più esplicito prende piede (con sequenze che sono una vera e propria festa dell’orrore, con vere e proprie urla e sangue che sprizza), il film acquista forza e trova il suo tono. Una parte fondamentale di questa ricerca risiede nel peso dell’interpretazione di Expósito (e, in alcune sequenze, anche di una impressionante Magüi Mira). Non è solo che il personaggio guadagna progressivamente potere (come del resto accade, arrivando a quel riconoscimento definitivo), ma anche che, attraverso di lei, il film raggiunge una delle capacità più accattivanti del genere: raccontare in modo poetico verità che ci sono vicine e in cui ci riconosciamo. Con carattere, attraverso la fantasia e l’horror, Venere parla di paura, di lotta per la sopravvivenza, di relazioni al limite, di amore, di solitudine, di orrore, delle sue forme e dei suoi misteri.

Il grande pregio di Venus è quello di raggiungere l’obiettivo che si prefigge: un film horror emozionante e altamente godibile. Balagueró esplora e rappresenta questo orrore e nel farlo, attraverso le sue immagini, il suo approccio narrativo ed estetico, riesce a riflettere la bellezza che c’è nell’oscurità. Un omaggio al genere cinematografico per aprire il Festival di Sitges di quest’anno.

(https://cineuropa.org/)

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