THE FOOL [SubITA]

Titolo originale: Durak
Paese di produzione: Russia
Anno: 2014
Durata: 116 min.
Genere: Drammatico, Thriller
Regia: Yuriy Bykov

Un semplice e onesto idraulico si ritrova suo malgrado a lottare contro un intero sistema di funzionari tra loro collegati. La posta in gioco è la vita degli 800 occupanti di un vecchio ostello, che molto probabilmente crollerà durante la notte.

Questo è un film che fa male, anzi malissimo. Perché già dal titolo capiamo che c’è qualcosa che non torna, “Durak” (“The Fool”) significa infatti sciocco (nel senso di ingenuo) e ci chiediamo perché un coscienzioso, premuroso verso gli altri e dotato di uno spiccato senso civico debba essere considerato un folle dalla società contemporanea. I mostri forse sono i normali? Non importa se siano borghesi incravattati o poveri ignoranti, quello che conta è godersi la vita fino a quando è possibile, anche se mancano solo pochi istanti a una probabile e inesorabile catastrofe.

Ci troviamo in uno squallido palazzone dormitorio della periferia russa (la pellicola è stata girata a Tula), dove all’interno di esso si muove un microcosmo abitato da oltre ottocento persone: lì dentro i giovani si drogano, gli uomini picchiano le mogli e a un certo punto cominciano a esplodere persino le tubature. Quando Dima Nikitin (un semplice e onesto padre di famiglia che si paga gli studi facendo l’idraulico) si reca in quello stabile malandato per sistemare i danni, egli nota che l’edificio è in procinto di crollare. Due profonde crepe si sono aperte lungo le facciate e le fondamenta stanno letteralmente slittando sul terreno, non resta quindi che avvertire subito le istituzioni responsabili in modo tale da ordinare l’evacuazione immediata del palazzo. Il protagonista corre di sera in un ristorante, ha appena scoperto che gli alti vertici dell’amministrazione pubblica sono tutti riuniti lì per una festa, ma davanti alla burocrazia, al menefreghismo (alcuni suoi interlocutori sono ubriachi) e allo scetticismo di questi individui, Dima è costretto a scontrarsi con una realtà feroce, frutto di decenni di speculazioni edilizie e di cemento selvaggio (tutto il mondo è paese, visto che non è poi così audace fare un paragone con “Le Mani Sulla Città” di Francesco Rosi del 1963). Al testardo idraulico non resta così che immolarsi per la causa, un sacrificio che purtroppo richiede un alto prezzo da pagare.

Curiosamente “Durak” è uscito lo stesso anno in cui Andrey Zvyagintsev realizzò “Leviathan”, ennesimo film di denuncia sociale sulle ingiustizie comminate dalla macchina statale russa nei confronti del cittadino qualunque: ma Yuriy Bykov sembra volersi spingere oltre, perché lo script di questa pellicola nasce dalla sua esperienza diretta nella periferia post-sovietica, dove questi vecchi e deprimenti casermoni non vengono mai ristrutturati e cadono a pezzi uno dopo l’altro. Tutto ciò mentre le istituzioni fanno finta di niente, lasciando aperto solo qualche timido spiraglio ai sensi di colpa (“da quanto tempo hai cominciato a preoccuparti delle persone? Ti preoccupi solo quando ottocento di loro potrebbero morire tutte in una volta?”)
Impossibile negarlo, questa è l’ennesima occasione in cui il cinema russo contemporaneo riesce a far collimare angoscia e pessimismo in un solo amarissimo boccone, merito di un film che non a caso ha fatto tanto discutere in patria: “Durak” rappresenta uno dei prodotti più spietati tra quelli provenienti di recente dall’ex blocco sovietico, un lavoro nel quale non c’è spazio per l’individuo lucido ed evoluto, ma solo per le bestie (“noi viviamo come animali e moriamo come animali, perché per gli altri non siamo nessuno”). Insieme ai palazzi sta crollando la nostra civiltà, questa visione imprescindibile ce lo ricorda fotogramma dopo fotogramma. Quanta rabbia.

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cinemaestremo.wordpress.com

 

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By Anam

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