SURVIVE STYLE 5+ (SubITA)

Titolo originale: Survive Style 5+
Nazionalità: Giappone
Anno: 2004
Genere: Fantastico, Grottesco, Sentimentale, Thriller, Visionario
Durata: 120 min.
Regia: Gen Sekiguchi

Una lungo racconto frammentato e a blocchi smontati che narra tante storie, di famiglie, coppie, gruppi, singoli, impegnati in avventure surreali perennemente di fronte a crisi dell’individuo e del mantenimento del proprio universo comunitario. Storie grandi e piccole, spesso irrisolte, spesso accennate, alcune del tutto dimenticate e abbandonate.

C’è un tipo di cinema che non si limita a raccontare storie. Le implode. Le seziona. Le accartoccia come foglietti di carta cosmica e le getta in una centrifuga lisergica di archetipi, pubblicità, mitologia urbana e traumi famigliari non risolti. Survive Style 5+ non è un film. È un organismo senziente con cinque cervelli, ognuno dei quali grida al mondo la sua crisi esistenziale con colori acidi e ferite fluorescenti.

Gen Sekiguchi è un alchimista postmoderno travestito da pubblicitario, e questo film è il suo grimorio pop.
Cinque storie – o meglio, cinque flussi di coscienza cinematografica – si incrociano, si ignorano, si cannibalizzano, seguendo traiettorie che sfidano la logica narrativa per offrirci una radiografia disturbante e psichedelica del Giappone capitalista, nevrotico, schizofrenico.
Un assassino ipnotico vestito di pelle e domande esistenziali (Vinnie Jones, spirito guida in tuta mimetica), una pubblicitaria convinta che ogni oggetto possa diventare un culto, una famiglia disfunzionale dove il padre è più perduto del figlio, un ladro ipnotizzato che crede di essere un uccello, e un uomo che continua a uccidere sua moglie… solo per vederla tornare. Sempre. E più incazzata di prima.

Cos’è la realtà, qui? Nulla. O tutto.
Sekiguchi ci sbatte in faccia la verità di sempre, che il cinema è uno specchio rotto, e che in ogni frammento si riflette una parte del nostro inconscio. Ma lo fa con la spavalderia di chi ha letto Lacan, ma ha anche guardato mille spot pubblicitari alle tre di notte, ipnotizzato da lavatrici danzanti e deodoranti parlanti.

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Lo stile visivo è un attacco epilettico di creatività pura. Luci al neon, montaggio frenetico, composizioni simmetriche degne di un Kubrick strafatto di wasabi. La colonna sonora è il battito cardiaco di un cyborg affamato di significato. Ogni scena è costruita come un mandala che si autodistrugge per rinascere un secondo dopo in una forma completamente diversa. È Lynch sotto MDMA. È Michel Gondry con una katana.

Eppure, sotto la superficie fluo e l’apparente non-sense, pulsa il nucleo. Quello spirituale. Perché Survive Style 5+ è una parabola sull’identità, sull’assurdità dell’esistenza, sull’agonia del ruolo sociale.
È Kafka travestito da videoclip. Ogni personaggio cerca un senso, un codice, una casa.
E ogni tentativo è sabotato da forze più grandi, più assurde, più vere.

“Qual è la tua funzione?”
La domanda che Vinnie Jones pone a ogni malcapitato non è solo un tormentone: è una lama gnostica.
Una ferita filosofica.
Tu, spettatore, sei chiamato in causa. Perché qual è la tua funzione in un mondo dove tutto è performance e niente è essenza? Dove anche la morte è uno sketch reiterato?

Sekiguchi non risponde.
Sorride.
E nel farlo, ti ruba l’anima e te la restituisce sotto forma di caleidoscopio rotto.

Survive Style 5+ è una risata cosmica incisa a laser su un cubo di Rubik rotante.
È la danza di Shiva nel centro commerciale.
È la rivincita del subconscio contro lo storytelling.
È il cinema che evolve. E che ti evolve. Se hai il coraggio di perderti.

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Anam

By Anam

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