LUTON [SubITA]

Titolo originale: Luton
Nazionalità: Grecia
Anno: 2013
Genere: Drammatico
Durata: 100 min.
Regia: Michalis Konstantatos

Makis, un uomo di 55 anni, gestisce un mini-market ma non è soddisfatto della sua esistenza. Mary, una trentenne che sta svolgendo il suo praticantato come avvocato, lotta contro quell’ambivalenza che la porta ad avere incontri fisici poco soddisfacenti con gli uomini. Il diciassettenne Jimmy, un liceale privilegiato, non comprende i doveri senza senso impostigli dalla sua educazione borghese. I tre non sembrano avere niente in comune e normalmente non avrebbero mai dovuto incontrarsi l’uno con l’altro.

Molto raramente in campo cinematografico capita di trovarsi di fronte ad un opera, è veramente il caso di dirlo, così spiazzante. Già dal primissimo piano sequenza Konstantos ci dimostra che si fa sul serio e che ci sarà inevitabilmente da soffrire : primo piano su una donna (Mary, l’avvocatessa) che corre sul tapis roulant in palestra…tutto normale fino a qui, niente di eccezionale starete pensando. Eppure dietro di lei, sfocatissima intravediamo una figura enorme che sembra avvicinarsi in modo raggelante e decisamente sinistro… Mary corre ancora più forte sul tapis roulant, ansima, sembra spaventata, osservata…e intanto la figura si fa sempre più grande, più vicina…il senso di oppressione e di ansia toccano livelli veramente alti eppure è semplicemente una cicciona che sta correndo su un tapis roulant li dietro.

Tutto qui.

Il film fondamentalmente si può riassumere in questi 2 minuti che vi ho appena raccontato : un susseguirsi di azioni apparentemente banali, una noiosa routine che però diventa sempre più sinistra, sempre più inquietante.In ogni scena si respira un clima malsano di tragedia imminente e quando finalmente avviene IL colpo di scena ci rendiamo conto di come infondo il tutto sia quasi una logica conseguenza di una situazione esasperante, opprimente, senza soluzione : il tuorlo prima o poi si rompe e sporca l’albume come nella meravigliosa e più che mai azzeccata allegorica locandina.

Il film per larghi tratti ricorda Canicola di Seidl: un mosaico di squarci di vita quotidiana messi in scena con freddezza e apatia ma talvolta pregni di quell’ironia grottesca che caratterizza i lavori dell’austriaco ( basti pensare alla scena con la nonna o a quella delle brioches): abbiamo una sexy avvocatessa sulla trentina alla quale piace mignotteggiare in giro ma che sembra soffrire di un complesso di inferiorità nei confronti delle altre donne più giovani, un timidissimo liceale (impressionante la somiglianza con Robert Pattinson) proveniente da una famiglia borghese assente e innamorato di una ragazza che non se lo fila manco di striscio, e infine un burbero tabaccaio sposato e con figli che non perde mai occasione per lamentarsi con tutto e di tutti. Le loro vite come già detto scorrono nella più totale monotonia e apatia, sono 3 personaggi completamente diversi l’uno dall’altro, con eta’, lavori e vite completamente agli antipodi e imparagonabili ma hanno qualcosa in comune, qualcosa che li divora da dentro , una noia che è parafrasi di un male di vivere che probabilmente affligge la Grecia in questi ultimi anni e che colpisce a qualsiasi eta’ o stato sociale. Sarà proprio questo malessere a portare verso al finale del film ad una delle sequenze più intense, disturbanti e spiazzanti che mi sia mai capitato di vedere. Mi fermo qui, non dico altro anche perché ho già dato troppi indizi e spoilerare anche solo un centesimo di quei 2 minuti sarebbe un imperdonabile. Vi assicuro che non provavo una sensazione così intensa dai tempi dell’atroce finale del dumontiano 29 palms ( anche se qui per fortuna non ho rischiato l’infarto come in quella circostanza) , è qualcosa di talmente agghiacciante che i successivi 10 minuti di film rimanenti lasciano in uno stato di shock senza precedenti : se per larghi tratti la noia aveva bucato lo schermo e si era impossessata anche di noi ora lo spettatore è costretto a stare sul “chi va là”, e qui la mano santa del greco torna a farsi sentire con prepotenza, MAGISTRALE il senso di inquietudine che riesce a creare semplicemente tenendo la mdp fissa su uno zainetto incustodito all’aeroporto, perché è solo ora che ci rendiamo realmente conto di come il male è talmente vicino a noi da farsi tangibile, penetrante…si nutre della nostra ansia, ci scava dentro,ci osserva dall’altro lato della mdp …ed ha lo sguardo raggelante di un ragazzino.

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Recensione: asianworld.it

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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