PERFUMED NIGHTMARE (SubITA)

Titolo originale: Mababangong Bangungot
Paese di produzione: Filippine
Anno: 1979
Durata: 93 min.
Genere: Commedia, Drammatico
Regia: Kidlat Tahimik

Autista di jeepney, i camion lasciati dai militari statunitensi nelle Filippine e divenuti mezzi di trasporto pubblico, il giovane Kidlat realizza il di abbandonare il suo piccolo villaggio per approdare alla metropoli europea, espressione del progresso tecnologico cui si sente votato. Scoprirà una modernità disumana almeno quanto la realtà che si è lasciato alle spalle.

Visionario e picaresco, l’esordio di Kidlat Tahimik, vincitore del Premio FIPRESCI al Festival di Berlino del 1977 e presentato nello stesso anno a Locarno, è una pietra miliare del cinema indipendente post-coloniale, che con inventiva e idiosincratico umorismo rivela l’incubo illusorio del mito occidentale. Il film del sciamano Kidlat Tahimic Mababangong Bangungot (Perfumed Nightmare, 1977) non ha perso nulla dell’impressionante e clinica che aveva alle origini. Inventando in un colpo solo un genere totalmente inedito, il racconto picaresco post-coloniale, il film lancia delle provocazioni sia sul piano dello sia su quello della sostanza che lasciano senza fiato nel 2020 tanto quanto fecero nel 1977. Anzi, con gli anni, la preveggenza e la pertinenza della capricciosa e visionaria elaborazione individuale compiuta dal regista, e le sue peregrinazioni nelle Filippine e in tutta Europa mentre seziona e smantella l’ e l’inanità dell’imperialismo nordamericano, della modernità cripto-coloniale europea e del neoliberismo consumista tout court, si sono rivelate ancora più incisive. Nel film vanno a braccetto commedia e critica, humour dell’assurdo e autoironia, in un connubio raramente così ben riuscito. Favolista inimitabile e mitopoietico bighellone, Kidlat sbeffeggia con ironia i cliché razzisti del cinema etnografico, dei documentari di viaggio e del primitivismo occidentale come nessuno prima aveva osato e nessun altro dopo ha mai tentato di fare. Quasi mezzo secolo dopo, il mondo è in fiamme. La dittatura di Marcos di marca statunitense conteneva già i semi di quella di Duterte, e mentre i Duterte, i Bolsonaro, i Modi, gli Erdogan, i Trump e la loro risma ostentano le loro cazzate sull’osceno palcoscenico del mondo, vedere Mababangong Bangungot oggi ci riconduce con veemenza ma inesorabilmente alle cause dell’attuale crisi globale. La ludica proclamazione a favore della libertà dell’immaginazione e del cosmopolitismo fatta da Kidlat, «Mi sono scelto il veicolo e posso attraversare tutti i ponti», reclama a gran voce di essere ascoltata più che mai, nonostante più che mai risuoni come un’utopica fantasia benevolente.

– Véréna Paravel e Lucien Castaing-Taylor

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