PASTORAL: TO DIE IN THE COUNTRY [SubITA]

Titolo originale: Den-en ni shisu
Nazionalità: Giappone
Anno: 1974
Genere: Drammatico, Erotico, Fantastico, Visionario
Durata: 115 min.
Regia: Shūji Terayama

Donne anziane, bigotte e pettegole, indossano misteriose bende da pirata; una giovane ed innocente donna reietta abbandona alle acque del fiume il proprio bambino, per poi riapparire più avanti nel film nelle vesti di una elegante e raffinata prostituta d’alto bordo; una tonda donna-pallone supplica il proprio marito affinchè gonfi con una pompa il proprio corpo-mongolfiera…

e desideriamo liberare noi stessi,
pulire la storia dell’umanità in noi
e la storia della società intorno a noi,
dobbiamo cominciare col liberarci
dei nostri stessi ricordi.
– Shuji Terayama 

Capita raramente di trovarsi davanti ad un film così stimolante ed emozionante come “Pastoral: to die in the country” di Shuji Terayama. Questo film del regista e scittore giapponese potrebbe essere frainteso come uno sterile esperimento cinematografico autoreferenziale e pseudo-intellettualoide, ma ci bastano pochi (anzi, pochissimi) minuti di visione per capire quanto il lavoro di Terayama sia, nella sua evidente concettualità, un prodotto sofisticato capace di affondare nelle profondità della umana.
In molti hanno paragonato il lavoro di Terayama a quello di Federico Fellini e di Alejandro Jodorowsky, ma secondo me erroneamente (nonostante qualche punto in effettivamente vi sia): se Fellini e Jodorowsky lavorano difatti su una materia onirica (per il primo mutuata dal ricordo, per il secondo scatenata da una magia superiore), Terayama basa invece il suo film sulla forza e sull’evocazione del ricordo come spettro che attraversa improvvisamente il nostro bulbo oculare, come immagine latente che si scatena senza preavviso nei nostri pensieri. E la forma del ricordo per Terayama è un mondo allegorico e bizzarro, colorato con i colori dell’arcobaleno, dove uno strano circo sopravvive immobile ai giorni che passano.
“Pastoral: to die in the country” è un colorato caleidoscopio dell’animo umano, sui ricordi che ci muovono, ci condizionano, ci liberano. E’ un cinema liberato dai suoi schemi, trasgressivo e sperimentale.

Recensione: pellicolascaduta.it

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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