MEGALOMANIAC (SubITA)

Titolo originale: Megalomaniac
Paese di produzione: Belgio
Anno: 2022
Durata: 100 min.
Genere: Thriller, Horror
Regia: Karim Ouelhaj

Un megalomane mette in discussione il confine invisibile tra vittima e carnefice e come viene oltrepassato. Un film sul peso del patriarcato e sull’illusione del manicheismo.

I germi del cinema estremo francofono non sono mai morti, anche a distanza di tanti anni dall’incredibile boom degli anni zero. Ci riferiamo alla scuola francese ma ovviamente anche a quella belga, una sorta di appendice legata a doppio filo con il motore trainante di origine transalpina. Con “Megalomaniac”, Karim Ouelhaj (nato a Liegi nel 1974) sembra voler attingere sia in casa che dai vicini: non a caso, il film è fortemente segnato dalla psicologia deviata dei protagonisti (come nelle migliori opere di Fabrice Du Welz), ma affonda costantemente nella brutalità più malsana, guardando con costanza al più torbido Pascal Laugier (“Martyrs”).

Le vicende prendono spunto da una storia realmente accaduta tra il 1996 e il 1997, quando in una cittadina belga furono ritrovati dei resti umani dentro dei sacchi della spazzatura: in totale cinque vittime di sesso femminile, tutte fatte a pezzi dal Macellaio di Mons, un serial killer mai identificato nonostante una lunga ma infruttuosa indagine (in poche parole, questo psicopatico potrebbe essere ancora a spasso tra noi). Scrivendo la sceneggiatura di “Megalomaniac”, il si è immaginato la dei due figli dell’assassino, Martha e Félix. Lei lavora come donna delle pulizie in una fabbrica, dove viene costantemente umiliata e violentata da un balordo, mentre lui è una specie di morto che cammina, un pallido e mentalmente assente.
I mostri generano mostri? Il male è ereditario? Tali domande trovano una facile risposta fin dalle prime immagini, perché quel parto bagnato dal sangue e dalla follia parla più di mille altre cose. “Megalomaniac” segue un percorso familiare-disfunzionale non del tutto originale, ma riesce a renderlo tremendamente gritty, forse il termine più consono per descrivere questi fotogrammi così ruvidi, oscuri e violenti. L’andamento lento dell’opera può solo accompagnare, poiché l’indagine psicologica costruita attorno alla figura di Martha (ottima la prova di Eline Schumacher) non può fare a meno di una opprimente condizione di disagio e di depressione. Ecco il motivo per cui Karim Ouelhaj non corre, affondando invece (minuto dopo minuto) nelle atmosfere più malate e viscerali (in un’intervista, lo stesso ha affermato di essersi ispirato ad alcuni pittori come Velázquez o Bacon). Da qui, un abbassamento del tono dei colori, oltre a una serie di pennellate sanguigne che ritroviamo nelle sequenze più disturbanti e tormentate.
In un periodo storico nel quale il cinema horror fa fatica a proporre qualcosa degna di essere ricordata, “Megalomaniac” si pone come un prodotto senza dubbio affascinante, al di là della sua struttura un po’ derivativa nei confronti dei mostri sacri che lo hanno preceduto. Se quindi in passato avete amato la grande abbuffata estrema di marca francofona, questa è un’opera da vedere, anche solo per esplorare (ancora una volta) il triste destino di chi viene messo al mondo senza la possibilità di crescere come una persona normale

cinemaestremo.wordpress.com

 

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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