MALPERTUIS [SubITA]

Titolo originale: Malpertuis
Nazionalità: Belgio, Francia
Anno: 1971
Genere: Drammatico, Esoterico, Fantastico, Horror
Durata: 125 min.
Regia: Harry Kümel

Dideloo è un giovane marinaio. Tornato a casa dopo un lungo periodo trascorso in navigazione, trova che suo zio, Cassavius, esperto di magia nera, nel tentare alcuni pericolosi è riuscito ad evocare gli Dei greci e a farli incarnare nei suoi parenti e negli inservienti della casa. Dideloo vorrebbe capire, ma un giorno vedendo Medusa, una delle Gorgoni, se ne innamora follemente e neanche suo zio può fare alcunché per sottrarlo al destino che lo attende.

La personalità di un regista e attore come Orson Welles è innegabile. Eppure, al di fuori del suo cinema la figura di questo personaggio cosi bigger than life raramente ha trovato ruoli all’altezza della sua statura nonché registi capaci ad offrirgli qualcosa che andasse oltre le parti di despoti o tiranni, oppure predicatori giusti per la sua prestanza fisica ma non per il suo carisma. Solo Chabrol con 10 incredibili giorni e il misconosciuto belga Harry Kümel hanno saputo valorizzarlo.

Nonostante Malpertuis di Harry Kümel fu presentato nel 1972 al Festival Cannes (nominato per la Palma d’Oro), in una versione decurtata di una decina di minuti, è rimasta una pellicola sostanzialmente sconosciuta ai più, per non parlare poi dell’Italia dove il regista di un altro capolavoro come Les Lèvres Rouges, pubblicato da poco da noi in dvd, è rimasto pressoché ignoto.

Ma se poi il fascino delle vampire, o presunte tali (perché in Kümel le cose non hanno mai una dimensione unica), ne Les Lèvres Rouges ha alla fine vinto l’oblio, il mondo fatato creato da Cassavius, interpretato da Welles in Malpertuis, nonostante sia utilizzato in abbondanza, sia dal cinema contemporaneo, ma anche dall’arte del fumetto nero (basti pensare a certe dimensioni parallele di Dylan Dog) che proviene dall’area surrealista, non è bastato a salvaguardare la di questo autore nel nostro paese.
Un mondo fatato ma anche pieno di incubi, in cui Cassavius ha imprigionato le divinità della mitologia greca rendendole mortali. Ma Cassavius sta morendo anche lui e vuole che suo nipote lo sostituisca nel suo compito da guardiano! Così, attrae con l’inganno un bellissimo, e per l’occasione biondo, Mathieu Carrière proprio nel castello di Malpertuis. In questo labirinto in cui si può perdere non solo la strada, senza uscirne mai più, ma si può abbandonare anche la ragione e la vita stessa.

Kümel è un maestro dell’onirismo macabro e della di sogni ad occhi aperti e in questo romanzo del suo connazionale Jean Ray, considerato il Lovecraft europeo, ha trovato la materia giusta per i suoi incubi. Tutto quello che succede tra le mura del castello di Malpertuis ha dell’incredibile ma è talmente affascinante, e soprattutto in contrasto con la vita esterna così piatta e noiosa, da sembrare l’unica vera via d’uscita piuttosto che il contrario. Dunque, vediamo il giovane protagonista che si trova davanti alla sorella in una scena che sfiora l’incesto, oppure ascoltiamo la voce del vecchio Orson tuona nei corridoi infiniti di Malpertuis come quella di un orco cattivo e ci auguriamo che tanta bellezza malsana non abbia mai fine. E ciò ci fa sentire per sempre colpevoli.
Forse per questo motivo un film cosi “peccaminoso” e profondamente pagano non ha mai avuto il successo che meritava in Italia e, di fatto, non fu proprio capito.

Recensione: cultframe.com

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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