LO SPOSALIZIO DI DIO [SubITA]

Titolo originale: As Bodas de Deus
Nazionalità: Portogallo
Anno: 1999
Genere: Commedia, Drammatico, Erotico, Psicologico, Spirituale, Visionario
Durata:  150 min.
Regia : João César Monteiro

Il terzo capitolo della Trilogia di Dio

Ormai anziano e male in arnese, il senzatetto Joao de Deus riceve una valigetta colma di banconote da un misterioso ‘inviato di Dio’. Joao compra una villa, una macchina sportiva e conduce una dispendiosa vita votata al godimento sfrenato. La principessa Elena, giovane e bellissima, lascia il suo uomo per stare con Joao: ma un bel giorno lo abbandona, fuggendo via con tutto il suo denaro.

Monteiro è un genio: il suo cinema, qualsiasi cosa se ne pensi, non lascia mai annoiati o senza un’opinione in merito a esso. Ed è facile, appunto, che lo si ritenga un genio o un pazzo: perché nella costruzione dei suoi film (Monteiro è anche sceneggiatore) non risparmia allo spettatore praticamente nulla, dalla blasfemia alle perversioni più sordide, da un incontenibile amore per il cunnilinguus a momenti di puro nonsense, pernemmente in bilico fra una struggente e il più autocompiaciuto gusto per l’assurdo e il demenziale. In particolare anche in questo Lo sposalizio di Dio colpisce la precisione e la meticolosa cura con cui vengono imbastiti i dialoghi, che possono facilmente letti come personali esternazioni dell’autore.

È così che si risale all’etica e alla poetica di Monteiro, appunto: ‘autore’ di cinema e non semplice regista; è così che si può entrare nel suo mondo fatto di miracoli atei, di prodigi misteriosi che non richiedono spiegazione, di personaggi impossibili a inquadrati, di situazioni paradossali eppure così naturali nel loro sviluppo, verso un’accettazione serena della finitezza umana e dell’incomprensibilità dell’esistenza. Certo, un’altra costante del cinema del regista portoghese è la provocazione e non solo nei confronti del cattolicesimo (grandiosa la scena del suo primo ingresso nel convento delle suore), ma anche della borghesia, qui dipinta come una setta sociale dedita alla raccolta più spietata del denaro, concreto feticcio che va a sostituire gli affetti e i piaceri della vita. Che sono infatti gli della ricerca di Joao, costantemente diviso fra la tentazione di succhiare i seni delle sue partner (il materno allattamento, il riparo del bambino fra le braccia della madre) e quella di farle godere tramite il sopra citato cunnilinguus (l’assunzione del ruolo del maschio adulto). Insomma, in questo che è il terzo e conclusivo capitolo della serie dedicata al personaggio di Joao de Deus (interpretato magistralmente dallo stesso regista), Monteiro riesce a confermare la sua vena ispirata e a creare ancora una volta un’opera disperatamente pacificata con la vita.

Un mondo fatto di miracoli atei, di personaggi impossibili a essere inquadrati, di situazioni “naturalmente” paradossali, verso un’accettazione serena della finitezza umana e dell’incomprensibilità dell’esistenza. Questa è la (po)etica di Monteiro, qui al terzo capitolo della trilogia incentrata su Joao de Deus, da lui stesso interpretato, personaggio eternamente combattuto fra un allattamento e un cunnilinguus. Monteiro è un folle o un genio? Entrambi, chiaramente.

Recensione: filmtv.it

Ricordando João César Monteiro  [a cura di uzak.it]

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