LUCIFER [SubENG]

Titolo originale: Lucifer
Nazionalità: Belgio, Messico
Anno: 2014
Genere: Drammatico, Sperimentale, Visionario
Durata: 110 min.
Regia: Gust Van den Berghe

Sulla strada dal Paradiso all’Inferno, Lucifero attraversa il paradiso terrestre del Messico, dove vivono l’anziana Lupita e sua nipote Maria. Emanuel, il fratello di Lupita, finge di paralizzato così da poter bere e giocare d’azzardo, mentre le due donne badano alle pecore. Lucifero fiuta l’opportunità e si finge un miracoloso guaritore. Costringe Emanuel a riprendere a camminare, seduce Maria e fa perdere la fede a Lupita. Il piano, però, si ritorce contro Lucifero che non è riuscito a seminare sventura ma ha semplicemente illuminato la linea di confine tra il Bene e il Male. Una frontiera che prima non esisteva. Un film visionario e unico ispirato alla cosmogonia di Dante Alighieri.

In principio fu il dagherrotipo, un’immagine unica, positiva e non riproducibile. Così il film di Gust Van Den Berghe, girato in tondoscope e visibile attraverso la forma circolare, è un singolare oggetto filmico che “costringe” la visione in una struttura che, nel suo ricondursi alla perfezione del cerchio, propone un originale percorso nel perpetuarsi di quella ciclica, sempiterna, alternanza tra Bene e Male. Lucifero ha un volto irregolare e le sembianze di un francescano. Cammina solingo per le strade di un Messico atemporale e segna le tappe di un cammino articolato in Paradiso, Peccato e Miracolo.

In un microcosmo in movimento, che come in una boule de neige permette – non a caso – anche il rovesciamento dello sguardo, l’angelo caduto calpesta quella Terra che, nei sogni ambiziosi di un prete, mira ad elevarsi, attraverso la costruzione di una scala pressoché infinita, fino alla volta celeste. Tuttavia è nell’esistenza terrena che si consumano i peccati ed i miracoli e, attraverso l’espiazione dei primi, si rendono possibili – per chi crede e vuole crederlo – anche i secondi.

Terza parte di una trilogia di cui fanno parte Little Baby Jesus of Flandr e Blue Bird, Lucifer è un’opera composita e spiazzante che indaga tra le pieghe recondite di un sentimento religioso che si trasforma qui in una più ampia cosmogonia che sembra trascendere il mero dogma di un credo. Non vi è traccia di irriverenza, tantomeno di blasfermia ma, al contrario, il film sembra muovere da una reale curiosità antropologica che attiene allo studio del rituale e ai principi di una fede che si dispiega – tanto religiosamente quanto folkloristicamente – in una mistica liturgica che trae linfa dal tangibile ma non rinuncia al tono onirico.

In una visionarietà che non si rivela un ozioso esercizio stilistico, il giovane regista fiammingo porta avanti una propria, unica, poetica che è indagine e analisi, ma anche profondità narrativa ed esercizio registico. C’è il “giullare” rosselliniano ma anche un afflato dantesco in questo Lucifero così “dannatamente” umano che si affranca da un’iconografia di demoniaca sembianza per (dis)farsi in un rarefatto simbolico e filosofico.

Ed è nell’obiettivo rotondo di questa mentale che si può leggere la Storia, capovolgendone l’immagine (e conseguentemente la visione) per far sì che essa si riveli nella sua chiara interezza. Un processo indubbiamente ostico ma, nel contempo, una sfida affascinante per lo spettatore che saprà accettarla.

Recensione: cultframe.com

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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