KUSO (SubITA)

Titolo originale: Kuso
Paese di produzione: USA
Anno: 2017
Durata: 94 min
Genere: Animazione, Commedia, Drammatico, Fantastico, Horror
Regia:

Le trasmissioni che arrivano da una rete di televisori abbandonati mostrano l’incubo generato dal peggiore dei terremoti che ha colpito Los Angeles. Tra gli schermi e le scosse di assestamento si muovono e si intrecciano le vite dei sopravvissuti.

“Kuso” è il primo film del musicista e Flying Lotus (alias Steven Ellison). Preceduto da articoli che lo definiscono “il film più disgustoso mai realizzato”, ha provocato numerose uscite anticipate al recente Sundance Film Festival a causa dei suoi contenuti depravati. Questa raccolta di cortometraggi surreali e assurdi cerca sicuramente di spingere i limiti, ma non arriva mai a essere veramente offensiva o scioccante. Anzi, risulta assolutamente mite rispetto a molti esperimenti che sono entrati nel mainstream attraverso Internet. Piuttosto che essere una prova di resistenza cinematografica, “Kuso” è un ricco e umoristico arazzo di scenari ridicoli che mescolano autentica arte con battute volgari ed effetti pratici vischiosi.

Le storie ideate da Ellison si svolgono tutte dopo un catastrofico terremoto che ha scosso Los Angeles, lasciando dietro di sé un gruppo di sopravvissuti con numerose bolle, croste e vesciche sul viso, oltre a una predilezione per lo scatologico. Spiegare le trame in dettaglio sarebbe un disservizio per il film. Si tratta di viaggi allucinanti nel nonsenso che si cela sotto la facciata del quotidiano, e spiegarli priverebbe il film dei suoi numerosi colpi di scena e battute finali. È meglio parlarne in termini generali: c’è un’ossessione per la natura disgustosa del corpo e ciò che può espellere, secernere o eiaculare, ma anche per ciò che si nasconde negli angoli della mente, gli angoli bui dove marciscono e fermentano sporcizia e sudiciume.

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Accanto alle collaborazioni con i musicisti Aphex Twin e Thundercat, David Firth contribuisce con animazioni e doppiaggio, con cameo di altri amici di Ellison. George Clinton interpreta un medico (o meglio un “ospite” di un tipo di trasgressiva). Tim Heidecker, del duo post-internet Tim & Eric, appare come uno stupratore e pervertito che finisce invischiato con alcuni mostri interdimensionali/fratelli cosmici, uno dei quali interpretato da Hannibal Buress. Questi sono poco più che ammiccamenti alle connessioni di Ellison nell’industria, ma non distraggono mai e spesso conferiscono un’aura inquietante agli eventi.

Vale la pena dedicare un momento per parlare delle uscite anticipate e delle scene che hanno portato a etichettare il film come disturbante o volgare. “Kuso” mira a reazioni istintive: presenta violenza genitale, cosmico, lo spalmare di eiaculato e feci, ma di tutto ciò è oltre il tollerabile. È assolutamente un po’ squallido, ma concentrarsi su questi elementi ignora le spesso sublimi immagini che permeano il film. In un cortometraggio, una fissa un po’ di staticità ricorsiva prima di tuffarsi, lo schermo diviso dall’immagine di lei che cade in una stretta fessura come in una versione a bassa fedeltà di “Under The Skin”; in un altro, un ragazzo vaga attraverso un tableau boschivo onirico pieno di strane crescite organiche.

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Ci sono anche chiari riferimenti all’ come “Akira”, così come alle immagini frattali presenti nei musicali degli ultimi anni. È difficile pensare che il film sia progettato esclusivamente per disgustare quando uno dei suoi momenti più affascinanti mostra un’astronave quasi infinita composta da quella che sembra essere un’immagine di carne e costole avvolta su uno scheletro frattale che sputa polli arrosto volanti. Cercare di collegare tutte le sue immagini disparate ma in definitiva collegate è un esercizio di futilità, nonostante i bookend di poesia beat che suggeriscono un tentativo sottostante di criticare le carenze dell’attuale zeitgeist in relazione ai media e all’estremo.

Dopo i titoli di coda, si ha la sensazione che questo film sia una sorta di urlo psichico, simile a quelli presenti nell’ giapponese di cui Ellison è chiaramente appassionato. È un momento di liberazione, un terremoto fisico e mentale che ha esorcizzato qualcosa dal substrato della città e della vita urbana moderna. “Kuso” è in parte un film grossolano, ma anche un’esperienza visiva e mentale unica.

By Anam

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