Titolo originale: Immoral love – Cosa sei disposto a fare pur di girare un film
Paese di produzione: Italia
Anno: 2018
Durata: 80 min.
Genere: Commedia, Drammatico
Regia: Nicola Guarino
Il primo lungometraggio di Nicola Guarino, regista rai, si ambienta nel mondo del cinema indipendente una commedia giapponese in italia come metafora della vita in cui tutti noi scegliamo il modo, le armi, e ciò che ci sembra meglio per restare vivi più a lungo su questo campo di battaglia.
Remake dell’opera giapponese ‘Lowlife Love’ di Eiji Uchida, il film di Guarino ne riprende il soggetto mantenendo i nomi asiatici dei personaggi e adattando la sceneggiatura al contesto italiano, ancor di più a quello napoletano dato che la vena ironica nella narrazione diventa predominante. Il sottotitolo che accompagna ‘Immoral Love’ è esemplificativo dell’argomento trattato: “Cosa sei disposto a fare pur di girare un film?“
La storia raccontata ha per protagonista Tetsuo, un regista che, dopo un fantomatico esordio dietro la macchina da presa con ‘La cavalla insanguinata’, insegue l’illusione di trovare la sceneggiatura perfetta per girare l’opera della sua vita. Intanto, per evitare di prendersi delle responsabilità sia come professionista che come uomo, il fallito trentanovenne vive ancora con la madre, frequenta ogni sera una o più donne diverse portandole a casa, ruba i soldi della pensione del padre e chiede continuamente “in prestito” agli amici e alla sorella denaro che non ha alcuna intenzione di restituire. Con un amico e fido collaboratore che gira filmini porno da rivendere per fare cassa, ha aperto una scuola di recitazione promettendo a tutti un ruolo nel suo prossimo film, consapevole del fatto che probabilmente non lo realizzerà mai, con l’unico vero intento di fare soldi e ricevere i favori sessuali delle studentesse. Eppure, nonostante lo squallore e l’inettitudine che pervadono la sua esistenza, Tetsuo inizia concretamente a pensare di tornare a girare quando gli capita tra le mani un’ottima sceneggiatura e intravede le potenzialità artistiche di una sua talentuosa alunna. E così il sogno pare prendere forma… ma c’è da fare i conti con quella guerra chiamata Cinema.
Una sala gremita, accoglie con un fragoroso applauso, i titoli di coda del film che già dalle prime scene, si presenta dissacrante e diretta sul mondo del cinema, come un decalogo una manna dal cielo racconta il dietro le quinte; di un mondo che dietro alle pailets e i lustrini nasconde molto di più. Un film che farà sicuramente storia nel suo genere, talvolta la grammatica cinematografica salta, ma il tutto é così raccontato che sembra che nulla è a caso. Il Guarino, attraverso la sua pellicola spia, selvaggiamente, nell’anima dei suoi protagonisti quasi a diventare un novello Pirandello del cinema. Un cast capitanato da un sorprendente Giovanni Del Monte, bravo e perfettamente in parte. L’utilizzo dei colori emotivi dei personaggi sono sapientemente raccontati. Invece in un ruolo molto distante da quelli da lei interpretati, c’è Daniela Cenciotti, uno dei suoi ruoli più riusciti, bravissima catalizza l’attenzione del pubblico nel ruolo della madre del protagonista, una donna nevrotica e afflitta da avere un figlio quarantenne fannullone, la Cenciotti non cade in nessun cliché, trova la chiave giusta per raccontare il personaggio, alla quale sarebbe stato bello dargli una degna chiusura essendo cosi esilarante e iconografico, ma siamo sicuri che non passerà indifferente nei vari festival. Grande nota di merito, al Guarino nel cameo da egli stesso interpretato, nei panni di un produttore, altroché kitsch e cinico, stereotipo del cosiddetto “produttore da strada” , che nel mondo del cinema se ne vedono tanti. Il resto del cast è formato da un plotone di giovani attori, provenienti dai teatri off Campani, molti di loro alla loro prima esperienza , un cast non sempre all’altezza , della sceneggiatura, della storia. Ma al contempo grande nota di merito, per tre talenti che vediamo nel film: Francesca Laino nel ruolo di una diva della “porta accanto”, un volto e un’interpretazione che ricorda le Dive del neorealismo, un talento grezzo ma con grandissime potenzialità, poi abbiamo Valentina Iniziato una delle interpreti migliori della pellicola che riesce adonare al personaggio quel qualcosa in più e riesce dare veridicità al suo personaggio che la rende perfettamente in parte, senza mai perdere temperatura e infine abbiamo uno dei talenti più interessanti, Grece Lecce, nel ruolo di una diva delle sop, ci troviamo difronte a un’attrice matura per ruoli più complessi, diretta alla perfezione dal Guarino, di loro tre ne sentiremo parlare come nuova linfa del cinema Italiano.
Immoral Love una pellicola da vedere, per le sue mille sfacciature di raccontare in maniera , amara la realtà del cinema. Un grande plauso va a Dina Ariniello e alla sua squadra produttiva Iozzi Film , che ha creduto al progetto in maniera sincera, sperando che la pellicola trovi una distribuzione degna, di un piccolo progetto ma molto prezioso e dignitoso.
Francesco Testa
Note
Il regista ha scelto di non sottotitolare l’intero film ma solo ciò che serve per la comprensione della trama. ritiene infatti che l’eccessiva sottotitolazione distragga lo spettatore dall’inquadratura e dal linguaggio cinematografico originale. Chiede quindi allo spettatore uno sforzo per farsi coinvolgere da un’altra lingua, un altro modo di parlare, un’altra cultura. Grazie. Nicola Guarino
corrieredellospettacolo.net