JOURNEY TO THE WEST: THE DEMONS STRIKE BACK [SubITA] 🇨🇳

Titolo originale: Xī Yóu Fú Yāo Piān
Nazionalità: Cina
Anno: 2017
Genere: Azione, Commedia, Fantastico, Spirituale
Durata: 108 min.
Regia:

Il monaco Tang e i suoi tre discepoli, il demone maiale (Bajie), il demone pesce (Wujing) e il Re Scimmia (Wukong) sono in viaggio alla ricerca dei testi sacri di Buddha. Lungo il cammino si imbattono in diversi demoni malvagi, intenzionati a divorare il monaco per acquistare l’immortalità.

La insolita Tsui Hark – Stephen Chow si dimostra efficace, producendo un film che al di là della trama ci regala immagini assolutamente visionarie. Non mancano le classiche gag demenziali di Chow (l’aureola “tecnologica”, la scimmia danzante…), come del resto i combattimenti epici e spettacolari. In definitiva un film di ottimo livello, pur nei limiti di un prodotto di intrattenimento.

Vedere lavorare insieme due grandi maestri come Stephen Chow e era un sogno ad occhi aperti per ogni asianofilo che si rispetti, e pochi mesi fa la speranza si è concretizzata in realtà nella genesi di Journey to the West: the demons strike back, sequel del film diretto quattro anni prima dallo stesso Chow e tratto dal classico letterario cinese Viaggio in Occidente. Questa volta il geniale attore/autore di cult come Kung Fusion (2004) e Shaolin Soccer (2001) si “limita” soltanto alla sceneggiatura e alla produzione, lasciando all’altrettanto stimato collega l’ di sedersi dietro la macchina da presa. La storia, ambientata qualche tempo dopo l’originale, vede il monaco Tang in viaggio insieme a tre discepoli: il re scimmia Sun Wukong, il maiale Zhu Wuneng e il demone fluviale Sha Wujing. I demoni infatti hanno scelto di accompagnare Tang e di aiutarlo nella caccia ai loro simili per cercare di espiare i peccati commessi in passato. Il viaggio del variegato quartetto li porterà ad affrontare numerose insidie e nemici sempre più potenti e pericolosi.

Segue le linee guida del film precedente ma se ne distacca al contempo, riportando sì in vita il geniale umorismo di Stephen Chow (la cui impronta in fase di scrittura regala passaggi esilaranti) ma adattandolo allo stile spettacolare di che non si pone limiti nell’utilizzo di effetti speciali che, pur realizzati con un CG di qualità altalenante, regalano picchi di visionaria grandezza nelle quasi due ore di visione. Journey to the West: the demons strike back è un gigantesco e coloratissimo baraccone, una vera e propria festa per lo sguardo che ammalia e cattura con innocua semplicità, lasciando che siano le immagini, più che la trama, a trainare realmente il racconto sulle strade di un contagioso divertimento. Emergono interessanti e comiche sfumature nel rapporto contrastato tra il monaco e i tre mostruosi allievi, in particolare con la figura di quel Re Scimmia villain dell’originale Journey to the west: conquering the demons (2013), e la narrazione è sempre in grado di offrire colpi di scena in serie prima della resa dei conti finale, in cui ancora una volta si opta per una titanica grandezza della messa in scena. Ma il film tutto è ricco di scene che intrattengono; quasi si assistesse ad uno scatenato cartone animato dove ogni cosa può letteralmente succedere, basti vedere l’accesa battaglia contro un folto gruppo di splendide donne ragno o ancora il balletto “inscenato” da Tang per ingraziarsi un sovrano locale: tutti piccoli tasselli di un mosaico che più che una vera e propria coesione d’insieme si pone di liberare un’irrefrenabile e straripante energia cinematografica dove l’unico ostacolo, abilmente superato, è la mancanza d’immaginazione.

Recensione: asianworld.it

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By Anam

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