EUROPA REPORT [SubITA] 🇺🇸

Titolo originale: Europa Report
Nazionalità: USA
Anno: 2013
Genere: Fantascienza, Thriller
Durata: 90 min. – 97 min. [versione estesa]
Regia: Sebastián Cordero

Uno shi-fi quasi unico

Ibrido tra e tecnica di telecamere a circuito chiuso Europa Report racconta della missione di sei astronauti, la missione che porterà l’Uomo verso distanze mai raggiunte, verso un satellite di Giove dove potrebbe esserci vita.
Ansiogeno, benissimo costruito, forse un filo troppo scientifico e tecnico, Europa Report ha il merito della sobrietà, della scelta del non mostrare, della vera e propria ancestrale paura dell’

[presenti spoiler]

E’ il 2000. Il sottomarino russo Kursk affonda nel mare. Dentro ci sono più di 100 persone. Impossibile comunicare con loro.
Il mondo sta con il fiato sospeso per giorni e giorni, non si capisce come sia possibile che quel sottomarino non venga soccorso.
Arriveranno tardi, tutti morti. Io ho 23 anni e ricordo che scrivo un racconto, chiamato proprio Kursk, in cui mi immaginavo gli ultimi giorni passati dall’equipaggio chiuso in quella mortale. Dall’iniziale calma alla finale.
Ecco, ieri la vicenda raccontata in questo davvero bello Europa Report, ovvero la storia di sei astronauti persi nello spazio e con cui si sono persi tutti i contatti, mi ha ricordato tantissimo la vicenda del Kursk. Cambiano solo le altezze, lo spazio profondo e il mare profondo.

Eh, proprio di “profondità di altezza” bisogna parlare perchè la missione Europa è quella che si spingerà più lontana di tutte nella nostra storia. Verso, appunto, Europa, nientepopodimeno che un satellite di Giove. Si è scoperto che sotto il ghiaccio di cui è ricoperto potrebbe esserci dell’acqua. E acqua, lo si sa, è sinonimo di possibilità di vita. Europa Report è un un pò sui generis. Già una volta avevo affrontato la questione sulla differenza tra mockumentary e found footage.

Se possibile questo film è la perfetta unione dei due e, paradossalmente, è anche nessuno dei due.
Perchè in realtà vedere un luogo attraverso circuiti chiusi e telecamerine non è un falso documentario, semplicemente una tecnica, o narrativa. E’ anche vero che ci sono elementi da falso documentario (la cornice alla fine lo è) e altri da found footage, ma me ne sto zitto.
I sei astronauti, di almeno 4 nazionalità diverse, partono. Sanno già che passeranno anni nello spazio. Ma la loro missione è troppo importante, costituirebbe una delle più grandi scoperte scientifiche di sempre. Per colpa, mi pare, di una solare, il sistema di comunicazione con la Terra viene distrutto. Gli astronauti sono soli, nessuno potrà più dirgli o dare indicazioni. Comincia così un film su questa deriva spaziale. Un film molto tecnico, molto scientifico, molto accurato. E a me frega nulla se adesso qualche nazi scientist dirà che quello non è possibile, quell’altro è mal spiegato e bla bla bla. Tutto quello che vediamo è dannatamente verosimile e al 95% degli spettatori basta. Ecco, semmai è proprio questo insistere su dettagli tecnici (terminologia, azioni, dinamiche) che può appesantire il film. Film che, lo ammetto, fa un pò fatica a… decollare.

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Già, forse proprio il flash back del decollo è uno dei primi momenti veramente notevoli. Si va avanti e indietro nel infatti, e si alterna tutto con le interviste agli scienziati a capo del progetto e a Rosa, una degli astronauti che hanno partecipato alla missione (tra l’altro, curiosità, è una delle due ragazze di 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni). In ogni caso da quando la navicella atterra su Europa il film non avrà più un solo momento di stanca. E diventerà un thriller, un’opera angosciante e claustrofobica.
Nel momento dell’atterraggio su Europa, con quella splendida inquadratura dalla prospettiva impossibile, notiamo che c’è una sedia vuota sotto. In realtà ci era già stato accennato della “perdita” di un membro dell’equipaggio.
E il racconto visivo poi di quella perdita (ah, Sharlto Copley eh, mica pizza e fichi) sarà solo il primo di una serie di momenti veramente notevoli e ansiogeni. Per molte di queste scene vengono usate le telecamerine dentro il casco, quelle che mostrano solo il volto (e che buffo, con Copley le vedemmo già in District 9). E il film gioca moltissimo su questo, ovvero sul privilegiare il viso degli astronauti rispetto a quello che gli sta intorno e quello che loro vedono. Una scelta straordinaria a mio parere che ha il suo momento più alto negli occhi della bella Katya, sprofondata nel “suo” mare sotto il ghiaccio. Cosa ha visto mentre stava morendo? Bellissimo. Ed ecco che Europa Report diventa un pò quello che ci si aspettava, un possibile film sugli alieni. Ma anche qui abbiamo una scelta a mio modo di vedere perfetta, ovvero quella di non farlo mai diventare un film con gli alieni. No, rimane coerente fino in fondo con il suo non mostrare, con il suo esser spoglio e sobrio. Abbiamo solo queste luci blu, chissà frutto di che cosa, magari solo fenomeni naturali. E tutte le morti (una realizzata meglio dell’altra) alla fine sembrano dovute a delle vere e proprie disgrazie, null’altro. Ecco, siamo alla fantascienza più pura, quella della meraviglia e della paura dell’ignoto, quella degli occhi sgranati vedendo una superficie di ghiaccio dallo spioncino di una navicella, quella della scientifica, quella della paura ancestrale.

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Questo è anche un film profondamente umano. Racconta di sei uomini, di scelte coraggiose, di gesti eroici, di decisioni terribili da prendere per il bene di tutti (quella sulla morte di James per esempio, veramente commovente come scena). Qualche mano grossolana alle prese con questo soggetto avrebbe messo dentro i classici personaggi borderline, i “cattivi”, quelli che impazziscono. E avrebbe messo dentro anche gli alieni e chissà quali effetti speciali. Invece Europa Report racconta di uomini veri e verosimili, di azioni vere e verosimili, senza nessuna pacchianata. E si arriva così alla fine e ai due colpi di scena. Il primo, davvero raffinatissimo, ci fa vedere come l’intervista a Rosa non era sulla Terra, ma solo un videotestamento che aveva realizzato lei nella nave spaziale poco prima di morire. E poi quell’ultima immagine. E sì, gli alieni esistevano. E in quella navicella che si riempie d’acqua lo vediamo. Difficile scrivere un finale migliore di questo

Recensione: ilbuioinsala.blogspot.it

By Anam

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