A REPORT ON THE PARTY AND GUESTS [SubITA]

Titolo originale: O slavnosti a hostech
Paese di produzione: Cecoslovacchia
Anno: 1966
Durata: 71 min.
Genere: Commedia, Drammatico, Grottesco
Regia: Jan Nemec

Un gruppo di borghesi intenti a godersi un picnic viene avvicinato da una banda di minacciosi sconosciuti, guidati da un uomo molto carismatico, che invita la comitiva a prendere parte a un bizzarro ed elegante banchetto all’aperto. Gli ospiti si trovano obbligati a restare a tavola, intrappolati dal forte ascendente del leader sul gruppo, e la situazione diventa critica quando uno dei commensali tenta di fuggire.

Lineare nel teatrale svolgimento (pressoché divisibile in tre atti), il film di Nemec – pur universale nel suo ispirarsi agli alfieri dell’assurdo come Beckett, Ionesco, Buñuel e Kafka – fu inviso al regime e messo sotto chiave dalla censura nel 1973, dove rimase fino all’89. L’allegoria della repressione esecitata dal potere è trasparente, ma trattata con leggerezza. In particolare si sottolinea l’uso simbolico del sonoro, dove anche i rumori naturali sembrano assecondare le melliflue e sottilmente minacciose parole del (presunto) ufficiale della polizia segreta.

Poco noto e poco visibile lungometraggio di Nemec, esponente di prima grandezza della “nouvelle vague” cecoslovacca, La Festa e gli Ospiti è una feroce satira che sembra rimandare a illustri (Bunuel, La Regola del Gioco di Renoir, forse il coevo La Caccia di Carlos Saura) ma con un linguaggio “di rottura” tipico del (dei) cinema militante di quel periodo. Un gruppo di persone, maschi e femmine, si ritrovano a fare un picnic in un bosco. Ognuno sembra incastrato in un qualche schema mentale, oppresso da una ideologia, bloccato e stagnate in un’etichetta o in un atteggiamento per nulla spontanei. Un altro gruppo di persone, capitanate da un uomo ambiguo e provocatore, coinvolge i precedenti in uno “scherzo” poco chiaro e apparentemente pericoloso. Tutti si ritrovano poi ad un banchetto tenuto da un uomo molto potente, del quale il capogruppo di prima si rivela essere il tirapiedi. La formalità del pranzo non concede possibilità di improvvisazione o libertà, ma solo finte libertà “calate dall’alto”. Soltanto un commensale non sta alle “regole del gioco”, e se ne va senza dire nulla. Accortosi della situazione, il potente organizza una caccia all’uomo, con la collaborazione della moglie e degli amici di quest’ultimo. Nessuno può permettersi di uscire dalla “festa”. Terribile e limpidissima metafora dei regimi oppressivi e dei mezzi invasivi e subliminali che permettono ai potenti di mantenere il loro status, La Festa e gli Ospiti non si ferma alla situazione cecoslovacca, travalicando i confini ideologici che spesso appesantiscono questo tipo di pellicole. La resistenza di fronte all’annichilimento della particolare, in nome della sola volontà del potente spacciata per volontà generale, la lotta contro l’apparente stabilità che le cose e il benessere sembrano dare, assurgono nel film di Nemec a valori universali e validi di per se, senza giustificazioni politiche contingenti di alcun tipo. Ma nella visione disillusa del regista sembra non esserci spazio per il lieto fine, o meglio, sembra non esserci spazio per una fine. La messinscena non condede né pausa né possibilità di dialogo, tutti sono attori contenti di far parte ad un banchetto, anche solo come pedine adatte a consumare, procreare, lavorare, dormire, defecare. Da questo punto di vista La Festa e gli Ospiti è parente stretto, oltre che dei film già citati, di Salò di Pasolini. Tutti film fortemente contestati e, guarda caso, resi invisibili proprio alle persone verso cui avrebbero potuto avere effetto utile.

filmtv.it / callme Snake

 

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By Anam

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