CRONOS [SubITA]

Titolo originale: Cronos
Nazionalità: Messico
Anno: 1993
Genere: Horror
Durata: 94 min.
Regia: Guillermo del Toro

C’è Del Toro dietro la macchina da presa, ci sono i robottoni e i mostri giganti. Ma soprattutto c’è Del Toro che è forse uno dei più grandi registi di cinema fantastico della sua generazione, uno che è stato in grado di toccare, nel corso della sua carriera, ogni possibile diramazione del cinema di immaginazione, dall’horror, al fantasy, alla sci-fi e sempre con successo, sempre con un tocco personalissimo che lo ha reso una firma immediatamente riconoscibile nel panorama mondiale.
Mi sembra quindi doveroso, mentre ce ne stiamo tutti qui ad aspettare il suo ultimo lavoro (ho già detto che ci sono i robottoni e i mostri giganti?), ripercorrerne la filmografia, a partire dall’esordio nell’ormai lontano 1993, Cronos, una peculiare di vampirismo e vecchiaia.

All’epoca, Del Toro aveva 29 anni, qualche cortometraggio e una serie televisiva all’attivo come regista, un passato come tecnico degli effetti speciali con la sua casa di produzione, la Necropia, che avrebbe curato il make up proprio per Cronos.
Il film, finanziato anche dal governo messicano, andò fuori budget di circa mezzo milione di dollari, che Del Toro mise anche di tasca sua indebitandosi e per cui chiese all’amico Ron Perlman, co-protagonista della pellicola, di ridurre di molto il suo ingaggio. Cronos andò bene in patria e venne distribuito in una release limitata anche negli Stati Uniti, lanciando la carriera di Del Toro all’estero. Per la sua opera successiva, Mimic, il regista messicano poté contare su ben 25 milioni di dollari.

Cronos racconta di un dispositivo meccanico, creato da un alchimista nel 1530, in grado di donare la vita eterna a chi lo usa. L’oggetto, che ha la forma di un insetto, finisce per caso in un negozio di antiquariato, dove si attacca alla mano dell’anziano proprietario Jesus (Federico Luppi), la ferisce e vi inietta uno strano liquido tramite dei pungiglioni simili a quelli delle vespe. Jesus ringiovanisce, si sente più forte, più in forma e sviluppa una sorta di dipendenza con il dispositivo. Purtroppo, come in ogni favola sulla magia che si rispetti, c’è un prezzo da pagare.
Sulle tracce del misterioso manufatto c’è anche un miliardario malato terminale, che sguinzaglia suo nipote (Perlman) proprio nel negozio di Jesus.
Perché ci sono delle regole da seguire se si vuole utilizzare il dispositivo Cronos. E il miliardario le conosce. Jesus no.
Attratto prima da una bistecca cruda nel frigorifero, poi da una macchia di sangue sul pavimento, Jesus capisce che cosa è diventato e che significa vivere in eterno.

Come sempre accade quando si parla di un film di Del Toro, ci troviamo di fronte a un qualcosa di anomalo e originale, narrato coi toni malinconici di una fiaba gotica e con un gusto estetico squisitamente europeo. Un protagonista anziano, una storia dalle tematiche adulte, un approfondimento dei personaggi e delle loro inquietudini, la paura dell’invecchiamento e della morte e l’illusione di sconfiggere entrambe. E la vita quotidiana di un antiquario con sua moglie e la sua nipotina Aurora. Il soprannaturale che viene accettato come se fosse parte integrante dell’esistenza, in particolar modo dalla bambina, capace di guardare alle trasformazioni subite dal nonno senza battere ciglio, ché l’amore di certe cose non si cura. E non è un amore che lo spettatore è obbligato a forza a dare per scontato. Al contrario, Del Toro ce lo mostra tramite piccoli gesti e tenerezze tra i due personaggi e senza l’ausilio di dialoghi, dato che la bambina pronuncia una sola parola per tutta la durata del film.

Cronos ha un lento e meditato. Non c’è azione, la violenza è ridotta al lumicino. Del Toro non ha la frenesia di intrattenere. Ha per le mani una storia bellissima e la vuole raccontare nel migliore dei modi. Vuole suscitare sia reazioni emotive che riflessioni. Ci commuove, ci fa sorridere e, ogni tanto, ci colpisce con dei dettagli macabri, stemperati però da una sottile ironia, altra componente tipica del cinema di Del Toro. E così abbiamo la lunga sequenza ambientata in un’impresa di onoranze funebri, con tutta la preparazione di un cadavere per l’esposizione alla veglia, abbiamo il particolare della pelle in decomposizione di Jesus che comincia a cadergli dalla faccia, l’inquadratura disturbante di lui che lecca il sangue dal pavimento. Tutte cose che stanno lì a rivelare la profonda anima gotica di Cronos. Un film che a volte scivola nei toni da commedia, altre in quelli del dramma, ma mantiene sempre una tensione palpabile, quasi un velo maligno che ne offusca la quiete apparente.

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Del Toro, al suo primo lungometraggio da regista, dimostra già uno molto maturo e unico, oltre a sviscerare una serie di tematiche che si porterà dietro per tutta la sua carriera: la presenza dei bambini che diventano quasi lo specchio dell’autore, la cura nel tratteggiare i rapporti affettivi tra le persone, perché il cinema fantastico ha poco senso se non si è in grado di renderlo a misura d’uomo, un approccio che è sia magico che realistico alla vita, dove il soprannaturale è un qualcosa che pulsa nel sottosuolo e ci circonda come un’aura, ci minaccia, ma ci sostiene anche.
Del Toro ha un forte rigore etico. Il che non vuol dire tracciare una linea netta di demarcazione tra buoni e cattivi, ma significa non aver paura di operare una distinzione tra bene e male, per quanto le due componenti esistano sia nei personaggi positivi che in quelli negativi e a nessuno venga negata l’empatia necessaria.

A livello estetico, Cronos è una gioia per gli occhi nonostante le ristrettezze di budget (appena due milioni e mezzo di dollari). Del Toro comincia qui a delineare la sua ossessione per gli insetti, le creature bizzarre e i meccanismi mossi da leve e ruote dentate. Solo la fattura del dispositivo Cronos vale i 94 minuti spesi a guardare il film, soprattutto quando la macchina da presa entra nell’apparecchio e ci mostra il suo funzionamento.
Ed era appena un esordio. Eravamo appena all’inizio di una carriera straordinaria che ci avrebbe consegnato forse l’unico regista contemporaneo che ha fatto del fantastico, in tutte le sue forme, la sua ragione di vita.

Recensione: ilgiornodeglizombi.wordpress.com

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By Anam

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