NI LE CIEL NI LA TERRE [SubENG]

Titolo originale: Ni le ciel ni la terre
Paese di produzione: Francia
Anno: 2015
Durata: 100 min.
Genere: Drammatico, Fantastico, Spirituale, Guerra
Regia: Clément Cogitore

Afghanistan, 2014. Con l’avvicinarsi del ritiro delle truppe, il capitano Antarès Bonassieu e la sua squadra vengono assegnati a una missione di sorveglianza nella remota valle di Wakhan, al confine con il Pakistan. Nonostante la determinazione del gruppo, il controllo della zona sfugge lentamente dalle loro mani. Durante una buia notte di settembre, i soldati iniziano misteriosamente a sparire dalla valle. filmtv.it

Esordio di un coraggio folgorante quello di Clément Cogitore, Ni le ciel ni la terre, che senza alcuna remora prova a indagare lo spazio (nuovo) di una guerra (presente) sottolineandole i punti oscuri, i buchi neri di senso e di impressione, la fallacia stessa della visione. Un distaccamento di truppe francesi, guidata dal capitano Renier, sta perlustrando una valle abitata da un villaggio di pastori e frequentato da talebani locali. All’inizio le relazioni locali sono tese, ma sempre sotto stretto controllo, e tutto pare procedere in un’inquietante calma apparente. Poi l’inspiegabile accade: due soldati francesi scompaiono senza lasciare traccia. Poi ci sono altre scomparse, e nessuno può tenere conto di quello che sta succedendo in questo sbocco sul mare Triangolo delle Bermuda. Tutto ora sfugge al controllo, tutto ora è solo apparenza, come l’instabilità mentale del capitano e il suo tentativo (sempre più disperato) di trovare un senso a tutto questo.

La guerra post(post)moderna è uno squarcio ancora inclassificabile sull’oblio, un luogo in cui tutto può succedere e gli elementi conìgnitivi di indentificazione (nemico, territorio, armi, strategie) sono pressochè sperimentali. Questo allo stesso tempo non può assumere lo status di film di guerra, nel momento in cui la riflessione filosofica di grande suggestione lavora la percezione ai margini, in unità temporali profondamente dilatate ed ellittiche in cui la sua sovrannaturale (o teologica) risacca è latente sotto la superficie. L’unica vittima, in questi termini, è la figura doppia dell’attore/spettatore che assiste inerme a queste sparizioni mistiche e ingiustificabili.

Ambientato nello sperduto Wakhan (remota provincia afghana) ma girato in Marocco, questo appare un film destinato alla perdizione, giocato sul concetto di spazialità interpretato come erosione progressiva del razionalismo cognitivo del soldato, che riporta il capitano verso una fallacissima riflessione umana. Lo sguardo in questo modo è addirittura rafforzato da elementi/strumenti di tecnologia e derivazione militare, il vedere attraverso il calore e la notte, la possibilità nell’impossibilità. Ma questo non fa altro che rendere tutto ancora più sfuggente, aumentando la percezione dell’oblio e della deriva, facendo emergere la stessa apocalitticità latente in queste nostre “piccole” e silenziose guerre contemporanee. Il suono (dalla techno alla classica, contrappuntati al vuoto del paesaggio/passaggio) ampliano il contesto di queste figure che nuotano nel vuoto cercando di sopperire alla e sperando di non scomparire, nel taglio di un immagine, nel fuoco di una guerra.

Erik Negro – cinelapsus.com

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By Anam

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