COSMOS [SubITA]

Titolo originale: Cosmos
Paese di produzione: Francia, Portogallo
Anno: 2015
Durata: 103 min.
Genere: Drammatico, Fantastico, Noir, Thriller
Regia: Andrzej Żuławski

Tra i film più attesi dell’anno, la nuova opera di Andrzej Zulawski dopo quindici anni di dalle scene: Cosmos è un’opera complessa che si traduce in un surreale teatro dell’assurdo. Miglior regia a Locarno 2015 ed evento speciale al Trieste Film Festival 2016.

La piccola locanda degli orrori
Witold non ha superato gli esami di diritto e Fuchs si è appena licenziato da una società di moda parigina. I due vanno a trascorrere qualche giorno in una pensione familiare dove si imbattono in un inquietante presagio: un passerotto impiccato nel bosco. Witold si innamora della giovane proprietaria che però si scopre essere da poco sposata con un rispettabile architetto. Un’altra impiccagione, quella del gatto, è opera di Witold. Perché? E soprattutto: la prossima vittima sarà un essere umano? [sinossi]

“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita.” Con Dante, recitato nel da Witold, si apre Cosmos, Pardo per la miglior regia alla 68esima edizione del Festival di Locarno, inaugurando una serie di citazioni di cui sarà costellato. Ma più correttamente avrebbe dovuto declamare “Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate”, spettatori in questo film. Speranza di verosimiglianza e linearità narrativa. Frase che si potrebbe rivolgere anche ai due protagonisti, Witold e Fuchs che stanno entrando in una piccola casetta degli orrori, con un giardino dove avvengono fatti inquietanti che suonano come moniti o presagi oscuri. Un passerotto impiccato e prima di lui un pollo, già spennato. Entriamo, noi come i due personaggi, in una dimensione claustrofobica, un luogo da cui sembra non si possa uscire, come la villa de L’angelo sterminatore. Il surrealismo è richiamato subito dalle formiche che invadono il piatto di portata durante il pranzo. Scena cui si ricollegherà quell’altra, verso la fine, con un prete che si apre i calzoni da cui esce uno sciame di api. Gli animali che anormalmente popolano la casa, come le pecore nel film di Buñuel. La sul panino. Rientrano anche nell’osmosi della casa con il suo giardino stregato e inquietante, sorta di bosco di The Blair Witch Project. Che sia Madame Woytis/Sabine Azéma la regina di quell’antro di streghe? O la cameriera, vestita da suora, con il labbro deforme? E l’epilessia che contagia sia lei che Witold. Ci sarà poi uno stacco con un viaggio, una spiaggia per poi tornare di nuovo in un’altra casa, in montagna, dove si ripeteranno le stesse cose, con varianti (la cameriera senza più il labbro leporino) e la stessa claustrofobia.

Witold l’intellettuale (con lo stesso nome dello scrittore) che discetta di letteratura e poesia, e Fuchs il personaggio frivolo che parla di sfilate di moda. La composizione dell’immagine della loro stanza porta a una moltiplicazione di immagini sospese, quadri secondari, lo schermo dei due pc, gli specchi, le due finestre. E poi la televisione e i quadretti surreali in altre stanze. Sono gli schermi al quadrato, i punti di fuga, le tante finestre sull’arte e sul cinema di un film che vuole funzionare come un meta-testo. Immagini che spesso sono dei testi scritti, nel pc di Witold, di romanzi e poesia: il cinema che torna, visualizzandola, alla scrittura da cui è partorito. Il cinema e la letteratura si intersecano continuamente (“Un film è un testo con degli attori che lo recitano in dialoghi” dice Zulawski).
Ritorno al cinema di Andrzej Zulawski dopo quindici anni di dalle scene, Cosmos è un reticolo, uno stratificarsi di citazioni. Dante e Sartre, Chaplin e Pasolini, Star Wars e Shakespeare, il fantasma di Amleto, Tintin e naturalmente lo stesso Gombrowicz.

Cosmos è un teatro dell’assurdo, un film sciarada fatto di dialoghi calembour, di continui giochi di parole. Che arriverà a interrogarsi sulla sua stessa narrazione, chiedendosi come finire il film, come fosse un racconto interattivo. E Zulawski proporrà due finali, in montaggio alternato, con Witold solo e accompagnato, per aggiungerne un terzo, il backstage del film sui titoli di coda. Ogni situazione narrativa ne contiene infinite altre possibili. La cameriera con o senza labbro deforme. Il gatto ucciso, ma che si vede subito dopo allegramente zampettare, e che si vede ancora come palesemente un peluche impiccato nel backstage.

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Con Cosmos siamo di fronte a un film epocale. Zulawski riesce in un’impresa che finora era riuscita solo a Cronenberg, con Il pasto nudo e Crash, quella di tradurre al cinema un intraducibile al cinema, Cosmos il romanzo joyciano di Gombrowicz, autore apolide di origine polacca proprio come il regista. “Un film che costruisce da un romanzo che distrugge, che dice che la vita non è nulla, che un uccello impiccato non è nulla, ambientato in Polonia, cioè in nessun posto, e trasposto cinematograficamente in Portogallo, cioè in nessun posto.”

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By Anam

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