ANESTHESIA [SubITA] 🇺🇸

Titolo originale: Anesthesia
Paese di produzione: USA
Anno: 2015
Durata: 90 min.
Genere: Drammatico
Regia: Tim Blake Nelson

Walter Zarrow, professore di filosofia, viene ferito durante una rapina. Nel tentativo di scappare, si ritrova tra le braccia di Sam, un padre di mezza età in città per una relazione. Sam risponde a malincuore alle richieste di Walter quando questi perde i sensi tra le braccia. Nell’esplorare il perché Walter, Sam, il rapinatore e un tossicodipendente di nome Joe, siano uniti dal destino, si esplora la città di New York, passando presto in rassegna le vite interconnesse di una casalinga alle prese con l’alcolismo, di un adolescente che vuole disperatamente perdere la verginità, di un brillante scrittore che combatte la tossicodipendenza, di due genitori che affrontano la prospettiva di una malattia terminale e di una studentessa che desidera sentirsi viva.

UN DRAMMA CORALE CHE TROVA LA SUA CIFRA NEI DIALOGHI ERUDITI FRA PERSONAGGI COLTI, NEL CONFRONTO CELEBRALE CON UNA REALTÀ CUPA E IMPENETRABILE

Come ogni venerdì sera, Walter Zarrow (Sam Waterstone), compra alla moglie Marcia (Glenn Close) un mazzo di fiori nel negozio vicino casa. Si ferma a parlare pochi istanti con un ragazzo per strada, ma dopo qualche minuto succede l’imprevedibile: viene brutalmente aggredito da sconosciuti. Prima di perdere i sensi, sussurra qualcosa nell’orecchio di uno dei suoi soccorritori (Corey Stool). Attorno a quest’aggressione ruotano una dozzina di personaggi e una manciata di storie, tutte accomunate da un unico grande tema: la desolazione dell’individuo.
Tim Blake Nelson dirige ed interpreta questo dramma corale, dove persone fra loro esplicitamente o implicitamente correlate, si confrontano sugli stessi quesiti antichi, imperituri e insondabili che da sempre tormentano l’uomo: quel è il significato ultimo della vita, perché il mondo è così spregevole, qual è la verità? Non a caso Walter Zarrow è un professore di filosofia alla Columbia University, il figlio Adam Zarrow (Tim Blake Nelson) si destreggia fra problemi familiari; in qualche altra parte della città Jeffrey (Michael K. Williams) sta cercando di aiutare un suo amico d’infanzia (K. Todd Freeman) ad uscire dalla dipendenza di eroina, e nel New Jersey una casalinga (Gretchen Mol) si consola con l’alcol mentre il marito si trova in China per lavoro. Sophie (Kristen Stewart), voce della sofferenza del mondo, è una studentessa del professor Zarrow che soffre di depressione e autolesionismo, deve procurarsi delle ferite per sentirsi viva. Questi personaggi gravitano attorno al mondo del professore, o sono coinvolti nella sua aggressione: tutti però cercano redenzione, salvezza o compassione, imprigionati in una condizione di anestesia del corpo e dell’anima.
Maledettamente soli e disperati, gli individui sono forzati ad avvicinarsi, sebbene vorrebbero evitare il contatto l’un l’altro. Sommesse alle dinamiche mondane e alle trame di cui è interrelata la storia, forze centrifughe e centripete lottano strenuamente con la stessa delle figure che sulla scena cercano di sopravvivere. Droga, alcol, marijuana, autolesionismo, le vittime del mondo spietato di Nelson trovano consolazione solo nella fuga, nel movimento salvifico verso l’esterno. Non esiste comunicazione, non è raggiungibile la verità, ne’ è ipotecabile alcuna soluzione di salvezza. C’è una tensione di fondo ad ogni vita, un disagio nello stare al mondo che coinvolge tutti. La città è una prigione di brutalità e sconforto, senza o consolazione, dove la gentilezza di pochi è vittima del gesto sgraziato di molti. E se ipoteticamente l’uomo non fosse destinato a questo mondo? Se per lui non ci fosse altro che desolazione, solitudine e disperazione.
Qual è il significato della vita? Perché la vita? Nelle lezioni del professore sono racchiuse le stesse domande che regolano lo sviluppo degli eventi. Ne esce una riflessione in cui vengono penetrati i quesiti filosofi, rappresentandoli con violenza e coerenza. Una pellicola essenziale, dove Nelson non ha lasciato alcuno spazio al superfluo. Con un montaggio intrecciato, diversi piani sequenza lunghi che ricordano Birdman e un intreccio simile a Crash, quand’anche lo scarto degli anni e l’abitudine al genere rendono il prodotto meno innovativo e macchiato dal cliché. Colpisce l’intelletto, la ragione, trascurando il cuore e l’emozione. Anesthesia più che nella rappresentazione scenica, trova la sua cifra nei dialoghi eruditi fra personaggi colti, nel confronto celebrale con una realtà cupa e impenetrabile. Un viaggio intellettuale nella solitudine: un faccia a faccia con la dell’uomo, con la sua impossibilità di trovare una locazione alla sua esistenza, un significato al suo stare al mondo, un senso al dolore. Non c’è consolazione se non nella conoscenza e nella presa di di una insondabile, il cui valore ultimo sta nella meraviglia della solitudine, come diceva Montaigne: “Solo nella solitudine l’uomo può conoscere la libertà”.
Così, come il professore Zarrow che per 30 anni non ha trovato risposte ai quesiti della vita, continueremo per sempre a porci le stesse domande, arrivando forse alla conclusione che solo un mazzo di fiori, un bicchiere di latte e altri semplici gesti racchiudano il significato ultimo della vita. Ma, se dovesse succedere che neanche l’azione di questi gesti genererà uno spiraglio di salvezza, neanche un barlume di luce, allora socraticamente dovremmo continuare a porci queste stesse domande nella consapevolezza, che per beffa divina, siamo esseri destinati a non conoscere le risposte.

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By Anam

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