AD OVEST DI PAPERINO

Titolo originale: Ad ovest di Paperino
Paese di produzione: Italia
Anno: 1982
Durata: 91 min.
Genere: Commedia, Grottesco
Regia: Alessandro Benvenuti

Erano gli anni ’70. Stavano cambiando molte cose a Firenze.

In principio erano I Giancattivi, collettivo teatrale formato da Alessandro Benvenuti, Francesco Nuti ed Athina Cenci, famoso per alcuni spettacoli come “Il teatrino”, “Nove volte su dieci più una”, “Italia 60” o “Pastikke”. Molto probabilmente i più grandicelli (e di certo non io) si ricorderanno di questo progetto.

Ma negli anni ’80 c’era anche la voglia di esprimere meglio il loro stile, ovviamente su pellicola.

E c’era bisogno di qualcuno capace di rimpiazzare i grandi interpreti (i cosiddetti “Mostri”) precedenti a loro, all’epoca intenzionati a percorrere nuove strade, meno comiche e più impegnate, c’era bisogno di qualcosa che potesse colmare il vuoto che aveva lasciato la dipartita del varietà televisivo, o la mancanza di contributi da parte degli sceneggiatori storici degli anni ’50 e ’60. Tutto questo mentre la televisione si stava rinnovando, puntata a proporre nuovi tipi di intrattenimento: musica, cabaret, e un nuovo tipo di umorismo (purtroppo al giorno d’oggi evoluto male, ma male davvero, ma è un discorso che preferirei fare altrove e non qui).

Ebbene, l’apparizione sul grande schermo dei Giancattivi è purtroppo l’unica dove sono tutti insieme. La loro fine, e nel frattempo l’inizio di Benvenuti.

Sì, perché “Ad Ovest Di Paperino” è indubbiamente il loro canto del cigno, visti i dissidi avuti, durante la realizzazione del film (ma anche precedentemente c’erano alcuni distacchi tra i componenti), tra ciascun componente. Poi la rottura, e di conseguenza la svolta. Due terzi di loro decidono di prendere una strada diversa. Nuti e Benvenuti, ognuno per la propria strada (la Cenci continuerà a seguire il secondo comunque sul set di altri films), passeranno alla regia di varie commedie di cui saranno anche interpreti, chi riuscendoci bene, chi meno bene.

Rimarrà questo lavoro. Che non è un’idiozia incapace di decollare come dovrebbe. E’ un ottimo esempio di quella comicità particolare, innovativa, tipicamenta fiorentina, forse non facilmente comprensibile, ma degna di chiamata comicità.

Un’opera sviluppata tutta interamente intorno a loro tre, i protagonisti. Marta (Athina), una strana pittrice che crede a storie di principi azzurri trasformati in piccioni e che disprezza i neonati, Francesco (Nuti), un simpatico diretto verso l’ufficio di collocamento, e Sandro (Alessandro), un grande affabulatore e perdigiorno molto sicuro di sè, residente in una radio privata.

Il film è pieno di scene originali e divertentissime (come la scena del Tampax, con tanto di inseguimento da parte della polizia, o quella di Veleno, uno dei tre amici con cui i nostri decidono di vedersi) che sono tutte un succedersi durante la peregrinazione dei tre allegri “nullafacenti” nel corso del film. Non c’è una sceneggiatura. Ma stranamente è come se ci fosse comunque, nascosta da qualche parte ma presente. E rappresentata dal loro viaggio. Un viaggio a volte grottesco, a volte surreale, a volte paradossale, a volte non-sense, in poche parole: insolito.

Ma nello stesso tempo, uno specchio di un’epoca, un documento da non sottovalutare, una dimostrazione che la vera comicità fiorentina non è, fortunatamente, il solito Pieraccioni o Ceccherini di turno, ma è (o forse sarebbe meglio è stato?) qualcosa capace di andare oltre, proprio lì, in quella frazione di Prato da cui prende il titolo il film. Paperino, appunto.

Solo che qui per fare qualcosa di brioso e divertente non c’è stato affatto bisogno dell’omonimo personaggio Disney.

Recensione: debaser.it

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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