BROKEN SAINTS [SubITA]

Titolo originale: Broken Saints
Nazionalità: Canada
Anno: 2002
Genere: Animazione, Drammatico, Serie TV, Sperimentale, Spirituale, Visionario
Durata: 720 min. [24 episodi]
Regia: Brooke Burgess

Per spiegare Broken Saints bisogna raccontare due storie, diverse e parallele. La prima porta la data del 2000: narra il coraggio e la fortuna di Brooke Burgess, un giovane canadese di Vancouver, fino ad allora impegnato nella realizzazione di videogiochi, che racconta una sua idea a un amico, il disegnatore Andrew West. Questi, affascinato dal progetto, ne parla a Ian Kirby, un suo amico che sa come usare Flash, il software che rende facile l’animazione per web. Broken Saints nasce così, con tre autori e l’aiuto di due musicisti (Tobias Tinker e Quentin Grey) che sanno comporre e suonare musiche minimaliste ed evocative. Non serve altro. Perché l’idea non era quella di un cartone animato, ma di un fumetto per web. Senza voci e con le nuvolette in inglese. Non che non ci fossero problemi: anche a lavorarci gratuitamente serviva un lungo e i soldi per sostentarsi. Infatti chi trova Broken Saints su web può scaricarlo gratuitamente.

Così Burgess decide di dar fondo ai 100 mila dollari (canadesi) che aveva in banca. «Un anno e mezzo dopo sono finiti e abbiamo dovuto chiedere aiuto ad amici e parenti. Siamo riusciti ad arrivare in fondo solo grazie alle donazioni del pubblico, alle vendite di merchandising, ai concerti di beneficenza». In fondo però ci sono arrivati bene: Broken Saints raggiunge le 12 ore di lunghezza, 2.500 spettatori affezionati e 4 milioni di visitatori. Inoltre si aggiudica il premio del pubblico al Sundance Festival del 2003. Insomma, di Broken Saints si comincia a sentir parlare così tanto che la Fox decide di farne un DVD, in uscita ora in Italia, con aggiustamenti e miglioramenti, l’aggiunta delle voci (oltre che del commento degli autori) ed extra vari. Davvero una storia “fantastica” insomma. E poi c’è l’altro racconto necessario: e anche in questo si tratta di una storia bella, intrigante e ispirata. Vede protagonisti quattro personaggi che vengono da angoli diversi della terra: Kamimura è un sacerdote giapponese, Raimi è un programmatore americano, Oran un mercenario iracheno, Shandala una misteriosa ragazza che vive in un’isola delle Fiji. Tutti e quattro vedono un simbolo misterioso (un occhio verticale racchiuso in un cerchio) che annuncia la fine del mondo. I quattro personaggi vivranno una lunga storia di crisi personale, li vedremo lasciare quello che hanno, cambiare, soffrire, confrontarsi, parlare a lungo (spesso con se stessi), finché scopriranno cospirazioni politiche ed economiche, militari e religiose, planetarie e apocalittiche. Ma qualsiasi riassunto sarebbe inefficace. Perché quello che rende unico Broken Saints è la sua forza comunicativa, la sua strabordante ispirazione. Non è un caso che tutti i capitoli siano punteggiati da frasi di grandi maestri dell’arte e del pensiero. Si va da Freud a Shakespeare, da Gibran a Fowles, e si citano anche brani del Corano e del Vangelo. C’è anche il mondo del fumetto, con Grant Morrison e, ovviamente, Alan Moore. Questa di Albert Einstein: «La ricerca della verità è più importante del suo possesso». E quest’altra del matematico Niels Bohr: «L’opposto di una affermazione corretta è un’affermazione falsa. L’opposto di una profonda verità può essere un’altra profonda verità». Niente male. Infine Mahatma Gandhi: «Devi essere tu il se desideri vederlo nel mondo». Non serve altro. Broken Saints è fatto di molte parole, di molti dialoghi in cui tutti i personaggi importanti sono profondamente impegnati. Non si parla mai tanto per parlare. Ma il suo linguaggio varia spesso: può essere tecnico, profondo, poetico, e anche volgare quando necessario. Broken Saints è fatto di tempi lunghi, di attese, di pause, di frasi e parole pronunciate lentamente. Ma è fatto anche di colpi di scena, di momenti di forte tensione, di scontri, di violenza. Bisogna dirlo: i disegni non sono il massimo. Anzi, talvolta lasciano proprio a desiderare. Ma anche questi (realizzati direttamente sul computer) come tutto il resto hanno una qualità impagabile: quella di essere realizzati con intensa passione da un gruppo che ha fatto qualcosa in cui crede davvero. Guidato da questo Brooke Burgess che è una vera forza della natura. Mentre Broken Saints è tutto serio, cupo, ipnotico, con pochi accenni di ironia e molta intensa tragicità, lui in pubblico sprizza contagiosa energia, spara battute e risate, condendole con espressioni da vero entertainer. Il minimo che potrebbe fare è il predicatore, ma non sarebbe male neppure vederlo in un talk show alla David Letterman. In ogni è uno che ha cose da dire. «Ho voluto fare Broken Saints in questo modo per dare alle emozioni una profondità. Non basta scuotere il pubblico. Bisogna avere il tempo di far vivere certe emozioni, certi pensieri, di digerirli, di macerarli. Troppo spesso lo riduce le proprie potenzialità in una formula su come tenere alta l’attenzione, troppo spesso si fa solo intrattenimento. Nel nostro mondo manca lo spazio per il raccoglimento, la meditazione, la possibilità di chiedere a noi stessi il senso di quello che facciamo. Broken Saints invita a farlo e offre i tempi per poterlo fare. Tra i molti appassionati che ci hanno seguito uno mi ha colpito molto. Un signore che ci ha scritto per dirci: “È incredibile. È così emozionante. Mi ha aperto gli occhi sulla realtà. Vi ringrazio tanto. Ma fate in fretta. Ho 65 anni e una brutta malattia. Morirò presto. Non so quando, ma so che sto per andarmene. Questo sarà il mio ultimo grande viaggio e voglio portarvi nel mio cuore quando andrò via“. Ci ha pregati: finite Broken Saints in tempo».

Guarda anche  ASTRAKAN (SubITA)

Recensione: xl.repubblica.it

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By Anam

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