WHEN THE LAST SWORD IS DRAWN [SubITA] 🇯🇵

Titolo originale: Mibu Gishi Den
Paese di produzione: Giappone
Anno: 2003
Durata: 137 min.
Genere: Azione, Drammatico
Regia: Yōjirō Takita

When the Last Sword is Drawn, in una accurata ricostruzione storica, tratteggia il passaggio epocale tramite due flashback incrociati che, partendo da esperienze opposte, evidenziano la saturazione e l’involuzione di un modello socio-individuale. Il primo piano è ambientato nell’inverno del 1899: mentre il nipotino ammalato viene visitato, l’attenzione del nonno, Saito, è attratta da una fotografia sbiadita di un samurai. Il giovane dottore, Chiaki, in procinto di chiudere lo studio per trasferirsi in Manciuria, racconta che si tratta di Yoshimura, un vecchio amico del padre, ma soprattutto suo insegnante e mentore. Anche Saito conosce quello sguardo perennemente sereno e sorridente: appartiene a un mondo che credeva di aver dimenticato, appartiene al suo passato nella shinsengumi, l’esercito posto a difesa dello shogunato.

Yoshimura entra nella vita di Saito nel 1863, quando giunge a Mibu, quartiere di Kyoto sede della milizia, dopo aver tradito il suo clan – troppo povero per mantenere lui e la sua famiglia nei lunghi anni di crisi. Saito prova odio e rancore per quel trasandato nobile di campagna, sempre prodigo di riverenze e untuosi salamelecchi, tanto lesto nell’accaparrarsi soldi quanto velocissimo nell’uso della spada. I due ricordi, quello del giovane discepolo che seguiva le lezioni di Yoshimura prima che fuggisse dal clan, e quello dell’eterno rivale, amico/nemico che mischia il disgusto con il rispetto, si legano e confondono, fino a smascherare la nuda realtà di eroismo e perdita della speranza. Saito e Yoshimura assurgono così a figure archetipiche del mutamento antropologico che il Giappone stava subendo. In un dialogo in filigrana durante un duello sotto una scrosciante, il primo rivela di essere “ancora vivo soltanto perché nessuno è ancora riuscito a uccidermi”, mentre il secondo controbatte che uccide “perché non voglio morire”: Saito rappresenta l’utopica nobiltà del bushi, inconsapevolmente anacronistica, con tutto il suo portato di ricerca della morte e di compresenza con il vuoto che è l’esistenza; Yoshimura, dal canto suo, incarna la disillusione caparbia, colui che cerca di mantenere vivo l’ideale dell’onore, senza per questo rinunciare all’anelito per la vita. In questo senso il destino si rivela amaro: nel gioco di nebbia, urla e inutile furore con cui si chiude un ciclo, a scomparire non sono solo uomini, ma anche una parte dell’identità di una nazione.

Takita bilancia il suo racconto sulla perdita e sul ricordo con innesti di lancinante nostalgia e trasporto emotivo, rendendo giustizia anche ai personaggi secondari (il figlio di Yoshimura, la geisha riscattata da Saito, tutti i samurai della shinsengumi – così familiari nei loro difetti), ma peccando sulla lunga distanza. When the Last Sword is Drawn si sfilaccia nel finale, esasperato e sbrodolato, col rischio non sempre evitato di cadere nel lacrimevole, quasi sia l’unico modo per conquistare definitivamente lo spettatore. Il difetto, concessione a una visione di stampo epico-buonista, non riesce comunque a inficiare l’asprezza del narrato e la sua pulsante attualità.

Recensione: sentieriselvaggi.it

Come è stato il film ?
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

Related Posts

AGRAfilm è ONLINE AGRAfilm è OFFLINE