THE WAILING [SubITA]

Titolo originale: Goksung
Nazionalità: Corea del Sud
Anno: 2016
Genere: Horror
Durata: 156 min.
Regia: Na Hong-jin

Nel piccolo villaggio di Goksung, immerso tra le montagne della Corea del Sud, Jong-goo è un ufficiale di polizia che si ritrova ad indagare su un efferato delitto nel quale una coppia è stata barbaramente trucidata da un individuo che ha agito sotto l’effetto di funghi allucinogeni. Il crimine è soltanto il primo di una lunga serie e per cause inspiegabili diverse persone perdere il senno della ragione in tutto la zona; le voci della gente comune sembrano incolpare un anziano giapponese, giunto da poco in paese e abitante in una casetta isolata nella foresta. Inizialmente Jong-goo non crede alle dicerie ma quando sua figlia si ammala gravemente, dando segni di squilibrio fisico e mentale, decide di vedere più a fondo nella questione ingaggiando anche uno sciamano per comprendere se forze sovrannaturali stiano agendo sul villaggio e i suoi abitanti.

Il diavolo si nasconde nei dettagli

Negli ultimi mesi la Corea del Sud ci ha regalato due perle dell’horror contemporaneo, entrambe acclamate da critica e pubblico: il prorompente zombie-movie Train to Busan (2016) e il qui oggetto di recensione The Wailing, un film più intimista a livello di narrazione che intreccia le dinamiche cardine del poliziesco con elementi mystery in maniera sublime. Una sorta di Memories of Murder (2003) speziato da quell’elemento fantastico tipico delle ghost story d’oriente capace di lasciare con il fiato sospeso per tutte le due ore e mezza di visione, in un connubio tra dramma familiare e tese atmosfere da thriller di nel quale niente è quello che sembra: fino alla fine la narrazione, costruita su un progressivo crescendo di tensione emotiva, non svela le sue carte, concentrando nei venti minuti finali la risoluzione dell’enigma. Non è esagerato dire che la sequenza in cui tutti i nodi vengono al pettine, imbastita su un doppio binario nel quale due dei personaggi principali si trovano rispettivamente in gioco di fronte a poteri al di là della loro comprensione, sia una delle più belle pagine di Cinema con la c maiuscola degli ultimi anni, un favoloso ed inquietante tourbillon di colpi di scena che lasciano stupefatti nel condurre all’amaro epilogo. Ma sarebbe riduttivo esaltare solo la magnifica conclusione, giacché l’intero costrutto regala passaggi di strepitosa bellezza, strizzando qui e là l’occhio sia al filone dei morti viventi che alle più classiche storie di fantasmi e di possessioni, lasciando scatenare l’avvincente azione in una manciata di scene chiave (splendida quella includente il primo assalto del cane) che indagano nella moralità dello stesso protagonista, uomo pronto a tutto pur di proteggere la sua bambina. Na Hong-jin, già autore di due grandi opere come The Chaser (2008) e The Yellow Sea (2010) e anche autore della sceneggiatura, rimastica il genere dando vita ad una creatura filmica di beffardo e crudele fascino, trasformando la gestione dei dettagli in un machiavellico mezzo per instradare alla realtà dei fatti, tanto che una seconda visione è in grado di svelare la minuziosa precisione della trama in cui ogni particolare ha una sua precisa logica.

Recensione: cinema.everyeye.it

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By Anam

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