GODZILLA MINUS ONE (SubITA)

Titolo originale: Gojira -1.0
Paese di produzione: Giappone
Anno: 2023
Durata: 124 min.
Genere: Azione, Avventura, Drammatico
Regia: Takashi Yamazaki

Dopo la Seconda guerra mondiale, il Giappone è stato ridotto in ginocchio e deve ripartire da zero. In questo contesto, Godzilla appare improvvisamente e fa precipitare il paese in uno stato ancora più negativo: è la situazione più disperata nella storia del Giappone.

Non so se vi ricordate come è passato Godzilla Minus One dalle nostre parti: una settimana in sala a orari incompatibili con la vita adulta (tra l’altro, io stavo pure male e nella merda fino al collo) per poi sparire dalla circolazione. Ho sperato che la storica vittoria dell’Oscar muovesse qualcuno a pietà e lo spingesse a riportare il film in sala, ma ovviamente non è successo. Non è previsto alcun arrivo su piattaforme streaming, non a breve. Di fatto, è un film indisponibile in gran parte del mondo, però è da qualche giorno disponibile su Prime, in Giappone. Sapete tutti cosa comporta ciò nell’anno del Signore 2024. Solo le distribuzioni non lo sanno.
Ma alla fine sono buone notizie, perché sono riuscita a vederlo e questo mi ha dato abbastanza felicità da sopravvivere per un paio di mesi. 
Prima di tentare un’analisi del film il più possibile razionale, sparo subito l’iperbole del giorno: Godzilla Minus One è un capolavoro. Che poi neanche è tanto un’iperbole. 

Cominciamo con una considerazione da fan girl, tanto per buttare la summenzionata nel secchio: non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati ad avere, nel giro di quattro mesi, due film di kaiju, diversissimi tra loro, con intenti anche opposti, ma che incassano tanto, ricevono premi, fanno parlare di sé. Non trovo affatto contraddittorio divertirsi come scemi guardando Godzilla x Kong e amare in maniera appassionata e viscerale Godzilla Minus One. C’è spazio per ogni versione possibile di Godzilla nel mio cuore e più Godzilla ci sono al mondo, più questo diventa in automatico un posto migliore. 
E no, non preferisco, da un punto di vista concettuale, un approccio rispetto all’altro, anche perché Godzilla è una creatura che, nel corso della sua storia (e lo abbiamo già detto) ha avuto tante anime e tante rappresentazioni, quindi ci sta sia il film grosso e un po’ sciocco  sia quello mortalmente serio. 
Ciò premesso, tre minuti presi a caso di Godzilla Minus One sono superiori in ogni aspetto all’intero monster-verse, e la cosa è ancora più impressionante se si pensa che è un film costato un decimo di qualsiasi Godzilla statunitense. 

Godzilla Minus One non è un film meraviglioso perché sceglie la serietà, lo è perché sa che cosa farci, con la serietà e sa come inserire una lucertula gigante che sputa fuoco nucleare in un contesto estremamente realistico e credibile, senza togliere spettacolarità al mostro e senza mortificare l’umanità che si trova a doverlo affrontare. Non è un’operazione semplice, ma è anche il motivo che ha portato il Godzilla del 1954 a essere uno dei punti più alti del fantastico di tutti i tempi, questo equilibrio perfetto tra intrattenimento, struttura del racconto, uso delle metafore e dei simboli. 
Ecco, Minus One è la cosa più vicina al capostipite della saga io abbia mai visto nell’era moderna, solo che è realizzato con dei mezzi e una tecnologia che permettono di perfezionare il tutto, oltre a portarsi sulla schiena più di mezzo secolo di storia e di relativa consapevolezza. 

Godzilla Minus One si svolge in Giappone nell’immediato dopoguerra, quindi in un paese raso al suolo e demilitarizzato; il protagonista è un pilota kamikaze con un senso di colpa gigantesco dovuto, per prima cosa, al fatto di non essersi voluto andare a schiantare e, in seconda battuta, per essere sopravvissuto al primo attacco di Godzilla cui assistiamo nel film. Se ne torna a Tokyo con la coda tra le gambe e privo di voglia di vivere e lì, nella città ridotta a un cumulo di macerie, incontra una giovane donna con una bambina, che non è sua figlia, ma ha semplicemente preso con sé dopo la morte dei genitori in un bombardamento. 
I tre cominciano a vivere insieme, mentre il paese viene gradualmente ricostruito e, un paio d’anni dopo, Godzilla fa la sua comparsa, rimettendo tutto in discussione. 

Come vedete, anche soltanto a raccontare in poche righe la premessa di Godzilla Minus One, ci sono già in campo tutta una serie di temi molto pesanti. Abbiamo detto che Godzilla fa la sua prima apparizione dopo pochi minuti dall’inizio del film, ma poi sparisce dalla circolazione per una mezz’oretta, lasciando tutta la scena a questo nucleo familiare senza alcun legame di sangue che si va a formare in questo panorama postbellico di pura devastazione. E anche dopo, ha il dominio assoluto di una sola sequenza e del finale in cui il regista spara ogni singola cartuccia a sua disposizione e ci lascia tremanti e in lacrime. Ne parleremo di Godzilla, di com’è realizzato, di come si comporta, ma quello che bisogna capire di Godzilla Minus One è che non è lui il protagonista. Il minutaggio che ha a disposizione ammonterà al massimo a una ventina di minuti su oltre due ore di film, e credo che 20 minuti siano una stima fatta per eccesso. 
Godzilla è una forza della natura che si abbatte su un di persone, tra i quali ovviamente spicca il pilota Shikishima, ma quando il mostro diventa un problema collettivo, il film assume una dimensione corale, diventa il racconto di un’umanità costretta a venire a patti con un senso di sconfitta che appartiene a tutti e con un desiderio di rivalsa che diventa la spinta a collaborare, senza alcun aiuto da parte dell’autorità, senza armi a disposizione, solo persone che aiutano altre persone per sconfiggere una minaccia in grado di annientarle. 

Godzilla Minus One è un film in cui i dialoghi mi hanno fatta piangere. Non dialoghi pomposi o roboanti. Basta un “Vivi”, sussurrato al momento giusto per far venire i brividi. Basta che un veterano dica a un ragazzino che deve essere orgoglioso di non essere mai stato un soldato per abbracciare tutto il senso del film in una manciata di secondi. E questa è grande scrittura e, di conseguenza, grande cinema. 
Takashi Yamazaki comprende nel profondo la scala, le proporzioni, reali e metaforiche di Godzilla. Ci fa sentire minuscoli al suo cospetto, ma l’attenzione principale è sempre su di noi, sulla nostra percezione della creatura mostruosa che arriva a rinfacciarci i nostri peccati. Godzilla è spesso fuori fuoco, non si vede per intero, o è riflesso nei vetri, ovvero nello sguardo degli esseri umani sue vittime. Non è né buono né cattivo, semplicemente è; il suo esistere è un macigno sulla nostra coscienza. Ha gli occhi fissi, neri e vuoti di uno squalo. E in effetti, molte delle sequenze acquatiche di Godzilla Minus One sono un omaggio a Spielberg e al suo mostro marino. 

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E, a proposito di macigni, questo è un Godzilla grosso e pesante, ogni suo passo ne ribadisce l’enormità. Non è affatto plastico, simpatico e agile come il Godzilla del monster-verse. Se ne percepisce la fisicità come se non fosse animato in post produzione, ma fosse un tizio in costume che cammina su un set di modellini. Questo lo fa sembrare reale, presente, e credo sia il motivo per cui alla fine l’Oscar per gli effetti speciali se lo è aggiudicato lui e non roba costata il quintuplo. Tendiamo a demonizzare la cosiddetta CGI, quando è soltanto uno strumento come un altro per esprimere la nostra creatività attraverso il cinema. L’uso che se ne fa in Godzilla Minus One è straordinario. L’immagine di Godzilla che si carica per sputare il suo raggio atomico mi resterà impressa negli occhi e nel cervello per il resto della mia vita. 
Vedetelo, piratatelo, facciamo una petizione per riportarlo in sala in Italia. Miglior film dell’anno scorso a mani basse. Mi dispiace soltanto di averlo visto con cinque mesi di ritardo.

ilgiornodeglizombi.org

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By Anam

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