WHEEL OF FORTUNE AND FANTASY [SubITA]

Titolo originale: Wheel of Fortune and Fantasy
Paese di produzione: Giappone
Anno: 2021
Durata: 121 min.
Genere: Drammatico, Sentimentale
Regia: Ryûsuke Hamaguchi

Presentato in competizione alla 71a Berlinale, Il gioco del destino e della fantasia conferma la grande sensibilità per il mondo femminile di Ryūsuke Hamaguchi, la sua capacità di elaborare dialoghi di grande complessità e di caratterizzare i suoi personaggi, appartenenti alla società urbana contemporanea giapponese. Il tutto sviluppato in tre episodi dove giocano un ruolo chiave il caso, gli eventi che possono far prendere una via alla vita piuttosto che un’altra, l’errore, il malinteso e la simulazione, nei rapporti di coppia, anche tra ex, guardando a Rohmer e non solo.

Scale mobili e porte aperte
Episodio 1 “Magic (or Something Less Assuring)”. Quando Meiko capisce che l’uomo che sta cominciando a frequentare la sua migliore amica è il suo ex, con cui aveva rotto due anni prima, si chiede come debba comportarsi.
Episodio 2 “Door Wide Open”. Un professore universitario sulla cinquantina vince il prestigioso Premio Akutagawa con il suo romanzo. Un suo studente, che venne bocciato, pianifica di vendicarsi mandando sua moglie, Nao, pure una ex-studentessa del docente, con lo scopo di sedurlo per rovinarlo con uno scandalo sessuale.
Episodio 3. “Once Again”. Natsuko, un’ingegnera sistemista, disoccupata per un blackout della rete che ha fatto tornare all’uso di lettere e fogli cartacei, partecipa a una rimpatriata di ex-compagni di college, per la prima volta dopo vent’anni, contando invano di incontrare una donna con cui ebbe una relazione. Tornando, incrocia sulle scale mobili della stazione quella che sembra proprio la ex-compagna che cercava. Le due si raccontano della propria vita. [sinossi]

Come avevamo già considerato in occasione della presentazione di Happy Hour a Locarno, Ryūsuke Hamaguchi si conferma quale degno erede di quel cinema classico giapponese che ha saputo regalare alcuni dei più bei ritratti femminili della settima arte. Autori come Naruse e Mizoguchi hanno raccontato la condizione di sottomissione della donna in una società patriarcale ancora forte nella loro epoca, elaborando personaggi femminili di grande forza e determinazione che subivano con superiorità morale le angherie del mondo degli uomini. Nel Giappone moderno, pur in una società liberale e democratica avanzata, c’è ancora da fare per raggiungere le pari opportunità. Ce lo ricorda Hamaguchi per quanto riguarda le leggi sul divorzio nel film locarnese, e ancora nel quadro presentato dal suo ultimo lavoro Il gioco del destino e della fantasia (Wheel of Fortune and Fantasy è il titolo scelto per il mercato internazionale, mentre l’originale giapponese è Gūzen to sōzō che significa semplicemente “casualità e immaginazione”), in concorso alla Berlinale 2021. Emerge per esempio nei primi due episodi dei tre che costituiscono il film, il ruolo più di dei maschi: l’ex-fidanzato che Meiko re-incontra dopo due anni che ha fatto carriera come manager rampante, ma soprattutto l’ex-marito di Nao re-incontrato in metropolitana anni dopo il divorzio (ancora dopo Happy Hour), personaggio mediocre che è diventato editore nonostante fosse uno studente mediocre che nemmeno leggeva libri, mentre lei è una semplice correttrice di bozze, e che non concepisce da buon giapponese che una persona non abbia un biglietto da visita. Si vede poi che nel matrimonio giapponese la moglie prende il cognome del marito annullando il proprio da nubile, cosa che è importante nella terza storia. Una sentenza recente della corte costituzionale conferma questo obbligo. Il marito può prendere il cognome della moglie solo quando la famiglia di quest’ultima non abbia eredi maschi.

Il gioco del destino e della fantasia è composto da tre episodi, tutti incentrati sul concetto di casualità, su coincidenze che possono far prendere alla vita una direzione piuttosto che un’altra, sui giochi di ruolo nella vita durante, prima e dopo un rapporto di coppia, sull’essere se stessi o fingere di essere qualcun altro. Il caso nel primo episodio si manifesta all’inizio, in una tipica chiacchierata tra amiche strette che si confidano la propria vita sentimentale e intima. Meiko capisce che l’uomo che sta cominciando a frequentare Tsugumi, Kazuaki, altri non è che il suo ex. E questo ci porta al finale de La mia notte con Maude: i riferimenti al cinema di Rohmer sarebbero parecchi, Hamaguchi guarda all’autore francese come la cultura d’oltralpe del docente del secondo episodio che insegna appunto la lingua francese. Il caso è anche quello per cui la collega di Kazuaki, sempre del primo segmento, rientri in ufficio inaspettatamente bloccando così la sua riconciliazione con Meiko. Ulteriore coincidenza è il fatto che Kazuaki passi proprio davanti alla vetrina di un bar dove si trovano Meiko e Tsugumi, la sua ex-fidanzata e quella attuale. E qui il film percorre due possibili e alternative svolte, raccordate da un semplice zoom sul volto di Meiko. Qui siamo invece dalle parti di Kieślowski, di Destino cieco. Nel secondo episodio, per un errore, Nao sbaglia intestatario nel mandare una mail molto riservata al professore, perché distratta in un momento di confusione con qualcuno che pronuncia un nome simile, la mail diventa così di pubblico dominio causando un gran pasticcio. E ancora avremo un incontro casuale tra la protagonista e il suo ex-marito in metropolitana. Nella terza storia l’incrocio avviene sulle scale mobili antistanti una stazione, metafora dei tragitti di vita, delle direzioni opposte o parallele, e delle repentine inversioni di marcia (come del resto quella che fa fare Meiko all’autista del primo episodio), così come il tunnel, che ormai è stato imboccato, della fine del secondo episodio. Qui si tratta in realtà di un equivoco, di uno scambio di persona, ma ancora il caso gioca un ruolo con il rientro improvviso del figlio di Aya che interrompe un’altra situazione. Ci sono elementi narrativi ricorrenti tra i tre episodi, come il tè che viene servito nel secondo e nel terzo. Il secondo finisce con una mail mandata per sbaglio, nella confusione generata dal nome di un servizio di spedizioni. Il che anticipa il terzo in quel contesto dove si è tornati alla posta cartacea dopo quel virus che faceva inviare mail a caso, motivo per cui Aya aveva ricevuto la corrispondenza segreta del marito con una sua ex. Nao, del secondo episodio, era stata esclusa da un gruppo di chat di vecchi amici proprio come sembrerà sia a Mika/Aya nel terzo. E poi c’è la porta aperta dello studio del professore, che si ostina a non voler chiudere. Le porte aperte, quelle stesse per cui entrano all’improvviso la collega di Kazuaki o il figlio di Aya, ci ricordano di essere esposti agli imprevisti e alle possibilità della vita. Fondamentale ne Il gioco del destino e della fantasia la dimensione temporale: le storie si sviluppano nel corso di anni, con salti temporali avanti o indietro, o si ritorna a fatti della vita passata. Il tempo può essere cancellato, come per Meiko che annulla quei due anni dalla separazione con Kazuaki dopo averlo rivisto, o al contrario può annullare la memoria, come succede nel terzo episodio.

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Aya ricorda a memoria quei dialoghi delle mail del marito alla ex: lui le diceva essere difficile mettere in parole quei sentimenti forse ancora attivi. Le parole sono anche quelle della letteratura del professor Segawa di cui teorizza il ruolo nella costruzione di un racconto (del brano letto da Nao che serve nell’ narrativa del romanzo, collocato al centro del libro proprio come quella scena è nel centro del film), i loro richiami reciproci all’interno del racconto, la loro funzione evocativa, il loro ruolo semantico. È così per lo stesso Ryūsuke Hamaguchi la scrittura è fondamentale per costruire un film su dialoghi ricchissimi come su una caratterizzazione e un’introspezione psicologiche estremamente variegate dei personaggi. Dialoghi di schermaglie tra sessi, o nell’ambito dello stesso genere nel terzo episodio, di manipolazioni reciproche, e tentativi di manipolazione, di alternanza di dominanza e sottomissione, di scambi reciproci di ruoli, in persone che oscillano continuamente tra determinazione e insicurezze dei propri sentimenti. Meiko è una ragazza dotata di grande forza di volontà, che affronta subito il suo ex-ragazzo, che ha meschinamente giocato il ruolo del tradito per presentarsi come con la nuova conquista, e che ora si rivolge a Meiko chiamandola spregiativamente ‘donna’. Ed è vero che lei lo aveva tradito, lo aveva fatto per frustrazione sessuale e curiosità. Lui le dice di non essere trattato come il suo dildo e lei ribatte che i dildo sono molto meglio. L’effimera riconciliazione avverrà con il riconoscimento di lui dell’irrilevanza di quel tradimento. Sarà Meiko con la sua scelta, se rimanere o meno nel bar, a imprimere la svolta finale alla storia. Nao è un personaggio di estrema complessità. Succube del marito che la obbliga a un rapporto sessuale controvoglia, e a prestarsi alla sua vendetta. Ma proprio in quella missione su commissione rivela la sua capacità dominatrice ed è difficile credere che in quel momento stia semplicemente recitando e non voglia davvero sedurre il professore (o meglio provocarlo per farsi sedurre) con cui si crea un’alternanza continua di ruoli. La provocazione fallisce e lei rivela l’inganno. Il dialogo tra i due procede con stimoli reciproci alla stima, e lui esalta la di lei libido in una società ordinata come quella nipponica e le dice di dissociarsi nei momenti in cui quella società vorrebbe misurarla. La svolta si ha quando il professore apprende di essere stato registrato e qui si accende davvero la tensione erotica: lui vuole ricevere quel file audio e lei acconsente a mandarglielo solo se promette di masturbarsi durante l’ascolto e gli chiede garbatamente se possa immaginare quella scena. Lei che è reduce da un rapporto sessuale insignificante con suo marito, arriva ora a un erotismo appagante in quanto intellettuale, mediato dalla letteratura e dalla riproduzione di una lettura, giocato sulla fantasia. Natsuko è una donna lesbica che spera di re-incontrare Mika, con cui ebbe una grande passione in gioventù, l’unico grande amore della sua vita che poi, per convenzioni sociali, si è sposata con un uomo. Aya, scambiata inizialmente per quella donna, è probabilmente un’omosessuale repressa, sposata, conduce una vita matrimoniale che non sembra esaltante e ha dato, forse per compensazione, ai figli dei nomi neutri, sia maschili che femminili, accetta di entrare in quel ruolo. Nel finale del film, tornate sulla scala mobile, le due donne proseguiranno nel gioco di ruolo, moltiplicheranno le varianti del finale, come quelle del primo episodio, ma ora agendole, in una messa in scena interna, dai personaggi stessi. Il professor Segawa ha vinto il Premio Akutagawa, intitolato al grande del primo Novecento, noto universalmente perché da due sue novelle è stato tratto un caposaldo del cinema nipponico quale Rashōmon. Un film che si gioca sul relativismo della proprio come è relativa e labile la realtà dei sentimenti umani raccontati ne Il gioco del destino e della fantasia.

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By Francesca R.
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