VORTEX [SubITA]

Titolo originale: Vortex
Paese di produzione: France
Anno: 2021
Durata: 142 min.
Genere: Molto Drammatico
Regia: Gaspar Noé

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Vortex (2021), un capolavoro intollerabile di Gaspar Noè

Nell’arco di oltre vent’anni di carriera (e solo sei lungometraggi), il nome di Gaspar Noè si è guadagnato una nicchia nella storia del che con il tempo è diventata sempre più importante.

Torna ora a Cannes e Locarno (ma non in concorso) con Vortex, pellicola esistenzialista lasciata nelle mani di un Dario Argento attore-non attore.

Una coppia di anziani trascorre le giornate nel proprio appartamento parigino: l’uomo è un critico cinematografico impegnato a concludere il suo libro Psyche: e sogni, mentre la moglie è una psicologa che sta combattendo contro l’alzheimer.

A interrompere la routine le visite saltuarie del figlio, un ex tossicodipendente che cerca di convincere i genitori a ritirarsi in una casa di riposo. Dentro un appartamento che è un piccolo labirinto, stipato di roba accumulata nel corso di una vita, i due si aggirano come due animali nella loro tana: una casa borghese piena di libri ma dall’aria sordida, pervasa dall’odore dei pasti, dei corpi malati, dei medicinali.

Odore che sembra trapassare anche quello schermo che Noè ha diviso in due, con due camere che seguono gli spostamenti della coppia, che in quel piccolo spazio sembra sempre più distante.

È una scelta stilistica che non fa sconti, accentuando l’aria da filmino girato in casa, ma che poi si rivela coerente: il regista, che è inizialmente una terza presenza, finisce presto per scomparire dentro un film che pare piuttosto ripreso da telecamere di sorveglianza.

Gaspar Noè sembra essersi allontanato dal al quale ci aveva abituati, ma a ben guardare le sue ossessioni sono ancora tutte lì: freddo come un’autopsia, Vortex è di nuovo un film di corpi, ma stavolta al posto del e della ci sono la vecchiaia e le medicine.

Resta un film di corpi anche nel suo carattere performativo, impossibile poi da immaginare con interpreti diversi: da una parte Françoise Lebrun, l’indimenticabile Veronika di La maman et la putain (il capolavoro che Jean Eustache girò nel 1973); dall’altro un imprevedibile e incredibile Dario Argento, in balià dei suoi orrori, dei suoi limiti espressivi e del suo francese, e di una parte che non c’è finchè non c’è anche il film.

Vortex è un film che chiede molto allo spettatore, anche in termini di durata (2 ore e 22 minuti), che ha scene durissime (come quella dell’infarto) e che non concede scampo fino alla fine.

Dalle parti di Lars Von Trier, Vortex è un film tetro e irreversible «dedicato a tutti coloro che muoiono nella testa prima che nel cuore»: il capolavoro intollerabile di Gaspar Noè, prendere o lasciare.

 

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